ELEZIONI - Il fronte del No si fa sempre più ampio: si è costituito il comitato. L'assessore Maccaro spiega le ragioni del suo voto contrario: «Non se ne può più di questa deriva populista, demagogica e autoritaria guidata dalla Lega e dal M5S che per potersi esprimere ha bisogno di delegittimare il Parlamento». Il professor Troiano guida lo schieramento dei favorevoli alla riforma costituzionale: «Il popolo italiano è stufo di politici impresentabili e inutili vitalizi». Le ragioni a confronto
L'iniziativa del comitato "Preferisco di No" che si è svolta nei giorni scorsi al parco Baden Powell
Meno dieci. Scatta il conto alla rovescia in vista del referendum costituzionale del prossimo 20 e 21 settembre. E anche a Cassino, così come nel resto del Paese, la campagna elettorale entra nel vivo. Contro il taglio dei parlamentari si schiera quasi tutta l’amministrazione comunale di centrosinistra, in dissenso con la linea dettata dal segretario del Pd Nicola Zingaretti all’assemblea di lunedì. L’assessore alla coesione sociale Luigi Maccaro spiega: «Voto No perché il problema non sta nel numero dei parlamentari ma nel modo in cui vengono eletti, o meglio, nominati. Voto No perché non se ne può più di questa deriva populista, demagogica e autoritaria guidata dalla Lega e dal M5S che per potersi esprimere ha bisogno di delegittimare il Parlamento. Voto No perché questo è uno sfregio alla Costituzione. Voto No perché ridurre dello 0,007% la spesa pubblica italiana abbattendo la rappresentatività dei territori in Parlamento non ha senso. Già sono praticamente nominati dalle segreterie dei partiti, così saranno sempre meno e sempre più controllabili da pochi oligarchi populisti». E nella giornata di domenica al parco Baden Powell si è riunito anche il comitato “Preferisco di No” con il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo. E nell’appello che vede tra i primi firmatari il professore dell’Unicas Fausto Pellecchia e il commissario del circolo del Pd Romeo Fionda si legge: «Nel taglio dei parlamentari è infatti contenuto un attacco alla democrazia e alla vita partecipata dei territori, che viene subdolamente spacciato per risparmio di denaro pubblico. Un risparmio, peraltro, irrisorio, paragonabile alla spesa di un euro all’anno per ogni cittadino, a fronte di nessun vantaggio sul piano di una maggiore efficienza dei due rami del Parlamento. Non solo, infatti, non è prevedibile alcuno snellimento dei lavori di commissione o dell’agenda di governo, ma il ricorso alla decretazione d’urgenza, per il quale non viene fissato alcun limite, diventerà ancora più invasivo e incontrollato. Siamo convinti che i cittadini sarebbero ben disposti a sostenere i costi derivanti dalle attuali indennità parlamentari, in rappresentanza omogenea di tutti i territori, se venisse premiata la capacità e la competenza degli eletti, con la drastica riduzione del codazzo di assistenti e “consulenti esperti” che affollano gli uffici di Montecitorio e di Palazzo Madama e che costituiscono la vera “casta” clientelare della politica italiana».
Nei giorni scorsi si è costituito anche il fronte del Sì. Il presidente è il professore Giuseppe Troiano e vi fanno parte molti attivisti del Movimento Cinque Stelle: il partito che prima di tutti e più di tutti si è battuto per questa riforma. Nel manifesto del Sì il professore Troiano in qualità di presidente e portavoce del Comitato spiega: «Rendere più snelli la Camera dei Deputati e il Senato non significa solo risparmiare alcune centinaia di milioni, vuol dire rendere più veloci i lavori parlamentari, più difficili i passaggi di casacca che imbarbariscono la normale dialettica parlamentare favorendo la corruzione e l'emergere di comportamenti indecorosi. L'Italia ha bisogno di trasparenza, di onestà e di efficienza per poter progredire. Votare Sì è votare per tutto ciò. Votare No significa andare contro quanto detto sopra. Il popolo italiano è stufo di politici impresentabili, stufo di vitalizi inutili, stufo di un Parlamento in cui una parte di deputati e senatori scalda la sedia o non si presenta quasi mai. Riformare il Parlamento è la premessa indispensabile per riformare il Paese». Gli fa eco l’avvocato Giuseppe Martini, già candidato con il M5S alle comunali di Cassino dell’anno scorso. Che dice: «Il "Sì" che mi sento di sostenree, è un "Si" che vede in questa riforma l'indispensabile presupposto per far si che il nostro Parlamento ottenga un ruolo centrale, e questo grazie a tre principali motivi: il primo si riferisce al numero ridotto di parlamentari che è indice di più elevata qualità della rappresentanza, in quanto i partiti saranno portati a scegliere i migliori e chi ricopre tale carica percepirà maggiormente la responsabilità della funzione da svolgere. Il difetto di rappresentanza che da alcuni viene sentenziato essere conseguente alla riduzione dei membri della Camera, non è a parere di molti illustri costituzionalisti, tra cui il Professor Onida, attinente all'intervento che si propone di porre in essere la riforma, infatti il rapporto sarebbe di un deputato ogni 150mila persone e di un senatore ogni 300mila, numeri tutt'altro che drammatici».
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