"Un 25 aprile diverso con il primo governo a trazione post-fascista"

"Un 25 aprile diverso con il primo governo a trazione post-fascista"
di autore Redazione - Pubblicato: 26-04-2023 00:00

LA GIORNATA - Il monito del sindaco di Cassino: "I tentativi di edulcorare l’immagine del fascismo, di appiattire il significato della Resistenza, sono manifestazione di una campagna rivolta a colpire la speranza e la fiducia nel cambiamento, a chiudere la gente nell’orizzonte angusto dell’interesse personale o farla piegare all’arroganza del potere"

di Enzo Salera*

“Settantotto anni fa questi di aprile furono i giorni, grandi e certi, della vittoria contro il fascismo e il nazismo in Italia e in Europa. Furono i giorni, esaltanti e conclusivi, della guerra partigiana, del grande moto nazionale e popolare di riscatto e di liberazione della nostra patria. Furono i giorni delle grandi speranze e degli impegni comuni: di pace per le nazioni d’Europa e per il mondo; di giustizia e di progresso per i popoli; e di una nuova Italia.

E’ nostro dovere ricordare ad ogni cadenza annuale un evento da cui ha preso avvio una fase della storia dell’Europa e dell’Italia, che sentiamo ancora aperta, viva, operante, e non consegnata solo alla memoria, all’indagine degli studiosi, ai riti celebrativi, come un episodio remoto e ormai concluso. O addirittura un qualcosa da archiviare, così come vorrebbero tanti di quelli a cui un voto, democraticamente espresso e quindi da rispettare, ha affidato il governo della nostra Italia.

Questo 25 aprile - non ce lo nascondiamo - assume un carattere del tutto diverso con il primo governo a trazione post-fascista, se così si può dire. Che da costoro o, per essere più precisi, da alcuni di costoro sarebbero arrivati ammiccamenti al ventennio e picconate al valore di questa festa e alla Resistenza (vedi La Russa, presidente del Senato), c’era da aspettarselo. Anche ciò ci dice quanto sia di attualità il grande messaggio della lotta di Resistenza e della Liberazione.

Antifascismo e Resistenza sono due momenti essenziali della storia d’Italia e vanno visti nella unità di uno sviluppo che dal Risorgimento nazionale giunge fino a noi. Una pagina di Calamandrei paragona l’origine della Resistenza all’improvviso sbocciare della primavera. “Quasi un miracolo – egli dice – da paragonarsi ai miracoli della natura che fanno spuntare i fiori e le gemme in un giorno dato”.

L’immagine è bella, ma in realtà la Resistenza, il miracolo della Resistenza, la primavera italiana, destinata a durare venti mesi, è stata preparata in un lungo inverno, che è durato venti anni. Venti anni di smarrimenti e di errori, di ansie e di dubbi, di crisi morali e di decisioni sofferte. La Resistenza è maturata nell’oscurità della cospirazione, dell’esilio, delle carceri, dei luoghi di confino, e si è illuminata di sacrifici cruenti.

E’ stata anticipata da uomini che non hanno voluto sottomettersi. Con pena e con esitazione si è fatta strada nelle file stesse del regime tra i giovani che erano stati educati nel ventennio e non avevano altra esperienza, ma ai quali i disastri di cui furono testimoni e vittime, avevano finalmente aperto gli occhi.

E’ proprio nel suo legame con la lunga opposizione al fascismo che la Resistenza assume il suo pieno significato storico: momento culminante di sviluppo e di affermazione di una nuova coscienza civile e politica che troverà nella Costituzione repubblicana la sua espressione giuridica e diverrà così presupposto essenziale della Repubblica italiana, nata appunto dall’antifascismo e dalla Resistenza, ed ha in questa matrice il suo connotato storico più marcato.

Ecco, i tentativi di edulcorare l’immagine del fascismo, di appiattire il significato della Resistenza, sono manifestazione di una campagna rivolta a colpire la speranza e la fiducia nel cambiamento, a chiudere la gente nell’orizzonte angusto dell’interesse personale o farla piegare all’arroganza del potere. Di fronte a tendenze restauratrici, ai fenomeni di imbarbarimento della vita civile e politica, vale dunque il richiamo alla lezione della Resistenza.

Siamo qui riuniti oggi, in questo giorno che parla di libertà, in questa nostra città completamente distrutta 79 anni fa, assieme alla sua Abbazia, dalla guerra voluta dai nazifascisti, certamente per aggiungere la nostra voce a quelle di tanti che stanno celebrando quest’oggi il 25 Aprile e rinnovando la fedeltà ai valori della Repubblica e dell’antifascismo. Ma anche per difendere la Repubblica italiana da rigurgiti nient’affatto da sottovalutare.

Di quei valori ha bisogno l’Italia e ha bisogno l’Europa che, come il mondo, ha nella pace la necessità suprema. Di fronte alla guerra in Ucraina, a quell’immane tragedia, noi richiamiamo, anche in questa occasione, le speranze e gli impegni di pace della Resistenza italiana ed europea.

E’ triste che mentre divampa una guerra per la libertà alle porte dell’Europa, c’è chi non riesca a cogliere il significato profondo del 25 Aprile, una data che rappresenta una pietra miliare del nostro percorso storico; il momento in cui i nostri padri hanno deciso di voltare pagina, hanno preso in mano il proprio futuro e si sono liberati dalla dittatura, dal razzismo, dalla guerra. E hanno fondato una repubblica democratica  che dobbiamo salvaguardare ( anche da rigurgiti...).

Ogni giorno, diventa più chiaro che il dilemma stringente a cui si trova l’umanità è tra un regime di coesistenza pacifica e la prospettiva della catastrofe nucleare. Di fronte a ciò dobbiamo innalzare la bandiera della Resistenza, perché facendolo si innalza la bandiera di tutti coloro che hanno lottato in passato e che lottano oggi per la libertà e la democrazia. Quando si esalta il valore, il sacrificio degli uomini della Resistenza, si esalta infatti l’impegno di quanti oggi lavorano per la pace”.

*Sindaco di Cassino





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