Reno De Medici, scattano i sigilli. I sindacati: "Rischio chiusura"

Reno De Medici, scattano i sigilli. I sindacati: "Rischio chiusura"
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 27-07-2023 00:00

CRONACA - Dopo il sequestro, da oggi i 180 operai sono stati subito collocati in cassa integrazione straordinaria. Legnante: "Questa volta siamo davvero preoccupati, l'azienda potrebbe decidere di interrompere le produzioni nella cartiera di Villa Santa Lucia"

Scattano nuovamente i sigilli all’impianto di depurazione della cartiera Reno De Medici di Villa Santa Lucia. Un fulmine a ciel sereno per gli operai che solo dall’inizio del 2023 erano tornati al lavoro in fabbrica dopo lo stop di cinque mesi che aveva preso il via ad agosto dello scorso anno e che si era trascinato fino alla fine del 2022. In quei mesi l’azienda ha dovuto stilare un cronoprogramma e rispettare le scadenze per poter tornare a produrre senza rischi per l’ambiente.

“La ripartenza della cartiera conferma ancora una volta la volontà di RDM Group di investire nella tutela dell’ambiente e nel futuro della comunità in cui opera”, spiegò in una nota Michele Bianchi, Amministratore Delegato di RDM Group, lo scorso 27 dicembre, alla vigilia della ripartenza. “Ora siamo pronti per rimetterci al lavoro insieme agli oltre 250 dipendenti che finalmente potranno riprendere il loro ruolo in cartiera. La ripartenza non sarà semplice: le criticità generate dal fermo produttivo imposto sono molte e riguardano tanto il profilo economico quanto quello occupazionale e reputazionale. Ma da adesso siamo al lavoro per superare le difficoltà e soprattutto, per recuperare la nostra forza commerciale” spiegava sempre l’Ad nella nota.

Nella giornata di ieri, però, ecco che è venuta giù una doccia gelata. La riunione con i sindacati, convocata con all’ordine del giorno “illustrazione andamento sugli impianti e fermata estiva”, si è trasformata in un vertice nel quale l’azienda ha dovuto comunicare ai sindacati che a far data da oggi tutti i 180 operai saranno posti in regime di cassa integrazione straordinaria. A dare esecuzione al provvedimento del Gip di Cassino, aggiunti su richiesta della procura, sono stati i carabinieri forestali del Nipaf diretti dal tenente colonnello Vitantonio Masi, i quali negli ultimi mesi si sono concentrati sulle emissioni dei reflui dall'impianto. 

"I fatti contestati - è stato spiegato dagli investigatori - risalgono al 2020/2022. In particolare dagli accertamenti svolti è emerso che la società sversava i reflui derivanti dall'attività produttiva, non adeguatamente depurati, presso la rete fognaria gestita da un Consorzio pubblico, violando i limiti imposti per lo scarico. I reflui così immessi confluivano presso il depuratore consortile e, poi, nel fiume Rio Pioppeto, deteriorando la qualità delle acque". Contestualmente al decreto di sequestro sono stati denunciati a piede libero quattro responsabili della società per il reato di inquinamento ambientale.

L'azienda, dopo il sequestro, ha reso noto di "collaborare con le autorità competenti". Aggiungendo di "essere certa di aver agitato nel rispetto della legge nell'ottica di garantire sempre massimi standard ambientali. Reno De Medici ribadisce la sua piena fiducia nell'operato della magistratura e assicura totale disponibilità e massima collaborazione per fornire agli inquirenti tutti gli elementi utili per una chiara e veloce risoluzione della vicenda". In assemblea ha reso noto ai sindacati che presto verrà presentata l’istanza di dissequestro, allo stesso tempo ha annunciato loro che se dovessero persistere i problemi, potrebbe decidere di disimpegnarsi rispetto al sito ciociaro. Una circostanza, questa, che preoccupa molto i sindacati.

Pasquale Legnante, che segue la vertenza Reno De Medici da sempre, non nasconde le difficoltà: “Questa volta siamo davvero preoccupati, il rischio di un disimpegno da parte dell’azienda è concreto”. Le organizzazioni territoriali della Slc-Cgil Fiste-Cisl e Uilcom-Uil, unitamente alle Rsu spiegano: “Nonostante la Reno stesse faticosamente recuperando il gap creatosi con il fermo subito nel 2022 a causa delle note vicissitudini che ha coinvolto il depuratore consortile ex Cosilam, oggi gestito da A&A, si vedrà adesso costretta a collocare, da subito, tutto il personale in cigs. A questo si aggiunge la forte preoccupazione che un nuovo eventuale prolungato fermo dello stabilimento ne comporterà inevitabilmente la chiusura totale con tutte le conseguenze economiche e sociali in un tessuto territoriale già fortemente provato da un elevato tasso di disoccupazione”.





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