Da pandemia a endemia: forse ci siamo quasi

Da pandemia a endemia: forse ci siamo quasi

RUBRICHE - Angelo Franchitto nel suo consueto approfondimento settimanale ci spiega perché, dopo Omicron, si tornerà gradualmente alla normalità. Grazie al vaccino, soprattutto

di Angelo Franchitto

Se pensiamo che Omicron sta toccando l’Europa come mai le altre varianti hanno fatto prima, la cosa un po’ preoccupa. Eppure c’è chi dice che potrebbe rappresentare la fase finale della pandemia nel Vecchio Continente. Chi lo dice è Hans Kluge, il responsabile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa. Infatti, secondo i dati a disposizione, la variante potrebbe colpire il 60% della popolazione europea arrivando fino al mese di marzo, nonostante gli alti tassi di vaccinazione. Ma a livello mondo la situazione è molto diversa.

Infatti, medici e studiosi continuano a seguire l’andamento del virus sempre, perché si possono verificare, in ogni momento, altre mutazioni. D’altra parte, il SarsCov2 ha già dato prova delle sue abilità di cambiare molto velocemente. E dunque è la stessa Oms a metterci in guardia dalla possibilità che possa presto nascere una nuova variante, anche più contagiosa. Così, la variante Omicron del coronavirus non è sicuramente da indicare come l’ultimo ceppo di cui sentiremo parlare. A darci questo avvertimento è l’alto funzionario dell’organizzazione mondiale della Sanità, Maria van Kerkhove.  Lo fa in una intervista rilasciata alla Bbc.

Durante l’intervista spiega come, in molti Paesi, sicuramente si sta uscendo dall’ultima ondata pur con un’elevata percentuale di popolazione immunizzata, entrando così in una diversa fase della pandemia. Ma resta il fatto, non di poco conto, che ancora ci sono tre miliardi di persone che aspettano la prima dose del vaccino. Si tratta di un problema globale che dobbiamo affrontare con delle soluzioni globali. Per quanto riguarda l’Italia, c’è l’idea, condivisa e ripresa dal Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che getta acqua sul fuoco. Infatti, lo stesso Sileri non parla di una nuova fase acuta della pandemia. In fondo, è molto probabile che Omicron sia la variante che indica il passaggio intermedio, o forse quello finale, dall’epidemia all’endemia.

Difficilmente assisteremo all’arrivo di un’altra variante. Questo perché è improbabile che nasca un virus più diffusivo di Omicron. Perché questo accada, bisognerebbe pensare ad un virus più diffusivo della variante Omicron, ma anche al fatto che questo dovrebbe però circolare su una popolazione senza immunità. Ma così non è. Infatti, tra le tantissime dosi booster e chi ha fatto la malattia, è veramente improbabile che si verifichi uno scenario così rischioso. Ovviamente, i vaccini da soli non possono risolvere tutto. Così, il Sottosegretario ci ricorda che vaccinarsi è la strada principale per portarci alla nuova fase endemica. Ma, questo va fatto insieme all’utilizzo della mascherina, al lavaggio delle mani, e alle altre misure di protezione personali.

Si parla anche dei possibili alleggerimenti delle misure. Ma per questi, Sileri annuncia che è necessario aspettare ancora un po’ prima di allentare la presa. Idea sicuramente diversa da quella Britannica. Sicuramente, il green pass non può schiacciare l’esigenza sanitaria. E questa è una riflessione in merito alla gestione piuttosto burocratica, dei positivi e del sistema di tracciamento. Intanto la pandemia in Italia  sembra vedere una fase di stabilità. Dopo la grande e veloce crescita dei nuovi casi di positività, a causa dalla variante Omicron, oggi il ritmo sembra indirizzato verso una fase di stabilità. Questo avviene prima che inizi una effettiva diminuzione.

Inoltre da oggi, primo febbraio, l’Italia avrà delle novità come la scadenza di tutti i Green Pass ridotta da nove a sei mesi. Tuttavia il governo pensa anche alla possibilità che la pandemia stia diventando endemia. Infatti, non si parla più di una quarta dose di vaccino per tutti. Dunque, si va verso quella che al momento sembra essere un inevitabile proroga dei certificati verdi per chi ha fatto il booster. Questo perché, la somministrazione delle terze dosi nel nostro Paese è iniziata ai primi di ottobre e quindi, con la scadenza a sei mesi, i Green Pass saranno validi solo fino a marzo.

Ma, dal momento che non è prevista alcuna quarta dose, molto semplicemente chi ha fatto la terza dose non può rischiare di rimanere senza Pass. Di questo si sta occupando il Governo che, insieme ai suoi tecnici del ministero della Salute stanno promuovendo una proroga della certificazione per chi è coperto da tre dosi. A livello medico, quando parliamo di terza dose del vaccino, parliamo di una dose di richiamo. In inglese questo richiamo è detto booster (rinforzo) che viene offerta a tutti coloro che hanno completato da almeno 5 mesi il ciclo primario di vaccinazione.

Lo scopo di questa dose è quello di rafforzare la risposta anticorpale, che protegge il nostro organismo contro il virus. Ma serve anche a fare in modo che tale condizione di sicurezza venga mantenuta nel tempo. In questo modo, si riduce ulteriormente la possibilità di contrarre il virus e di diffonderlo. Ma soprattutto serve a prevenire la possibile comparsa di sintomi gravi come ad esempio i casi di ospedalizzazione. Attualmente, a causa dell’ampia diffusione della variante Omicron, tantissime sono state le persone contagiate e che avevano completato il ciclo vaccinale con due dosi. Dunque, tutte queste persone avranno il Pass senza la dose booster.

In alcuni casi, abbiamo persone risultate positive senza la somministrazione della prima o della seconda dose del vaccino. In questi casi, a livello medico, non è possibile fare subito il vaccino. Così, il professor Francesco Broccolo, specializzato in Microbiologia e Virologia e docente di Microbiologia Clinica presso l’Università Milano-Bicocca, spiega che, chi ha preso l’infezione e ha due dosi di vaccino non deve fare subito la terza dose, perché l’infezione naturale è un booster aggiornato e rafforzato in quanto stimola l’immunità cellulo-mediata.

Inoltre, chi è guarito dal Covid-19 è come se avesse fatto più che una dose perché l’infezione naturale è più protettiva della prima dose del vaccino. Inoltre, è praticamente immunizzato con un virus aggiornato, cioè quello della variante Omicron o Delta. Quindi, ciò significa che i guariti possono vaccinarsi entro i sei mesi dalla data di guarigione. Infine, chi ha avuto l’infezione da Covid-19 senza aver fatto nemmeno una dose di vaccino, secondo la circolare del Ministero della Salute dello scorso novembre, può effettuare la prima dose di vaccino preferibilmente entro i sei mesi dalla guarigione. Ma se si va oltre i 12 mesi, perde il vantaggio di aver fatto la malattia e deve completare con l'intero ciclo vaccinale.





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