Politica - Il Centro documentazione e studi cassinati ha espresso amarezza per lo spostamento della stele dedicata alla distruzione della città e ne sollecita il ritorno all’ingresso della Villa comunale. Per il presidente dell'associazione, Gaetano de Angelis-Curtis, il monumento rappresenta un simbolo identitario per l’intera comunità: "la storia è maestra di vita e va rispettata, non rimossa"
"Com'è noto - ricordano dal Cdsc - per otto lunghi mesi la città di Cassino e le aree del Cassinate furono l’epicentro della Seconda guerra mondiale, pagando un tributo altissimo di sangue e distruzione. Cassino venne rasa al suolo il 15 marzo 1944, giornata che segnò una cesura totale nella storia della città".
"Parimenti - aggiungono - è una data che fa da spartiacque: nulla sarà più come prima, niente sarà più come prima. Le nuove generazioni non hanno più cognizione di cosa fosse Cassino e di come fosse la città, così come di altri centri urbani. A parte qualche brandello sopravvissuto (come la struttura muraria della Chiesa di S. Antonio e poco altro) è scomparsa l'anima, l'essenza della Cassino prebellica e né l'una né l'altra sono poi transitate nella nuova città che è stata ricostruita con criteri tanto diversi che si sarebbe potuto pure abbandonare il nome lasciandolo al ricordo del mito come le perdute città romane e preromane scomparse nel corso dei secoli".
"La consapevolezza - proseguono - che quel sacrificio meritasse di essere celebrato degnamente portò nel 1993 all’intitolazione della Villa comunale come “Parco XV marzo 1944, distruzione della città di Cassino”. Nel 2004 il Cdsc realizzò il progetto “La memoria di pietra”, donando nove grandi massi in calcare con lapidi esplicative collocati nei punti più significativi della città. Una di queste stele fu posta proprio all’ingresso della Villa comunale, lungo Corso della Repubblica".
Per oltre vent’anni quella pietra è stata un segno muto ma eloquente, a testimoniare la tragedia e la capacità di rinascita dei cittadini. Di recente, però, è stata rimossa per fare spazio a un’opera d’arte contemporanea. Una scelta che il Cdsc giudica “fuori contesto” rispetto al luogo e al significato del parco stesso.
"Sembra quasi – sottolineano dal Cdsc – che a ottant’anni da quegli eventi si voglia rimuovere un passato ingombrante, da ricordare solo a parole in occasione di cerimonie ufficiali".
Da qui l’appello del Centro documentazione e studi cassinati, che chiede la ricollocazione della stele nel punto originario, come atto di rispetto verso la storia della città, il territorio e i suoi abitanti.
L.P.
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