"Vorrei che non si morisse più di lavoro e lavorare in cambio di 800 euro mensili"

"Vorrei che non si morisse più di lavoro e lavorare in cambio di 800 euro mensili"
di autore Redazione - Pubblicato: 01-04-2023 00:00

OPINIONI - Ci scrive un operaio dello stabilimento Fca Cassino Plant che dopo quasi 43 ani sulle linee si appresta a lasciare la fabbrica: "Negli anni siamo stati trascinati in fondo alla classifica europea dei lavoratori; se in Europa andiamo a cercare lavoratori mal pagati e con poche prospettive sul futuro non abbiamo rivali"

di Giuseppe Giovanni Codino

È iniziato questo nuovo anno con un accordo sindacale per altre 300 uscite anticipate entro dicembre 2023. Dopo 42 anni e 10 mesi complessivi, di cui gli ultimi 33 anni 5 mesi e 22 giorni come dipendente Stellantis Cassino, terminerò questa lunga esperienza lavorativa. Sono passato attraverso le forche del rischio amianto, dei lavoratori precoci, usuranti, di quota 100,101,102,103.

Ho attraversato meccanismi di calcolo frutto delle fantasie di “esperti” politici con avvallo sindacale che sul lavoro in fabbrica, fonderia, edilizia, cava, miniera o galleria, lavori notturni, sanità non hanno le idee chiare su cosa significa svolgere per decenni un lavoro usurante. Avrei avuto la possibilità di andare via un paio di anni fa ma non me lo potevo permettere, avrei perso quasi 100€ al mese di pensione che possono sembrare pochi, ma per un semplice operaio ogni euro dà il suo contributo per arrivare a fine mese.

 Negli anni siamo stati trascinati in fondo alla classifica europea dei lavoratori; se in Europa andiamo a cercare lavoratori mal pagati e con poche prospettive sul futuro non abbiamo rivali.

Sono stanco per affrontare i turni in fabbrica, non riesco più a recuperare, dormo pochissimo con la tensione e preoccupazione di quello che succederà durante il lavoro. Ritmi esasperati, pause quasi inesistenti, la scarsa considerazione del singolo lavoratore diventato un peso, non è l’eccezione ma la regola in ogni settore.

I lavoratori diventano numeri in esubero da eliminare cercando con ogni mezzo a convincerli di trovarsi un’altra occupazione. In alternativa cassa integrazione o demansionamento, è successo non solo a Cassino ma anche in altri stabilimenti Stellantis, è la politica del massimo profitto che ha trascinato l’utile netto del 2022 a 16,8 miliardi di euro in aumento del 26%, considerato l’utile operativo arrivato a 23,3 miliardi di euro e superiore all’obbiettivo previsto. Traduzione: più dividenti agli azionisti, mentre gli operai non hanno neanche recuperato il tasso di inflazione e l’adeguamento del salario ai colleghi europei, anche se siamo sul podio come nazione industrializzata. Traduzione: meno soldi per mantenere la famiglia.

Da gennaio 2023 con il nuovo contratto specifico Stellantis abbiamo avuto un aumento lordo sui minimi salariali di 119 € mensili pari al 6,5% grazie all’impegno (così vantato) dalle sigle sindacali più rappresentative, che permetteranno con tantum e bonus ai lavoratori di coprire una parte degli aumenti che si sono registrati in questi ultimi mesi, lasciando però il potere di acquisto invariato. Questi importi variano a seconda dei paesi con sostanziali differenze tra un lavoratore italiano, americano, tedesco, francese dove i nostri “cugini” hanno percepito più del doppio, cifre che dipendono anche dai regimi fiscali dei vari paesi.

Con la torchiatura fiscale italiana dovrebbe avvenire il contrario, se invece la differenza è legata alla capacità di contrattazione del sindacato allora ha un senso, visto che nel consiglio di amministrazione non c’è alcun rappresentante dei sindacati italiani al contrario dei francesi che il loro lavoro lo fanno meglio dei nostri labor unions visti il risultati negli ultimi decenni.

Mentre il nuovo governo seguendo il trend degli ultimi anni, in deroga alla Costituzione Italiana ha definito la sua linea politica abbassando le tasse ai ricchi scaricando le minori entrate sui redditi più bassi.

 Forse è questo il motivo che alle ultime elezioni regionali nel Lazio il 63% degli elettori non è andato a votare? In Francia per la riforma delle pensioni con la proposta di portare l’età pensionabile dagli attuali 62 anni a 64 il paese intero da settimane si sta mobilitando con milioni di cittadini e scioperi in ogni settore.

In Germania è stato appena indetto uno sciopero generale di 24 ore (poi si vedrà) per aumentare gli stipendi nel settore trasporti proposti dal sindacato EGV  di 650€ mensili, mentre i metalmeccanici di IGV  recentemente hanno ottenuto un aumento del 8,5%  su base permanente che porterà nelle tasche dei lavoratori secondo il sindacato 7.000 € in più nell’arco di 2 anni.

Un’altra considerazione di “nessuna importanza” la  pensione minima francese è di 1.000 €, nel paese del sole e della cultura 500. 

Al Word Economic Forum 2023 il primo ministro spagnolo Pedro Sàncez ha dichiarato: “ Il sistema non è giusto, è arrivato il momento di cambiarlo, i nostri cittadini stanno perdendo potere d’acquisto. Stanno lottando per avere un lavoro dignitoso, fornire una adeguata educazione ai figli, per molti è impossibile avere una pensione dignitosa.  Intanto il numero dei miliardari continua a crescere e le multinazionali aumentano i loro guadagni.

Come possiamo chiedere ai nostri  cittadini di sopportare ancora l’inflazione quando le grandi aziende non pagano le tasse? Lo chiedo a voi Global Elite di aiutarci a cambiare la situazione.” In Europa qualcosa si sta muovendo, mentre in Italia quando hanno portato l’età pensionabile a 67 anni è stato organizzato uno sciopero di ….. 4 ore.

Non è cambiato nulla neanche con esodati, art.18, Job Acts e libero licenziamento. Se la classe operaia italiana, i ceti popolari e medi vogliono sopravvivere e farsi rispettare possono farlo solo cambiando i vertici politici e sindacali che non tutelano cittadini e lavoratori.

Oggi in ogni settore non servono persone che pensano, che ragionano autonomamente; stiamo andando verso un condizionamento di massa per annullare ogni protesta isolando i diversi.  Esseri trasformati nel nome di maggiore flessibilità, produttività, disponibilità in merce da comprare, vendere, isolare e abbandonare quando non produce più l’utile stabilito.

Vorrei uno Stato che proponga soluzioni concrete a chi non ha lavoro, a chi è precario, a chi non è tutelato nonostante 900 “contratti di lavoro”, a chi non ha un salario minimo.

Vorrei uno Stato che tuteli i propri cittadini sul lavoro, sanità, servizi, permettendo di vivere in maniera dignitosa.

Vorrei esistesse la legge sul salario minimo come previsto dalla direttiva europea considerato uno strumento contro la povertà e le diseguaglianze  economiche, già contemplato in 21 paesi dell’UE

Vorrei un Parlamento pulito senza imputati,condannati o indagati, vorrei che chi è stato condannato per mafia in maniera definitiva non percepisse 9.000 € di vitalizio stando in carcere.

 Vorrei che l’Italia non fosse trai paesi più corrotti dell’Europa e del mondo.

Vorrei che non si morisse più di lavoro e per lavoro in cambio di 800 € mensili.

Vorrei cambiasse il sistema attuale, si ascoltasse il singolo lavoratore con l’esperienza maturata in anni non solo in fabbrica e profondo conoscitore di ogni problematica presente nella sua postazione di lavoro, si potrebbero evitare infortuni anche mortali invece di inseguire il massimo del guadagno al minore costo.

Vorrei che i pensieri e le parole scritte nei pochi articoli che ho pubblicato possano far riflettere e far conoscere esattamente la realtà lavorativa come viene vissuta in ogni realtà produttiva e di servizi, tra ritmi frenetici e mancanza di rispetto.

La dignità di una persona ha un valore fondamentale..

Vorrei una maggiore attenzione sui rischi e condizioni di lavoro che affrontano ogni giorno i miei colleghi come segnalato più volte da altri operai degli stabilimenti di Pomigliano, Melfi, Sevel, Mirafiori in diversi articoli. Il posto di lavoro non deve essere incentivo di infortunio o di morte, ed è successo più di una volta anche in questo stabilimento.  Vorrei non esistessero retribuzioni sotto la soglia di povertà.

Sarei felice che sia servito a qualcosa essere l’unico, o uno dei pochi a non avere ricevuto nessun incentivo in questa ultima (per il momento) ondata di 300 “esuli” per andare via, a causa di quello che scrivo descrivendo l’evoluzione vissuta in ambito lavorativo , e di questo ne sono convinto. Se iniziasse un cambiamento oggi necessario per la dignità e il rispetto di tutti i lavoratori sarebbe un grande passo in avanti.

Se il ragionamento è quello che non servono persone, non servono operai che alzano la mano, che esistono, che protestano, che pongono problemi da risolvere. Quello che ho sempre esposto non sono da considerare analisi e appunti critici ma soltanto spunti di riflessione. Sarei felice che migliorassero le condizioni di lavoro e di sicurezza, meno infortuni (697.773), meno morti ( 1.090) nel 2022.

Non investire nella sicurezza nei luoghi di lavoro è tra le cause dell’aumento degli infortuni, e soltanto pochi giorni fa il Papa a dirigenti e personale INAIL  (ma valido anche per azionisti, imprenditori, direttori di stabilimento, dirigenti, amministratori delegati), ricorda come la vita e la salute non hanno prezzo. Non possono essere scambiabili con “qualche soldo in più o con l’interesse individuale di qualcuno”. La cultura dello scarto porta alla tendenza di colpevolizzare le vittime, vali solo se produci, a riflettere “sul senso del lavoro”, e sulla importanza della cura per la qualità del lavoro. È importante fare in modo che siano rispettate le normative esistenti, non possono mai essere viste come un peso o un fardello inutile, quando si degrada il lavoro si impoverisce la democrazia. Siamo solo noi gli artefici del nostro destino, siamo noi che dobbiamo dire basta come lavoratori e come cittadini, serve un cambiamento adesso. E se bisogna esporsi con nome e cognome ed essere penalizzati non importa, l’ho fatto esercitando la libertà di manifestare il mio pensiero.

*cittadino italiano e operaio quasi metalmeccanico con contratto CCSL dello stabilimento Stellantis di Cassino





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