La sindrome di Parigi: quando idealizzare nuoce alla salute

La sindrome di Parigi: quando idealizzare nuoce alla salute

RUBRICHE - Ogni anno le cronache documentano una ventina di ricoveri di turisti nipponici a causa della Sindrome di Parigi. Ecco di cosa si tratta. Il racconto di Vanessa Carnevale nella consueta rubrica domenicale

Quest’oggi parliamo di una città che amo, sia per il ricordo impresso nel mio cuore quando la visitai da bambina con la mia famiglia, sia per il francese che è una lingua di cui vado matta e che studio ancora con gran piacere. Ebbene si, io sono una delle vittime del fascino di Parigi, dei suoi tetti suggestivi, del profumo di baguette e croissant la mattina, della Tour Eiffel che gratta il cielo giorno e notte e del suo cielo pastellato che incornicia strade e angoli della città e del Louvre, museo dove si respira e si assapora l’acume artistico pur senza la qualifica di chef o di bravi degustatori.

A proposito di Tour Eiffel, già che si sono, vorrei dirvi alcune curiosità in merito:

1)Fu costruita tra il 1887 e il 1889 in occasione dell’Esposizione universale e prende il nome dall’ingegnere che la progettò, Gustave Eiffel.Il monumento, con i suoi 320 metri di altezza, ha mantenuto il record di costruzione più alta del mondo fino al 1930, quando fu completato il Chrysler Building di New York.

2)Inizialmente si decise di lasciare in piedi la Torre per soli 20 anni dopo l’inaugurazione dell’Esposizione universale. Nel 1909 rischiò seriamente la demolizione perché contestata dall’élite artistica e letteraria della città, ma venne salvata perché rappresentava un’ottima piattaforma per posizionare le antenne delle varie radio;

3)La sua altezza varia in base alle condizioni atmosferiche: a causa della dilatazione del ferro, in estate può arrivare a essere più alta di 15 centimetri. La Torre vanta numerose riproduzioni in giro per il mondo: se ne contano almeno 30.La più celebre è certamente quella di Las Vegas, nel casinò Paris. Anche a Rutigliano, in provincia di Bari, è presente una piccola riproduzione di 27 metri;

-Tornando a noi, dopo questa piccola carrellata di curiosità, vorrei parlarvi dell’argomento cardine del mio articolo, ovvero dell’idealizzazione. Spesso e volentieri, infatti, tendiamo a credere che alcune persone, alcune famiglie, alcuni partner,alcuni luoghi o (peggio ancora) alcune vite siano perfette, dimenticando che l’apparenza offusca la realtà ed è mutaforma.

Anche la meravigliosa Parigi, che io tanto amo e che riempio di lodi e apprezzamenti, è imperfetta e vincibile, come tutte le cose che ci circondano. A causa della sua estrema idealizzazione molte persone, negli anni, sono state colpite dalla Sindrome di Parigi.. nel dettaglio:

“La Sindrome di Parigi corrisponde all’esperienza che vivono alcuni turisti giapponesi visitando Parigi e rimanendone delusi rispetto alle aspettative. L’aspetto più curioso di questa condizione psicologica è che colpisce solo i giapponesi.

Ogni anno le cronache documentano una ventina di ricoveri di turisti nipponici a causa della Sindrome di Parigi. Sembra che questo fenomeno sia dovuto alla forte idealizzazione che in Giappone viene fatta dell’Europa e in particolare di Parigi. E’ ben noto alle autorità diplomatiche, che mettono a disposizione una linea telefonica 24 ore su 24 per i connazionali colpiti.

I sintomi della Sindrome di Parigi sono:

  • allucinazioni
  • deliri di persecuzione, depersonalizzazione
  • ansia
  • crollo psichico
  • sintomi fisici.

Normalmente le persone che vengono colpite dalla Sindrome di Parigi non hanno una storia di malattia psichiatrica”!

-Qual’è la morale del suddetto articolo? io la riassumerei , a modo mio, così: “Ammirare è umano, idealizzare è errato.”





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