"Autonomia differenziata, basiamoci sui fatti concreti e non su narrazioni politiche evasive"

Opinioni - Dario Nicosia replica alle argomentazioni di Romeo Fionda, segretario del circolo Pd di Cassino ed esponente del Comitato referendario: "È stato il Governo D'Alema a introdurre la modifica del Titolo V della Costituzione, confermata dal referendum popolare del 2001, un fatto inconfutabile. Nel 2013, con la legge finanziaria per il 2014, il Governo Letta ha dato il via alla possibilità per le Regioni di avanzare richieste di autonomia. Il 28 febbraio 2018, il Governo Gentiloni ha siglato le pre-intese con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. La politica deve essere credibile e affidabile; non può indossare, a fasi alterne, l'abito della "verginella", poiché risulta inadeguato di fronte a certi comportamenti"

"Autonomia differenziata, basiamoci sui fatti concreti e non su narrazioni politiche evasive"
di Redazione - Pubblicato: 12-08-2024 16:05 - Tempo di lettura 3 minuti

di Dario Nicosia

Nei giorni scorsi è apparso un articolo del comitato referendario al quale ritengo di dover rispondere, poiché sembra implicitamente riferirsi alla mia lettera aperta indirizzata al medesimo comitato. In democrazia, non si lanciano avvertimenti, ma si discute con rispetto reciproco, favorendo un confronto armonioso e rispettando le idee altrui, purché si possieda l'alfabetizzazione necessaria per comprendere il significato delle parole utilizzate. Alla luce di ciò, considero il monito del segretario del PD di Cassino più una dichiarazione d'intenti che una vera argomentazione. Questo monito manca di precisione, dettaglio e rigore nell'analisi, e le accuse mosse sembrano più un tentativo di evocare timori infondati piuttosto che una critica basata su fatti concreti. In definitiva, il discorso appare più come un esercizio di retorica politica che un contributo serio al dibattito sull'autonomia differenziata.

Per quanto riguarda il lessico giuridico, è necessario esaminare nel dettaglio l’articolo pubblicato, che sembra voler creare una dicotomia artificiale: da una parte i "buoni" che vogliono arricchire l'Italia e sostenere i cittadini, dall'altra i "cattivi" che sarebbero intenzionati a impoverire il Paese e indebolire le comunità. Questa narrazione si riflette sul territorio, come dimostrato dal comunicato dei sostenitori del referendum. A conferma di ciò, è sufficiente leggere l’ultimo comunicato apparso oggi e osservare la terminologia utilizzata. È quindi fondamentale fare chiarezza e ristabilire la coerenza: perché oggi parliamo di autonomia?

È stato il Governo D'Alema a introdurre la modifica del Titolo V della Costituzione, confermata dal referendum popolare del 2001, un fatto inconfutabile. Nel 2013, con la legge finanziaria per il 2014, il Governo Letta ha dato il via alla possibilità per le Regioni di avanzare richieste di autonomia. Il 28 febbraio 2018, il Governo Gentiloni ha siglato le pre-intese con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Anche in Puglia, nonostante l'opposizione del presidente Emiliano, il 24 luglio 2018 è stata adottata una delibera per valutare spazi di autonomia, seguita da iniziative simili nel Lazio, come evidenziato dalla delibera n. 44 del 16 ottobre 2018 e il parere favorevole del Comitato Autonomia Locali (CAL)  nel febbraio 2019, presieduto e sottoscritta  dal Dott. Nicola Marini, uno dei fondatori del PD.

È importante sottolineare che, secondo l’articolo 11 della legge Calderoli, le proposte di autonomia già siglate proseguono il loro iter. Pertanto, quella dell'Emilia-Romagna continuerà, e non risulta che l'ex presidente Bonaccini abbia ritirato la propria proposta. La politica deve essere credibile e affidabile; non può indossare, a fasi alterne, l'abito della "verginella", poiché risulta inadeguato di fronte a certi comportamenti. Inoltre, sulla questione delle 23 materie, va detto che queste sono già normate dall’articolo 117 della Costituzione, per cui la legge ordinaria che si propone di abrogare con il referendum non aggiunge nulla di nuovo.

Un ulteriore chiarimento è necessario riguardo al sostegno finanziario: questo non va individuato attraverso una legge ordinamentale, bensì tramite la legge di bilancio dello Stato, che attribuirà le risorse finanziarie ai LEP, in conformità con il mandato costituzionale degli articoli 118 e 119, normati dalla riforma D’Alema nel 2001.

Va, altresì, precisato che la Commissione presieduta da Sabino Cassese sta definendo i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che sono i servizi minimi che lo Stato deve garantire in modo uniforme in tutta Italia, come sanità, istruzione e assistenza sociale. Il suo lavoro è essenziale per assicurare che tutti i cittadini abbiano accesso a servizi di qualità, indipendentemente dalla regione in cui vivono, e per determinare le risorse finanziarie necessarie a sostenere questi servizi. Questo processo è fondamentale per attuare l'autonomia differenziata in modo equo, sempre tenendo presente , per quelle regioni che la richiederanno.

Infine, è utile ricordare il disposto dell’art. 120 della Costituzione: il Governo può intervenire al posto delle Regioni o degli enti locali per garantire la sicurezza pubblica e l'unità economica e giuridica del Paese. Concludendo, ribadisco che le mie osservazioni non intendono in alcun modo influenzare l’opinione pubblica a non sostenere la richiesta di abrogazione della legge, ma invitano a farlo in maniera informata, basandosi sui fatti concreti e non su narrazioni politiche evasive.
Infine, ci tengo a chiarire che non ho bisogno di nascondermi dietro sigle partitiche per sapere chi sono politicamente. Lungi da me intervenire cercando di accreditarmi di un abito politico non mio; mi limito a parlare, nel caso specifico,  a scrivere da cittadino libero, convinto che la coerenza e la verità siano virtù inderogabili".





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