No, non è una questione di soldi. Basta con la rottamazione, la ruspa e il vaffa!

No, non è una questione di soldi. Basta con la rottamazione, la ruspa e il vaffa!
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 18-09-2020 00:00

OPINIONI - Il Parlamento, che è l'espressione più alta della democrazia, visto solo come una spesa da ridurre. Il M5S che continua a parlare alla pancia del Paese e pronto a esultare in piazza con mega forbici. L'imbarazzo del Pd che annuncia il suo Sì a due settimane dal voto. Fannulloni e assenteisti che non scompariranno. Diciamo No a questa riforma

La vignetta di Mauro Biani su L'Espresso del 28 giugno

di Alberto Simone

Plurale, ma non neutrale. Sin dall’esordio abbiamo messo in chiaro ai lettori che LeggoCassino.it sarebbe stato un giornale con una chiara identità. Non un mero raccoglitore di comunicati stampa dove ostentare una illusoria neutralità. (LEGGI QUI: I fatti, le opinioni e il territorio Nasce un nuovo giornale). Mantenendo fede alla pluralità, in soli dieci giorni ci prendiamo il merito di aver stimolato la campagna referendaria mettendo a confronto le ragioni del Sì e quelle del No. Ci siamo incuneati nelle divisioni del Pd e del centrosinistra dove tanti militanti della base non seguono le indicazioni del partito e si oppongono con forza. Tra questi anche il sindaco di Cassino Enzo Salera ed altri sindaci del territorio. (LEGGI QUI: Salera vota No al referendum. E LEGGI ANCHE: Ecco come voteranno i sindaci del Cassinate e della Valle dei Santi). Abbiamo ospitato la lettera dell’avvocato Giuseppe Martini del M5S (LEGGI QUI: Tre buoni motivi per votare Sì) che ha spiegato le ragioni del Sì: crediamo di aver tenuto fede, in questo primo importante appuntamento politico, alla mission che ci siamo dati. Essere cioè un giornale plurale.

Al contempo vogliamo onorare anche quello che è il nostro imperativo: i fatti divisi dalle opinioni. E in merito al referendum costituzionale diciamo con determinazione che non intendiamo partecipare al qualunquismo del banchetto anti-casta. E neanche fare il populismo al contrario di cui molti attivisti del No si sono fatti portavoce: ovvero che con 345 parlamentari in meno il risparmio sarebbe irrisorio. Non è solo una questione di soldi. Quando si arriva a parlare del Parlamento italiano solo ed esclusivamente in termini economici è già una sconfitta. E probabilmente abbiamo già perso tutti, ancor prima di attendere l’esito delle urne di lunedì pomeriggio. 

Lo ha detto, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la senatrice a vita Liliana Segre. Oggi dalle colonne di Repubblica ha evidenziato: «Il Parlamento è l’espressione più alta della democrazia. Quindi sentir parlare di questa istituzione che fa parte della mia religione civile come se tutto si riducesse a costi e poltrone, è qualcosa che proprio non mi appartiene». 

E allora gli assenteisti, i fannulloni, i furbetti del bonus-Covid? I privilegiati che si battono come leoni per i vitalizi ma le stesse energie non le impiegano per legiferare su argomenti importanti? Negare che il fenomeno esista significa negare la realtà. Allo stesso tempo il teorema secondo cui tagliare un terzo dei parlamentari significhi eliminare i fannulloni e gli incapaci è una balla colossale. Diminuiranno in maniera proporzionale, forse. Ma in maniera proporzionale diminuiranno anche quelli bravi e quelli capaci. 

Questa riforma ha solo il sapore di uno spot elettorale e nulla più. Che mette a nudo le debolezze dei maggiori partiti di Governo: la ricerca del consenso facile da parte del M5S che preferisce parlare sempre alla pancia del Paese con un qualunquismo di una banalità imbarazzante. Dall’altra il Pd che per la paura di perdere quegli scranni subito, decide di tagliarli in futuro. E con la coda tra le gambe a soli 15 giorni prima del voto (una volta a sinistra le campagne referendarie erano una cosa seria) sponsorizza il Sì al Referendum.

Del resto tanti nel Pd avevano sostenuto nel 2016 un’altra riforma Costituzionale: quella di Matteo Renzi, l’uomo della rottamazione. Poi rottamato dalla ruspa di Salvini e dal Vaffa del M5S. Oggi, non a caso, tutti uniti nel sostenere il Sì al Referendum. Anche per questo diciamo di No!

P. S. L’avvocato Martini nella sua lettera in cui spiegava i motivi del Sì mi domandava:«Il referendum è confermativo di una legge costituzionale votata dalla maggioranza qualificata, in una camera, e dalla maggioranza, nell’altra camera, dei deputati e senatori italiani? Possibile che nessuno di loro ha la dovuta esperienza auspicata da Salera? Forse per giustificare il suo legittimo NO dovrebbe entrare, anche lui, nel merito delle modifiche. Non crede anche lei?» 

Ha ragione avvocato, bisogna discutere del merito. Ma è innegabile che, politicamente parlando, questa è la riforma del M5S. Che sarà l’unico partito che all’esito della probabile vittoria potrà veramente esultare. Perchè è riuscito, con abilità, a far approvare la legge a larga maggioranza. Gli altri, francamente, avranno ben poco da esultare. Perchè senza il M5S questa legge non avrebbe mai visto la luce e prima la Lega, poi il Pd, l’hanno votata (e la stanno votando) solo per sopravvivenza: non è un caso che nella base di destra e di sinistra i No sono maggioritari. E dopo le forbici verrà il tempo di ricucire.





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