All'Abbazia di Montecassino il presepe napoletano del ‘700

Cultura - L'evento si terrà sabato 23 dicembre 2023 alle ore 11.00, in uno degli ambienti del Chiostro dell’Archivio

All'Abbazia di Montecassino il presepe napoletano del ‘700
di autore Francesca Messina - Pubblicato: 17-12-2023 09:02 - Tempo di lettura 3 minuti

Sabato 23 dicembre 2023 alle ore 11.00, in uno degli ambienti del Chiostro dell’Archivio, sarà inaugurato un presepe napoletano del ‘700 che rimarrà in mostra permanente presso l’Abbazia di  Montecassino. Trova così definitiva sistemazione la collezione abbaziale di pastori napoletani, in parte risalente ai secoli  XVIII  e XIX e in parte acquisiti nell’immediato dopoguerra dall’allora abate Idelfonso Rea.

Il progetto

La prima fase del progetto, cha ha visto il suo inizio molti mesi fa, ha riguardato prima di ogni cosa il recupero dei personaggi e degli animali della collezione abbaziale. Il restauro è stato curato dal M° Carlo Iacoletti di Napoli, appartenente alla famiglia Catello, uno dei più importanti collezionisti storici di pastori napoletani del ‘700 e nipote dell’Ing. Eugenio Catello che negli anni della ricostruzione collaborò con l’Abate Rea al restauro del patrimonio artistico sopravvissuto ai bombardamenti, e al ripristino di quello irrimediabilmente perso, attraverso nuove acquisizioni nel settore dell’antiquariato. La seconda fase ha riguardato la realizzazione di una struttura adeguata a contenere la scenografia donata a Montecassino dal Prof. Rosario Di Fazio, cultore cassinate di presepe napoletano del ‘700, che ha curato l’allestimento della mostra permanente.

La storia

Ritenuto il presepio per antonomasia, il presepe napoletano nasce e si diffonde a partire dal XVIII sec. nell’allora Regno Delle Due Sicilie sotto la cui giurisdizione ricadevano anche l’Abbazia di Montecassino e la Terra Sancti Benedicti. Erroneamente considerato un presepe storico, il presepe napoletano ci offre in realtà uno spaccato della vita quotidiana che si svolgeva nella capitale del Regno Borbonico nel 1700. Una rappresentazione plastica, sebbene non poco idealizzata secondo i canoni stilistici del tempo, del modo d’inneggiare al Natale da parte della società napoletana di allora. Un presepe moderno del XVIII sec. insomma, che, similmente alle altre espressioni artistiche del tempo, trova la sua ispirazione, nei paesaggi dell’Italia Meridionale settecentesca e soprattutto negli uomini e nelle donne che lo abitavano e che nel presepe sono rappresentati nella loro fisicità, nei loro usi e nei loro costumi. Una fotografia dunque di un tempo e di una società passata che, anche nel presepe napoletano, sono immortalati e preservati per le generazioni future.
Il presepe napoletano, però, è stato soprattutto un  presepe còlto, inteso nel significato più ampio del termine. Ad esso si adoperarono infatti gli artisti più importanti del tempo del calibro di Giuseppe Sammartino, Nicola Somma, Giuseppe de Luca, Giuseppe Picano, Salvatore Franco, i fratelli Vassallo e Bottiglieri, Giuseppe Gori (solo per ricordarne alcuni) che si dedicarono alla realizzazione plastica dei personaggi, degli animali e di tutto ciò che caratterizzava la società che vivevano e che li circondava. Fu accessibile, quindi, ai ceti più ricchi quali l’aristocrazia, la grande borghesia e il clero della società meridionale del tempo. Ma quello napoletano del ‘700 fu un presepe “còlto” principalmente perché la sua lettura non era limitata a quella essenzialmente religiosa legata al Natale.

Quella del presepe, infatti, è ritenuta anche una rappresentazione “profana” della Nascita di Cristo che nel presepe napoletano viene vista anche attraverso ciò che accade “fuori dalle Chiese” e viene ricordata nella sua espressione “laica” (personaggi che suonano, danzano, mangiano, giocano a carte, commerciano, lavorano, elemosinano, che dunque vivono la loro fortunata o sfortunata quotidianità). Capita, quindi, che la stessa Natività, soprattutto nei grandi allestimenti presepiali giunti fino a noi, non desti la stessa curiosità delle altre scene che vi trovano posto e che invece catturano l’attenzione per l’abbondanza di dettagli e la meticolosità con cui sono raffigurati i personaggi, gli animali e le altre suppellettili che le caratterizzano.

La rappresentazione artistica

Il presepe napoletano rimane in ogni caso, pur nelle sue contraddizioni, una rappresentazione artistica della Natività, assimilabile per certi versi alla pittura e per altri alla scultura. Una interpretazione in chiave plastica ispirata comunque al racconto evangelico (anche apocrifo) e che si caratterizza per alcune “scene canoniche” che lo qualificano in quanto tale:

-la scena della Natività che, complice il riscoperto gusto neoclassico degli inizi del XVIII sec. riconducibile agli scavi di Pompei e di Ercolano, è ambientata in un tempio pagano semidistrutto a ricordo del trionfo del Cristianesimo sul paganesimo;
-la scena “dell’annuncio” , comunemente conosciuta come quella della “meraviglia” e rappresentata da un pastore raffigurato nel volgere lo sguardo all’angelo nunziante, che riecheggia quell’umanità che accoglie la venuta del Messia;
-la scena del pastore “dormiente” rappresentata da un pastore raffigurato mentre dorme  e che rimanda ad una umanità distratta, che non accoglie la venuta del Salvatore;
-la scena della “Taverna” che ricorda quell’albergo in cui, secondo la narrazione evangelica, venuto il tempo del parto, non trovarono posto Maria e Giuseppe;
-la scena dei “Magi” rappresentati da tre Re appartenenti a popolazioni diverse e di età differenti, rimandano a quella “universalità” non solo geografica ma anche temporale del disegno salvifico, che si compie con la venuta di Cristo.

Al presepe napoletano sono riservati prestigiosi spazi nei più importanti musei e siti culturali nazionali (Reggia di Caserta, di Napoli e di Capodimonte, Basilica dei SS. Cosma e Damiano di Roma, Museo di Sammartino a Napoli, Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma) ed internazionali (Metropolitan Museum di New York, Museo di Utrech nei Paesi Bassi). Lo stesso Museo Abbaziale di Montecassino ospita alcune Natività del ‘700 di notevole pregio artistico.

La mostra permanente a Montecassino, le parole dell’Abate Luca

In questa ottica, quindi, si comprende il desiderio di avere in Abbazia  una mostra permanente di un prezioso capolavoro settecentesco che offra al visitatore uno spaccato storico e artistico in cui poter apprezzare la maestria degli artisti che -ieri nella realizzazione e oggi nel restauro e nell’allestimento -hanno realizzato una vera e propria opera d’arte. E saranno alcune aule di quello che era il Collegio dell’Abbazia ad ospitare questa struttura permanente:

Quest’anno -  ha ricordato l’Abate Luca - ricorrono gli ottocento anni dalla realizzazione del presepe a Greccio e avendo l’Abbazia una ricca collezione di statue presepiali napoletane del 700 ci è sembrato opportuno valorizzare anche qui a Montecassino questa ricorrenza, provvedendo al restauro e alla realizzazione di una mostra permanente del presepe che si apre proprio nell’imminenza del Natale. Il presepe ci ricollega direttamente alla Terra Santa e ai luoghi che hanno visto la nascita di Gesù, oggi ancora così duramente provati dalla guerra. L’iniziativa diventa pertanto anche motivo per invocare la Pace in quelle terre e ovunque ancora oggi si combatte.”

L’allestimento è stato possibile anche grazie al supporto di alcuni sostenitori che da sempre sono vicini all’Abbazia e hanno immediatamente accolto la proposta della Comunità monastica di far parte di questo progetto. La mostra sarà accessibile dal Chiostro dell’Archivio e sarà visitabile tutti i giorni nell’orario di apertura del monastero, da verificare sul sito web dell’Abbazia www.abbaziamontecassino.it oppure al numero 0776311529.





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