A Montecassino celebrata la solennità di San Benedetto, patrono d’Europa e di Cassino

Cultura - S.Em. il Cardinale Arrigo Miglio ha presieduto la Celebrazione. A concelebrare il Vescovo Antonazzo e l'Abate dom Luca

A Montecassino celebrata la solennità di San Benedetto, patrono d’Europa e di Cassino
di autore Francesca Messina - Pubblicato: 21-03-2024 18:22 - Tempo di lettura 4 minuti

Questa mattina presso l’Abbazia di Montecassino, S.Em. il Cardinale Arrigo Miglio ha presieduto la Celebrazione per la Solennità di San Benedetto Patrono Primario d’Europa e di Cassino.

Si è concluso oggi il percorso de ‘I Giorni di San Benedetto‘ iniziato il 7 febbraio con la benedizione della Fiaccola benedettina “Pro pace et Europa Una” da parte di Papa Francesco.

Il solenne pontificale è stato animato oggi come sempre magistralmente dal coro Annibale e Maria Grazia Messore.

A concelebrare, oltre a molti sacerdoti della diocesi limitrofa, S.E. Mons. Antonazzo Vescovo della Diocesi di Cassino, Sora, Aquino e Pontecorvo e l’Abate Luca che, subito dopo l’ingresso della reliquia del Santo ha  rivolto ai presenti un saluto: “Con gioia, anche a nome di tutta la comunità monastica di Montecassino, vi accolgo nella casa di san Benedetto, in questa solennità nella quale ricordiamo il suo passaggio da questo mondo al Regno di Dio. Tutti noi ben sappiamo che la solennità di san Benedetto si inserisce in un anno ricco di memoria.

Abbiamo da poco ricordato gli ottant’anni dai tragici bombardamenti che hanno prima distrutto l’Abbazia e poi raso al suolo la città di Cassino, dopo aver portato tanta distruzione e tante ferite su tutto questo nostro territorio. Ci apprestiamo a ricordare in ottobre i sessant’anni dalla consacrazione di questa Chiesa da parte di san Paolo VI, che in quell’occasione proclamò san Benedetto patrono principale d’Europa, con la lettera apostolica Pacis Nuntius. Sono significativi ed eloquenti ancora oggi i cinque titoli con i quali Paolo VI, all’inizio di quel documento, definiva san Benedetto: messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente.

Con queste parole Paolo VI ci ha ricordato che San Benedetto ha fondato il monachesimo sulla roccia della fede in Cristo, e lo ha fatto divenendo per tutti, e non solo per i cristiani o per i monaci, un messaggero di pace, un realizzatore di unione, un maestro di civiltà. Sono tre parole importanti anche per noi e per la stagione critica che stiamo attraversando: pace, unione, civiltà. Non deve sfuggirci il nesso intimo che le collega: la civiltà, cioè un vivere civile degno della persona umana e delle sue più autentiche aspirazioni a una vita felice e compiuta, è tale quando può maturare nella pace, e la pace a sua volta ha bisogno che le logiche dell’unione e della comunione siano più forti di quelle della divisione e della contrapposizione. E sono significativi anche i verbi con cui Paolo VI accompagna questi termini: occorre essere messaggeri di pace perché la pace va annunciata, e soprattutto va sostenuta la speranza che la pace rimane sempre possibile, anche quando ci scontriamo con tante impossibilità; occorre essere poi realizzatori di unione, perché la comunione ha bisogno non di parole ma di gesti concreti; e infine maestri di civiltà, perché il vivere civile va educato, formato, accompagnato con pazienza nella sua lenta maturazione”.

“Viviamo un cambiamento d’epoca, come ci ripete ancora Papa Francesco -  ha detto S.Em. il Cardinale Arrigo Miglio durante l’omelia - e siamo chiamati a viverlo come lo ha vissuto San Benedetto. La via da lui scelta e tracciata nella sua Regola è la via che ci porta a stare dentro la Storia, non ai margini, limitandoci a guardare e a descrivere, o peggio chiusi in noi stessi per non vedere: stare dentro la Storia con tutta la ricchezza dei doni dello Spirito, quindi dentro con gioia, senza troppi rimpianti, senza guardare indietro ma aperti alle novità dello Spirito e pronti a saperle vedere nei tanti germogli che spuntano sulla nostra strada.

Oggi dobbiamo guardare in particolare all’Europa, soprattutto guardando alla tragedia della guerra che la insanguina e la dissangua con l’escalation degli armamenti che si fa sempre più pesante. Siamo chiamati a pregare per la pace ma siamo chiamati anche a lavorare per una cultura che costruisca la pace e porti l’Europa ad essere capace di esportare la cultura della pace. Ci sono due parole in particolare che oggi a mio avviso hanno bisogno di essere riprese e approfondite. La prima è la parola amore, l’altra parola che dobbiamo riscoprire è la libertà. Anche questa viene declamata ogni giorno, ma intanto siamo avvolti sempre più da un individualismo che ci lega a mille schiavitù e dipendenze. Proviamo a riscoprire queste due parole alla luce della Regola e chiediamo al nostro Santo Patrono di aiutarci ad essere veri educatori all’amore e alla libertà.

E finalmente la parola Pace. Guardando a questa Abbazia, risorta anche lei dalla distruzione e dalla morte, non è difficile vedere una somiglianza con la Persona del Risorto, i segni delle ferite, che ci aiutano a non dimenticare e a ricordare quale sia il prezzo dell’amore e della libertà”.

Dopo la celebrazione ci si è spostati nella Sala San Benedetto per un momento di riflessione guidato dal Cardinale Miglio sul tema “S.Benedetto e la profezia di pace del nostro tempo” articolato in 10 punti argomentato magistralemnte da S.Em.Miglio:

Al termine dell’incontro, il Questore di Frosinone Dott. Domenico Condello ha consegnato all’Abate Luca l’Olio di Capaci.

La giornata di festa si è conclusa nel pomeriggio in città con la Celebrazione in Concattedrale - sempre presieduta dal Cardinale Miglio- e dalla processione per le vie della città con la reliquia di San Benedetto. La processione è stata seguita anche dal Corteo Storico Terra Sancti Benedicti, cuore pulsante dei festeggiamenti al seguito della Fiaccola benedettina Pro pace et Europa Una.


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