L'isola che non c'è e quella saggezza istintiva smarrita

L'isola che non c'è e quella saggezza istintiva smarrita
di autore Mario Costa - Pubblicato: 02-04-2023 00:00

OPINIONI - Strumentali contrapposizioni, melense polemiche e inopportuni esposti. Per i nipotini degli scialacquatori delle casse pubbliche, il vero obiettivo è quello di bloccare i lavori per la realizzazione del nuovo centro. L'analisi del prof. Mario Costa

di Mario Costa

"Le rivalità politiche, che esistono, non hanno mai pregiudicato l’obiettivo comune. La città di sinistra non ha mai odiato Gabriele Albertini e Letizia Moratti; la città di destra non ha sgambettato Giuliano Pisapia e non sta boicottando Beppe Sala. E’una forma di saggezza istintiva, un atteggiamento di cui Milano deve andare orgogliosa".

E’quanto scrive Beppe Severgnini, brillante editorialista del Corriere della Sera, in una pagina del suo ultimo libro dal titolo “Neoitaliani”, una sorta di manifesto nel quale sono contenuti 50 motivi per essere italiani. Un modo insolito e brillante per spiegare chi siamo, e capire chi potremmo essere. Il suo racconto – divertente, commovente, stimolante – ha l’ambizioso obiettivo di convincere che i “neoitaliani” sono pronti a fare cose nuove.

Speriamo che Severgnini abbia visto giusto riguardo a quest’ultima cosa. Intendendo per cose nuove anche cose migliori. In particolare, volendo noi restare nel nostro “cortile”, la speranza è che i “Neoitaliani” (in primis i più stagionati) di questa città martire, a vario titolo immersi nell’agone politico, si facciano guidare da quella richiamata “saggezza istintiva” presente in ciascuno di noi, pur se in dosi differenziate, e si mostrino “pronti a fare cose nuove” (e migliori). Vale a dire ad essere persone politicamente responsabili e, di conseguenza, in grado di assumere, rispetto all’ “obiettivo comune”, un atteggiamento di cui anche Cassino, così come Milano, potrà un giorno andare orgogliosa.

Utopia? Forse. Ma, al punto verso cui è giunto l’inasprimento, se non proprio l’imbarbarimento, dei rapporti politici (e finanche personali in qualche caso) è quella la via obbligata da imboccare. Naturalmente se si ama questa città e ci si vuole impegnare per la sua crescita civile e democratica, prima ancora che economica, osiamo dire.

Alcuni mortificanti momenti dell’ultimo consiglio comunale, sui quali è bene stendere un velo pietoso nella fiduciosa speranza che non abbiano a ripetersi, ha segnato, per quel che si ricorda, forse il punto più basso in questa civile città. Eppure, seminare sfiducia, come sembra sia l’obiettivo di taluni, non porta consensi perché non è mai cosa buona. Non lo è neppure per sé stessi, oltre, ovviamente, che per la comunità amministrata.

In una città non contano solo i progetti, l’aspetto, i servizi ai cittadini. Conta l’umore più dei servizi stessi. Se prevale la sfiducia, non l’ottimismo, una città si ferma. Cassino ha invece bisogno di andare avanti, anche con il progetto di riqualificazione del suo centro cittadino. Superati gli immancabili problemi, dovrà darsi anch’essa, come tutte le città che si rispettino, “l’isola che non c’è”; nonché proseguire lungo il cammino amministrativo intrapreso quattro anni fa, potendo contare sull’onestà e sulla capacità di fare. Così come è stato sinora. Non invece di strumentali contrapposizioni, di melense polemiche, di inopportuni esposti. Con il vero obiettivo di bloccare (anche se ciò i nipotini di ben noti “campioni”, scialacquatori delle casse pubbliche, lo negano pure) ciò di cui la città ha bisogno.

Quanto mai urgente, dunque, il ritrovare quella “saggezza istintiva” smarrita.





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