L'8 marzo, i femminicidi e gli infanticidi

Opinioni - Mi sento colpevole per essere uomo e pur non avendo nemmeno lontanamente pensato di alzare le mani nei confronti di nessuna donna  sento il peso di questa appartenenza. Chiedere scusa per la sola appartenenza alla medesima categoria è il minimo che si possa fare

L'8 marzo, i femminicidi e gli infanticidi
di autore Lello Valente - Pubblicato: 08-03-2024 12:48 - Tempo di lettura 3 minuti

Vivo l’imbarazzo di essere marito e padre e dover  condividere questa condizione con chi ammazza mogli e figli. Non si tratta solo di un disagio nel dover condividere la medesima condizione, non si tratta di pochi squilibrati di mente, non si tratta di casi isolati, sta diventando un’abitudine quotidiana, è qualcosa che la società dovrebbe iniziare a chiedersi come mai.

Viviamo in una società sempre legata all’oggi, al possedere,  dove molti valori non sono più ritenuti tali, ma fino ad oggi nelle società occidentali, nelle democrazie, almeno il valore della  sacralità della vita umana era un valore universalmente riconosciuto   e  tutelato.

Dinanzi ad un padre che ammazza i propri figli penso che si debba riflettere su cosa stia accadendo nella nostra società; dinanzi allo stillicidio quotidiano di uomini che si rendono colpevoli di ammazzare le proprie compagne, non ci si può limitare ad aprire un processo, forse sarebbe necessario qualcosa di più, di capire cosa stia succedendo nella nostra società. Un impazzimento collettivo causato da cosa?

Non mi convincono analisi superficiali e di parte  sul patriarcato, è vero che la stragrande maggioranza dei delitti in famiglia sono commessi da uomini ma anche le donne non si fanno mancare gesti assurdi. Limitarsi ad accusare non serve.

Non è  un problema di rapporti tra uomini e donne, dove le donne in questi anni hanno fatto passi in avanti, giusti e sacrosanti, mentre l’uomo, forse, non li ha saputi accompagnare  e li ha subiti; non mi convincono queste analisi, il problema è della società.

Non solo l’imbarazzo di essere nella stessa condizione di questi uomini, ma anche la paura che nella nostra mente ci possa essere qualche tarlo, qualche cosa che all’improvviso ci faccia impazzire e compiere gesti ingiustificabili.

Su cento delitti quelli con gravi patologie mentali sono una sparutissima minoranza e questo amplifica l’allarme perché nella gran parte dei casi si tratta di persone normali, come tutti noi, e se quella pazzia dovesse improvvisamente impossessarsi di altre persone normali ?

Un delitto non  può trovare mai alcuna giustificazione e mai può essere tollerato in una società civile, ma rendersi colpevole di un delitto verso i propri figli fa dell’accaduto qualcosa di pazzesco, di contronatura, di incomprensibile, si rimane basiti.

Forse la politica dovrebbe ritornare ad un sistema di valori, chiedersi se stiamo andando nella direzione giusta dove la finanza non sempre si coniuga con il popolo, dove la finanza detta le regole alla politica che dovrebbe intervenire a tutela della società, dove il profitto non si coniuga con l’umanità, forse viviamo in una società troppo veloce e troppo on line.

Nel dopo guerra nel nostro Paese si confrontavano due linee di pensiero, da una parte un insieme di valori contenuti nel “Codice di Camaldoli” dall’altra i valori del socialismo e del comunismo. I Costituenti furono bravissimi e riuscirono a far convivere i valori delle due parti; oggi quelle parti non ci sono più e quei valori rimangono solo scritti nella Costituzione ma mancano gli interpreti che non hanno alle spalle né la formazione né la cultura  di quei valori.

La società è sola, la politica non svolge più quel compito che avrebbe dovuto svolgere, essere vicini ai cittadini, la politica di prossimità è stata cancellata dal populismo che ha contagiato tutti, le famiglie sono sempre più sole e non sanno a chi rivolgersi per le cose più elementari , e questo, non giustifica, ma  amplifica la disperazione.

Le esigenze ed i bisogni delle famiglie sono rimasti gli stessi, il posto di lavoro, il trasferimento del figlio o del marito,  il populismo si è impossessato del buon senso e questa attività che veniva svolta dalle sezioni dei partiti è diventata un reato.

Da democristiano, quando ho potuto ho aiutato le famiglie anche di persone che non conoscevo e mai ho chiesto in cambio qualcosa. Quella era la politica per la gente. Oggi c’è la politica per sé,  e basta.

Siamo passati da capisaldi della politica quale il “bene comune” e “l’armonia sociale”, contenuti nel Codice di Camaldoli, al nulla, oggi la politica non ha un orizzonte, si muove alla giornata mancando di un insieme di valori sui quali costruire la società.

Non posso affermare che sia  questa la causa scatenante di tanti femminicidi e infanticidi  ma è un dato di fatto che la politica, quella che decide, quella delle scelte che ricadono sulla pelle dei cittadini e delle famiglie, oggi sia troppo distante dal popolo e questo incide negativamente anche sulle speranze delle famiglie.

Non esiste una ricetta salvifica, almeno io non la vedo, ma porsi il problema di cosa stia turbando la nostra società penso sia un dovere della politica ad ogni livello.

La cura non può essere riservata al singolo, è la società che va curata, sono i valori umani che vanno ristabiliti all’interno di quel concetto di società costruito intorno all’armonia sociale.

Oggi aumenta il disagio, nel giorno della festa delle donne sempre più vittime di una società che non riesce ancora ad esprimere il valore  dell’essere donna. Mi sento colpevole per essere uomo e pur non avendo nemmeno lontanamente pensato di alzare le mani nei confronti di nessuna donna  sento il peso di questa appartenenza .

Chiedere scusa per la sola appartenenza alla medesima categoria è il minimo che si possa fare, nella speranza che la politica si interroghi su cosa stia succedendo nella nostra società.

 

 





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