Riapertura delle scuole, chi accelera e chi frena

Riapertura delle scuole, chi accelera e chi frena
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 20-03-2021 00:00

IL FATTO - A Cassino si è costituito un comitato di genitori che chiede di far tornare i bambini tra i 3 e i 13 anni alla didattica in presenza. La proposta trova sponde favorevoli ma anche molte critiche. Si accende il dibattito

Una richiesta ben precisa: far tornare alla didattica in presenza i bambini delle scuole dell'infanzia, elementari e medie, ovvero la fascia d'età compresa tra i 3 e i 13 anni. E' giunta ieri dal comitato dei genitori in una lettera-appello pubblicata sulle nostre colonne (LEGGI QUI: “Riaprire le scuole per i bambini dai 3 ai 13 anni”).

Tra le altre cose, nella nota si evidenzia "di svincolare le aperture scolastiche dalla logica dei colori, mettendo in atto tutte le misure necessarie allo svolgimento delle lezioni in sicurezza e in presenza; di rigettare l’uso prolungato e indiscriminato della Didattica a Distanza come strumento di insegnamento in quanto inefficace, svilente per gli insegnanti, discriminatorio per gli studenti provenienti da famiglie fragili e lesivo nei confronti degli alunni con disabilità o difficoltà di apprendimento; di ricordare che la tutela della salute della comunità non si esaurisce nella battaglia al Covid-19, ma deve necessariamente includere la difesa della salute psicofisica, oggi gravemente minacciata in bambini e adolescenti” perché ” la prolungata mancanza di socialità e di una sana relazionalità didattica sta determinando tra i giovanissimi un allarmante aumento di disagio (addirittura si registra aumento dei casi di tentato suicidio, autolesionismo) , mentre la scarsa attività fisica e il dilatarsi del tempo trascorso davanti a tablet e PC inducono l’aumento dei casi di pubertà precoce”.

Le reazioni, però, non si sono fatte attendere. Se in molti hanno riservato un plauso ed hanno incoraggiato i genitori nella loro battaglia, si registrano anche pareri discordanti. Il botta e risposta viaggia sui social, ma molti sono i contributi giunti anche nella casella di posta elettronica della nostra redazione. Interviene anche un docente, che spiega: "Certamente il periodo che stiamo vivendo con le scuole chiuse non aiuta famiglie ed alunni e meno che mai i docenti.

Mi preme precisare che comunque gli alunni diversamente abili che ne facciano richiesta possono essere accolti 'come si sta facendo, in presenza. La Germania citata nell'articolo purtroppo sta di nuovo pensando a chiudere le scuole. Come purtroppo hanno fatto o stanno facendo altri paesi Europei. Mi sembra che l'articolo tenga conto solo di un punto di vista o di parte del problema. Noto anche una chiara matrice politica e non da ultimo credo che nessun comitato possa sostituirsi ad un comitato scientifico, ad una Asl, ad un prefetto, ad un Ministero".

Poi, come detto, il botta e risposta viaggia veloce anche sui social network. E a dimostrazione che il tema è molto divisivo si registrano pareri molto discordanti: chi si schiera nettamente a favore del comitato, chi invece critica la loro iniziativa. Nessuna voce si leva dalle istituzioni. Il sindaco Enzo Salera, come noto, è sempre stato contrario alla chiusura delle scuole ma con l'entrata prima della Ciociaria e poi di tutto il Lazio in zona rossa la chiusura è scattata automaticamente.

Il Lazio sarà certamente in zona rossa fino a domenica prossima, 28 marzo. Poi, anche se dovesse tornare in giallo (o arancione), dopo pochi giorni scatteranno le vacanze pasquali quindi, nella migliore delle ipotesi, un ritorno in presenza ci sarà verosimilmente non prima del 7 aprile, zona rossa permettendo. Ma il comitato dei genitori è nato appositamente per chiedere che, anche in zona rossa, le scuole possano restare aperte: la battaglia è solo all'inizio.





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