Ora e subito, si impone al Pd una radicale inversione di rotta di una linea politica suicida

Ora e subito, si impone al Pd una radicale inversione di rotta di una linea politica suicida
di autore Mario Costa - Pubblicato: 15-10-2021 00:00

OPINIONI - Mario Costa analizza il risultato delle amministrative e le scelte del suo partito da alcuni anni a questa parte. Il monito: "Nei grandi partiti che funzionavano, in primis il Pci e la Dc, ma anche negli altri partiti storici, all’indomani di qualche sonora sconfitta si analizzava severamente il risultato, non è che ciascuno permaneva nello stesso posto, con lo stesso ruolo, tranquillamente. Magari a riproporre la stessa perdente linea politica"



L'analisi di Mario Costa

di Mario Costa

Lunedì pomeriggio, a conclusione dei ballottaggi, vedremo se nel nostro “Bel Paese” il risultato elettorale confermerà il cambiamento del “soffio del vento” (per dirla con Pierluigi Bersani) non più a favore del centrodestra ma nella direzione opposta. (Pare si sia, finalmente, riscoperto che c’è un centrodestra e c’è un centrosinistra, e che, al di là del permanente stato confusionale di taluni, non sono più o meno la stessa cosa. Era ora!).

Nella nostra provincia i Comuni dove si va al ballottaggio sono Alatri e Sora. Sul primo, dove dopo dieci anni di amministrazione a guida Pd siamo stati messi totalmente fuori gioco, è opportuno, almeno per ora, stendere un velo pietoso. Rimane Sora. Ma anche qui, senza nasconderci nulla, comunque vada, il Pd perderà. Anzi ha già perso, chiunque sia il vincitore. Diviso al suo interno, è entrato in entrambe le coalizioni. Il partito sorano, con l’avallo del provinciale, sostiene Luca Di Stefano, fino al Novembre scorso capogruppo della Lega, nelle cui file è stato eletto finanche un esponente di Forza Nuova. Altri del partito si sono invece posizionati sul versante opposto, a sostegno di una esponente centrista, qual è Eugenia Tersigni. Comunque, in entrambi gli schieramenti, il Pd sta in posizione gregaria, marginale, da dove potrà incidere poco.

“Capolavori” simili sono stati preceduti lo scorso anno a Ceccano, dove si andò a sostenere un sindaco di Fratelli d’Italia, e a Pontecorvo uno di Forza Italia, transitato di recente nella Lega salviniana.

Antonio Pompeo, il presidente dell’amministrazione provinciale, ai colleghi dirigenti del Pd, tra cui è uno degli esponenti di primo piano, all’indomani del disastroso risultato del primo turno, ha pubblicamente detto: “Abbiamo perso tutti”. Infatti in questa nostra provincia, a differenza del segnale nazionale, il “vento” ha continuato ancora a soffiare in senso contrario al centrosinistra. “Abbiamo perso tutti”.

Bene, anzi male! E allora che si fa? Si continua così come sinora, in tranquilla attesa della prossima batosta? O non è il caso di rimettere in discussione qualcosa? Di cercare di capire dove si sta sbagliando e cosa c’è da cambiare? Nei grandi partiti che funzionavano, in primis il Pci e la Dc, ma anche negli altri partiti storici, all’indomani di qualche sonora sconfitta si analizzava severamente il risultato, si discuteva, si prendevano decisioni, si faceva un salutare rinnovamento ove necessario. Non è che ciascuno permaneva nello stesso posto, con lo stesso ruolo, tranquillamente. Magari a riproporre la stessa perdente linea politica.

Tornando a noi, fatta eccezione per Ferentino e Cassino, una certa linea politica ha cancellato il centrosinistra dal governo dei medi centri della provincia. Nella città Martire si sarebbe fatta la stessa fine di Alatri, Ceccano, Pontecorvo, di Sora oggi, già una decina d’anni fa, nel 2011, quando accordi della federazione provinciale per il sostegno ad una candidata del centrodestra, costrinsero un gruppo di vecchi militanti, tra i quali chi scrive, a disattendere, dopo anni di disciplinata militanza, la direttiva del Partito. Con quale credibilità si poteva andare dal nostro elettorato a chiedere voti per chi avevamo avversato da sempre? L’appoggio a Peppino Petrarcone portò alla vittoria il raggruppamento che vide insieme una parte del centrosinistra e forze civiche, con il Pd ufficiale malinconicamente schierato sull’altro versante.

Una stessa “forzatura” fatta sulla base di logiche politiche elettorali sbagliate si stava operando nell’ultima tornata delle comunali che ha portato alla elezione di Enzo Salera a sindaco di Cassino. Anche qui per carità di patria sorvoliamo sui giochi di chi, non avendo digerito il risultato delle primarie, “giocava” in maniera maldestra a far perdere il candidato del partito.

Ma è acqua passata e chi ha vinto sa guardare avanti con il peso della responsabilità di amministrare una città importante in una situazione particolarmente difficile in un Comune in dissesto finanziario. Nella consapevolezza i consensi suoi e della sua squadra cresceranno ogni giorno se continuerà ad amministrare con competenza e serietà (così come sta cercando di fare), e che sarebbero un bel guaio se diventasse (anzi se solo apparisse agli occhi dei suoi cittadini) il vassallo, non il dignitoso interlocutore alla pari, di questo o di quell’esponente del Pd dei quartieri alti.

Qui dunque, ora e subito, si impone al Pd una radicale inversione di rotta di una linea politica suicida. Molto, forse troppo attenta agli accordi per posti da spartire negli enti di secondo livello, meno, molto meno attenta invece alla vita dei circoli del territorio provinciale. Bisognerà cominciare con il mettere mano alla seria ricostruzione di un partito che in alcune realtà territoriali si sta letteralmente squagliando.

Ciò è possibile se chi lodevolmente aspira a ricoprire cariche lo faccia sapendo che c’è da “galoppare”, da lavorare sodo per recuperare il necessario rapporto con la gente; che l’essere segretario del partito o far parte di un direttivo non serve come ipotetico titolo onorifico. Ma bisogna darsi da fare nell’interpretare una politica al servizio di chi più ha bisogno; a che si intrattenga un rapporto rispettoso, di confronto dialettico, ma non di dipendenza o di sudditanza con chi nel partito riveste ruoli di comando a livelli più alti.

E chi di dovere cambi registro, che si usi un po’ più il “noi” e molto meno l’ “io”, si pensi un po’ meno a se stessi e alla propria carriera, un po’ più agli interessi e al destino di una forza politica punto di riferimento di chi guarda all’affermazione di valori progressisti e democratici. E, infine, pensi un po’ più a chi crede che destra e sinistra non siano affatto la stessa cosa, né che la politica debba per forza stare lontana da tensioni ideali e morali per ridursi, alla fin fine, a vili mercanteggiamenti.

Post scriptum: Quanto sopra doverosamente scritto forse, anzi molto probabilmente, non servirà a nulla. Se non a buscarci a buon mercato l’infastidita reazione o la silenziosa (nel migliore dei casi) mandata a quel paese da parte di chi è aduso a fare e disfare con presuntuoso convincimento di capirci più di altri e di non avere bisogno di tendere l’orecchio a quella base sempre più insofferente e sempre meno numerosa, così come gli elettori, purtroppo, ad ogni scadenza elettorale. Né, in fondo in fondo, credono ci sia bisogno urgente di mettere mano alla seria ricostruzione nella nostra provincia di un partito di cui c’è bisogno, ma che in alcune realtà territoriali sta scomparendo come forza organizzata.





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