Salera affossato da Demos e Di Rollo, inutile girarci intorno

Salera affossato da Demos e Di Rollo, inutile girarci intorno
di autore Mario Costa - Pubblicato: 21-12-2022 00:00

OPINIONI - L'analisi del voto del prof. Mario Costa dopo le Provinciali di domenica: "I vertici provinciali del Pd sono portatori di una politica discutibile che, risultati elettorali alla mano, non sta certo facendo bene al Pd e al centrosinistra. Domenica sera abbiamo assistito in diretta su Teleuniverso a scene di puro delirio, assai stridente con il clima generale del Paese, che richiederebbe un minimo di sobrietà"

di Mario Costa*

Senza guardare a quel che doveva arrivare dagli altrui “orti” e non è arrivato, cifre alla mano, “la disfatta di Salera” (come a qualcuno è piaciuto definire il risultato dell’elezione del presidente della Provincia di domenica scorsa) paradossalmente è stata determinata da tre consiglieri della sua squadra. Ce l’hanno detto e ce lo ripetono i numeri con incontestabile precisione. Agli addetti ai lavori, è stata cosa chiara da subito. E’ opportuno però che, chiara, lo sia anche ai cittadini comuni. Se non altro per la necessaria quanto utile trasparenza circa le scelte dei singoli da loro eletti e per la valutazione che devono darne. Perciò mai come nel nostro caso vale il sempre attuale “repetita iuvant”, “le cose ripetute aiutano”. A capire.

Quindi, al fine di fugare ogni possibile ulteriore dubbio interpretativo su quel risultato, si ricorda che il voto “ponderato” di un consigliere del Comune di Cassino conta 287. Moltiplicando per tre fa 861. Bene! A Luca Di Stefano sono andati 33.450 voti ponderati, a Luigi Germani 32.224: una
differenza di soli 1.226 voti. Se si vanno a togliere gli 861 voti ponderati (tanto fa la somma dei tre elettori) dati al vincitore e si trasferiscono a Germani, sostenuto da Salera, avremo per il primo 32.589 voti, per il secondo arrivato 33.085. Il risultato avrebbe capovolto le due posizioni finali.
Quindi, senza girarci troppo attorno, perché sia chiaro a tutti, i voti ponderati di Barbara Di Rollo, Alessandra Umbaldo e Bruno Galasso hanno determinato la vittoria di Di Stefano e la cosiddetta “disfatta” di Salera.

Lo hanno fatto in piena, legittima, democratica libertà, con motivazioni (ci riferiamo a quelle ufficiali date in momenti diversi), discutibili ma da rispettare. La libertà individuale nella scelta elettorale è infatti un principio di civiltà da difendere sempre e comunque. Così come lo è la libertà di giudizio, anche se severamente critica, di ciascuno. “Ora pensiamo alle elezioni del 2024”, ha detto la Di Rollo, quasi a voler sollecitare gli altri della squadra a non dare troppo peso al risultato provinciale. Come se domenica si fosse votato solo per eleggere il presidente di questa provincia e non anche per ridimensionare da qui, dal Cassinate in primis, l’egemonia di un vertice provinciale particolarmente permeabile agli avversari dell’amministrazione di questa città, se non proprio ostile ad essa; un vertice portatore di una politica discutibile che, risultati elettorali alla mano, non sta certo facendo bene al Pd e al centrosinistra.

Se, come par di capire, bisogna far finta di nulla rispetto alla vanificazione di una battaglia doverosa per imprimere un cambio di rotta politica necessario, attiene ora alla competenza e alla facoltà del sindaco. Una valutazione che certamente, tenendo presente l’interesse primario della nostra comunità, saprà fare con intelligenza e con serenità. Sapendo anche individuare, ove ci sia stato, qualche proprio errore da non ripetere. Ciò detto, rimane da richiamare, purtroppo, lo sconcerto, all’annuncio del risultato, davanti alle urla da selvaggi, alle scene di isteria, come a quelle di giubilo sfrenato, tipico degli ultras fuori di senno delle curve negli stadi, da parte dei supporter di Di Stefano.

Liberati essi dalla paura della sconfitta, abbiamo assistito in diretta su Teleuniverso a scene di puro delirio, peraltro in una sede istituzionale dove dovrebbe essere sempre d’obbligo un certo contegno. Una scena penosa, assai stridente con il clima generale del Paese, e del Pd in particolare, che richiederebbe un minimo di sobrietà. Hanno dato, ed è arrivata limpida nelle case, l’immagine inquietante di politici morbosamente attaccati al potere, assai lontani da una politica come missione e passione, come servizio per la comunità.

Come pure inquietante quella pletora di questuanti ruotante attorno al gruppo egemone, a caccia di presidenze, di posti nei consigli di amministrazione, di incarichi professionali, di consulenze e via discorrendo. Insomma la triste immagine della caduta verticale di una politica che dà l’immagine di lontananza da ogni tensione ideale e morale, quasi fosse ridotta a vili mercanteggiamenti, a professione e gestione di potere, di poltrone, di denaro.

*Già vicesindaco di Cassino





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