Reno De Medici, altra cassa integrazione per non morire

Reno De Medici, altra cassa integrazione per non morire

ECONOMIA - Per scongiurare i licenziamenti i sindacati chiedono altri sei mesi di ammortizzatori sociali dopo la scadenza degli attuali, prevista il 19 novembre. Il prefetto Liguori ha assicurato la sua vicinanza agli operai e il suo impegno per provare a risolvere la vertenza in tempi rapidi

Un tavolo permanente in prefettura per affrontare e provare a risolvere in maniera definitiva ed indolore per i lavoratori la vertenza Reno De Medici. I sigilli alla cartiera di Villa Santa Lucia, lo ricordiamo, erano scattati lo scorso 27 luglio; a seguire, il 30 agosto, l’istanza di dissequestro è stata rigettata. Quattro le persone finite sotto indagine, l'ipotesi d'accusa è quella di inquinamento ambientale. La deadline, lo ricordiamo, è fissata al prossimo 19 novembre 2023, tra poco più di un mese. Quel giorno scade la cassa integrazione straordinaria di 12 mesi per crisi aziendale, non è quindi possibile chiedere un altro periodo di cassa integrazione ordinaria. Per questo motivo i sindacati hanno chiesto ed ottenuto un vertice in prefettura.

Il prefetto ha dimostrato massima disponibilità non solo ad aprire un tavolo permanente ma si è detto disponibile, se necessario, ad intervenire per far sì che vengano dati nuovi ammortizzatori sociali. L’intenzione dei sindacati per scongiurare i licenziamenti è infatti quella di chiedere altri sei mesi di cassa integrazione visto che il disco verde dalla Procura tarda ad arrivare. Anche su quest’ultimo punto il prefetto Liguori ha dato la massima disponibilità e ha spiegato ai sindacati che si interesserà della questione e proverà a capire il perché di questi ritardi.

A scendere in campo a fianco degli operai e per la salvaguardia dell’importante fabbrica di Villa Santa Lucia insieme alle organizzazioni sindacali è anche il primo cittadino di Villa Santa Lucia, Orazio Capraro, che spiega: "La situazione in cui versa la cartiera Reno de Medici, che ricade sul comune di Villa Santa Lucia, deve farci riflettere. Un’industria che garantisce posti di lavoro e un’economia di riflesso non può essere lasciata sola. La proprietà sta cercando di rispettare, mettendo in atto dei lavori di adeguamento, le direttive imposte dalla Procura e dal GIP del tribunale di Cassino. Un aspetto giudiziario, questo, sul quale non posso certo esprimermi. Ciò che intendo fare in collaborazione con la mia squadra, invece, è farmi portavoce con tutti i sindaci del territorio, di un incontro-confronto alla presenza di sindacati, lavoratori e proprietà, per cercare di capire come possiamo essere di concreto aiuto. Non possiamo consentire che una simile realtà scelga di andare via da un territorio già fortemente impoverito”.

Senza girarci intorno, la situazione ad oggi è drammatica: l’azienda ha fatto sapere ai sindacati che, per come si è messa la situazione, e considerando che sono andati persi una marea di volumi considerando anche quella che è la crisi del settore, nella migliore delle ipotesi ci sarà una riduzione del personale, nella peggiore c'è il rischio della chiusura definitiva.

Per questo motivo i sindacati si sono rivolti al prefetto. Il vertice di ieri dà maggiore fiducia ai sindacati che hanno poi incontrato i lavoratori in assemblea ed hanno riferito della disponibilità ricevuta: l’unica luce finora accesa nel buio più totale che investe il mondo del lavoro nel cassinate, con tante vertenze ancora aperte. Quella della cartiera di Villa Santa Lucia preoccupa maggiormente e se non saranno accordati altri sei mesi di cassa integrazione, i licenziamenti sembrano inevitabili perché difficilmente tra un mese lo stabilimento potrà ritornare a produrre a pieno regime.





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