Opinioni - Gli stessi sindacati, che giustamente si battono per la salvaguardia dei posti di lavoro, dovrebbero proporre al Governo interventi strutturali e non solo gli incentivi che durano un brevissimo lasso di tempo.
La crisi dell’auto ha un percorso lungo e nasce dagli anni 80 quando si è passati da una tassa di circolazione, che si pagava solo se circolavi, ad una tassa, di stile comunista, che penalizza la proprietà. Oggi il passaggio all’elettrico a costi eccessivi è solo l’ultimo tassello di un percorso accidentato che ha portato al collasso del comparto dell’automotive.
Gli incentivi sono solo un danno perché distolgono l’attenzione dai veri costi che penalizzano il mercato dell’auto. Basterebbe solo analizzare i costi per l’acquisto di una utilitaria per un giovane per comprendere la crisi di questo mercato anche dell’usato, solo di passaggio di proprietà si spendono non meno di 500 Euro, ed oltre duemila euro di assicurazione partendo dalla 14esima classe, e per una nuova immatricolazione sempre per una city car si spendono circa 500 Euro.
Costi ingiustificabili che non trovano riscontro negli atri Paesi europei che hanno una storia nell’automotive simile alla nostra, con questi costi non solo si blocca il mercato del nuovo ma anche quello dell’usato e così che l’intero comparto va in crisi. Molti si orientano verso le auto elettriche cinesi, è una normalità se le case automobilistiche europee non sono produttrici delle proprie batterie ma vengono costruite in Cina, tanto vale acquistare direttamente un’auto cinese.
E sui costi siamo messi ancora peggio, se per acquistare una city car elettrica della Fiat si spendono oltre 30 mila Euro e con lo stesso prezzo si prende un SUV cinese, è ovvio che il mercato europeo sia in crisi. Ai tempi della nostra Lira una utilitaria la compravi con 6/7 milioni di Lire, oggi gli stipendi sono rimasti gli stessi, pur convertiti in Euro, ma i costi della stessa utilitaria sono triplicati, ci vogliono non meno di 10/12 mila euro, significa 25 milioni delle vecchie Lire.
Anche sull’elettrico tariffe che non trovano alcuna giustificazione. A casa paghiamo l’energia a meno di 20 centesimi al KWh, se vogliamo ricaricare un’auto elettrica ad una colonnina il costo sale tra i 65 e i 90 centesimi al KWh. Così vogliamo promuovere la mobilità elettrica? E infine manca quel patriottismo che fino ad oggi ha indotto molti ad acquistare l’auto italiana, se oggi le auto nazionali della ex Fiat vengono prodotte in Polonia, in Tunisia , e se la stessa Fiat/Fca ha la propria sede fiscale fuori dall’Italia, è più che naturale che i cittadini non sentono più la FIAT come un brand nazionale e si sentono più liberi di acquistare dove l’offerta è migliore.
Invece degli incentivi iniziamo a ripristinare la tassa di circolazione e non quella di proprietà, si inizi ad abbattere i costi sui passaggi di proprietà, si riducano gli assurdi costi per le immatricolazioni, si abbattano i costi assicurativi, si riduca il costo delle ricariche elettriche e vediamo se il mercato delle auto si riprende.
Gli stessi sindacati, che giustamente si battono per la salvaguardia dei posti di lavoro, dovrebbero proporre al Governo interventi strutturali e non solo gli incentivi che durano un brevissimo lasso di tempo.
La case costruttrici di auto dovrebbero iniziare a ridurre il loro margine di guadagno senza aspettare sempre la manna dal Governo nazionale; gli incentivi non servono se mancano interventi di sistema sui quali bisognerebbe lavorare a livello comunitario.
Il Green è un intervento di sistema ma incompleto e monodirezionale, perché la sola mobilità elettrica se posso produrre zero emissioni con altre soluzioni ? E perchè devo comprare l’elettrico se un pieno costa quasi quanto il gasolio è più del GPL ? Non servono soluzioni miracolistiche ma solo di buon senso.
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