OPINIONI - Oggi nel Capoluogo arriva il leader del M5S, domani è la volta dell'ex segretario del Pd e presidente uscente della regione: lui ha ha governato insieme ai pentastellati per anni nel Lazio. Adesso marciano separati ma sanno che i voti della provincia di Frosinone saranno determinanti. D'Amato: "Si vince sull'asse Roma-Cassino". E il voto disgiunto potrebbe fare la differenza
Elezioni regionali: a Frosinone sfida a distanza tra Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti. Oggi pomeriggio al Bar Elleti in Corso della Repubblica, alle 18.30 arriva il leader del M5S Giuseppe Conte. Domani alle ore 12, nel comitato di Sara Battisti in via Aldo Moro, sempre nel Capoluogo, arriverà invece Nicola Zingaretti. Giuseppe Conte sarà a sostegno di Donatella Bianchi, candidata a presidente della regione Lazio. Nicola Zingaretti sostiene invece il "suo" assessore alla Sanità Alessio D'Amato.
Eppure era stato proprio Zingaretti, negli anni in cui i rapporti i dem e il M5S erano gelidi, a iniziare ad avviare un rapporto comune. Lo ha fatto partendo dalla regione Lazio, dove ha aperto le porte della sua giunta ad esponenti del M5S. Lo ha fatto dialogando in maniera proficua con Giuseppe Conte negli anni del governo giallo-rosso. Più di tutti, all'interno del Pd, si è battuto per costruire un'alleanza organica con i pentastellati.
Le cose non sono andate come Zingaretti si aspettava, non solo a livello nazionale: anche nel Lazio la squadra non si è presentata unita e adesso Pd e M5S adesso marciano separati. I voti della Ciociaria ancora una volta potrebbero fare la differenza. "Si vince sull'asse Roma-Cassino" ha spiegato di recente Alessio D'Amato. Ovvero: "Serve un'eccellente risultato a Roma e una tenuta in Ciociaria" ha sottolineato il candidato del Centrosinistra. Per questo i big arrivano in Ciociaria negli ultimi giorni di campagna elettorale.
Nicola Zingaretti in provincia di Frosinone si rivolgerà anche e soprattutto a quei tanti elettori del M5S, un mondo che che conosce bene, meglio di altri all'interno del Pd. A loro si stanno rivolgendo in tanti da sinistra, chiedendo il voto disgiunto. Ovvero: votando il M5S e il candidato consigliere dei pentastellati, barrando poi però il nome di Alessio D'Amato come candidato governatore. "Loro vanno divisi, noi elettori che abbiamo questo potere dimostriamo di essere più intelligenti della classe dirigenti e non regaliamo la vittoria alla destra" spiegano negli ambienti del Pd "nostalgici" dell'alleanza con il M5S.
"Visto da sinistra, il voto disgiunto va evocato a sostegno di una persona di superiore affidabilità e competenza qual è Alessio D’Amato; e va evocato proprio perché utile per evitare la vittoria della destra. La legge lo prevede, è uno strumento che esiste e andrà quindi utilizzato" ha spiegato nei giorni scorsi sulle nostre colonne il prof. Mario Costa.
Chi respinge al mittente le ipotesi di voto disgiunto è Giuseppe Conte. Lo ribadirà nel corso dell'incontro di oggi pomeriggi a Frosinone. Tutti i sondaggi danno la Bianchi al terzo posto, dietro Rocca e D'Amato. Ma la battaglia che sta giocando il M5S è un'altra. Come ha spiegato di recente Gianni Cuperlo intervistato da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, a Conte non interessa vincere le regionali: "Lui vuole distruggerci" ha spiegato l'autorevole esponente del Pd.
Giuseppe Conte punta infatti ad una buona affermazione del M5S e della candidata da lui voluta. C'è da scommetterci che non gli dispiacerebbe una disfatta di Alessio D'Amato. Esulterebbe probabilmente al pari di Francesco Rocca se il candidato del Centrodestra darà un distacco notevole al Centrosinistra. Perché in palio non c'è solo la Regione: ma la leadership dell'opposizione da contrapporre a Giorgia Meloni. E con una sinistra debole, Conte avrebbe la strada spianata. Ha detto bene Gianni Cuperlo: "Lui non vuole allearsi con il Pd, vuole distruggerci". Non tutti, nel Pd, sembrano però essersene accorti. Forza neanche Zingaretti. Che si era 'innamorato' di Conte. E certi amori, com'è noto, non finiscono...
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