Vittorelli, quell'invito inopportuno e le critiche degli "amichetti"

Vittorelli, quell'invito inopportuno e le critiche degli "amichetti"
di autore Mario Costa - Pubblicato: 30-10-2021 12:00

OPINIONI - La riflessione del prof. Mario Costa a margine della visita dell'ex abate di Montecassino

E’ pressoché impossibile che succeda ad un banchetto nuziale dei nostri giorni, perché i posti degli invitati alla mensa degli sposi vengono catalogati con puntualità certosina, rigorosamente assegnati. Anche se quella dell’assegnazione dei posti a tavola è una faticosa operazione che volentieri chiunque scanserebbe.

Una volta però, quando erano d’uso le tavolate e non ci si curava di predisporre in via preventiva i posti che gli invitati occupavano così come capitava, al momento, più di qualche volta è successo che qualcuno, di buon appetito, tipo disinvolto e, invero, dotato anche di una bella faccia tosta, si intrufolasse lì, nella compagnia, a pasteggiare a sbafo, tranquillamente. Tanto i genitori della sposa, se si chiedevano di quella presenza, erano portati a pensare fosse un invitato della parte dello sposo di non loro conoscenza, e viceversa.

Bene. A un tal tipo di “portoghese” (così venivano e vengono tutt’ora chiamati quelli che si intrufolano dove non dovrebbero) ci ha fatto subito pensare l’inaspettato arrivo al Comune di Pietro Vittorelli, in occasione della cerimonia per l’anniversario della cittadinanza onoraria conferita a Papa Giovanni Paolo II. Quando l’ex non rimpianto abate di Montecassino, con tanto di abito monastico, zucchetto e croce pastorale, con singolare disinvoltura ha fatto il suo ingresso nella stanza del Sindaco, ad Enzo Salera, improvvisamente diventato scuro in volto, sono di colpo mancate le parole per proseguire la cordiale conversazione con il cardinale Giovanni Battista Re, seduto al suo fianco sul divano.

Una fucilata, pur’anche caricata a pallettoni, non gli avrebbe fatto un effetto peggiore di quella presenza. E’ stato il cardinale a rompere l’assordante silenzio e a mitigare l’imbarazzo diffuso. “Oooh! – ha esclamato l’alto prelato - Un abate con la barba! Non sapevo che anche gli abati portassero la barba!”.

Che si poteva fare a quel punto se non, come si dice, “buon viso a cattivo gioco?”. Così come ha fatto lo stesso cardinale Re, riprendendo la conversazione con diplomatica disinvoltura. Disinvoltura solo apparente però. Quindi lo spostamento giù, all’ingresso del palazzo comunale, per lo scoprimento e la benedizione della targa marmorea e subito dopo dritti al teatro Manzoni nel rispetto del programma.

Come da facile previsione, per quella inopportuna presenza, puntuali sono arrivate le bordate (invero, mai così giustificate come nell’occasione) dei soliti noti. Molti dei quali supporter elettorali di alcuni di quegli amichetti i quali  di tanto in tanto salivano al Sacro Monte. Non tanto per pregare quanto per sostare in allegria su all’Abbazia prima che la Chiesa, nella sua infinita saggezza, opportunamente non li allontanasse da quel luogo. Per mandarvi in via provvisoria prima l’amministratore apostolico don Augusto Ricci e poi l’attuale abate, Dom Donato Ogliari, a recuperare il compromesso millenario prestigio, in forza della sua cultura, rettitudine e delle elevate, non comuni capacità relazionali.

Le bordate di molti (ci riferiamo anche a quelli indignati ma in buona fede) sono però partite verso il bersaglio sbagliato. Vale a dire verso il Sindaco, vittima inconsapevole, al pari del cardinale Re, che ingenuamente sperava anche fosse possibile non far circolare le foto che lo ritraevano con Vittorelli.

Quella presenza dunque non figurava nell’elenco degli invitati fatto partire dal Comune e pertanto non doveva esserci. L’effetto, così come si poteva prevedere, è stato dirompente: una cerimonia così prestigiosa per la Città è stata oscurata dalla polemica per la presenza, inopportuna e non gradita, di un discusso ex abate. Purtroppo.

Che però non può essere equiparato, l’ex abate, ad un “portoghese” perché, non si è intrufolato, ma è arrivato invitato da qualcuno. Il quale qualcuno, se non lo avesse fatto, sarebbe stato meglio. Anche per lo stesso ex abate Pietro Vittorelli.

 Post scriptum.  La trattazione di tale argomento è stata dettata dalla sola necessità di tentare di raddrizzare una distorta piega che ha assunto la narrazione della vicenda. Ne avremmo fatto volentieri a meno trattandosi di evidenziare la scomoda presenza ad una manifestazione di un ex potente. Una categoria che è bene bastonare quando i suoi esponenti sono in auge, non quando cadono in disgrazia.





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