Caterina Sforza: spirito ribelle in veste di nobildonna

Caterina Sforza: spirito ribelle in veste di nobildonna
di autore Vanessa Carnevale - Pubblicato: 19-12-2021 00:00 - Tempo di lettura 2 minuti

RUBRICHE - Torna l'appuntamento domenicale con Centrifugamente Vanessa: un "viaggio" a Milano nel 1463, nella corte degli Sforza

Oggi facciamo un ulteriore salto a ritroso nel tempo e ci catapultiamo a Milano nel 1463, nella corte degli Sforza. A palazzo sta venendo al mondo Caterina, figlia di Galeazzo Maria Sforza e della sua amante Lucrezia Landriani, bambina ribelle e combattiva, ribattezzata in seguito con l’appellativo “la tigre di Forlì".

Prima di raccontarvi brevemente le notizie più importanti inerenti la vita di questa donna che, al pari delle altre di cui ho parlato nei precedenti articoli,ammiro in modo incondizionato, vorrei riconoscere alla nonna paterna Bianca Maria Visconti, donna indomabile e stratosferica, il merito di aver cresciuto nel migliore dei modi sua nipote, apprezzandone il carattere ed i modi che (al tempo) non erano considerati adatti ad una signorina di corte. D’altronde...buon sangue non mente!

Tornando alla nostra Caterina: -Caterina Sforza andò in sposa a Girolamo Riario, nipote del Papa Sisto IV, a soli dieci anni. Di certo non fu la prima sposa bambina della storia, ma il caso di Caterina fu più complesso poiché pare che lo sposo avesse preteso la consumazione immediata delle nozze, senza attendere – come la legge dell’epoca prevedeva – il compimento del quattordicesimo anno di età della fanciulla. Più che altro una furba manovra per assicurarsi il legame con Milano prima di un nuovo cambio d’idea del duca Galeazzo, che inizialmente aveva promesso a Girolamo un’altra giovane cugina di Caterina, la cui madre, Gabriella Gonzaga, si oppose strenuamente alle nozze adducendo come motivazione del “no” proprio la giovane età della figlia.caterina passò il periodo seguente a Roma, e, tra eleganti ricevimenti e manovre di diplomazia – soprattutto con la corte di Milano – divenne una donna ammirata e rispettata da tutti.Purtroppo i Riario non godevano della stessa buona fama, e quando il Pontefice morì nel 1484, dopo aver assegnato anche la signoria di Forlì a Girolamo, il popolo si scagliò sui beni e i palazzi romani della famiglia.

Fu in quest’occasione che Caterina diede un’enorme dimostrazione di coraggio e fedeltà alla sua famiglia d’adozione, che l’amasse o meno: occupò la fortezza di Castel Sant’Angelo a nome del marito che ne era governatore, e pretese di rimanere lì fino all’elezione del prossimo Papa.I soldati, forse affascinati dall’autorevolezza della giovane donna, forse impressionati dal fatto che fosse la nipote di Francesco Sforza – il più grande condottiero dell’epoca rinascimentale italiana – le giurarono fedeltà.

Avvenne che fu proclamato Papa Giovanni Battista Cybo con il nome di Innocenzo VIII, il quale – pur confermando Girolamo signore di Imola e Forlì – lo privò della retribuzione che gli spettava in quanto capitano generale della Chiesa.Riario reagì tassando pesantemente la sua gente e reprimendo con ferocia ogni insurrezione, finchè non venne ucciso da una congiura organizzata dalla famiglia forlivese degli Orsi, che imprigionò la moglie e prese in ostaggio i figli.E qui, Caterina si riconfermò come esempio di coraggio e scaltrezza: gli Orsi, forti del fatto che i giovani Riario fossero in mano loro come ostaggi, mandarono la donna – su sua richiesta – a convincere il castellano della fortezza centrale della città, che rifiutava di arrendersi.Appena entrata, la giovane vedova si barricò nel castello e si preparò alla resistenza per mantenere il dominio sulla sua città, giurando agli Orsi che se fosse capitato qualcosa di male ai suoi figli, li avrebbe senz’altro vendicati.

La leggenda narra che Caterina, dagli spalti del castello si alzò la gonna davanti a tutti, gridando che non avrebbe ceduto al ricatto di cui erano vittime i suoi eredi, poiché aveva lo strumento per generarne degli altri.Sta di fatto che gli Orsi non osarono toccare i giovani della famiglia Riario, e la loro coraggiosa madre – aiutata dallo zio Ludovico il Moro, per una convergenza di interessi – riconquistò le sue due signorie. La storia non finisce qui: la vita di Caterina Sforza fu una sfida continua, per una donna forte in un mondo di uomini.

Ebbe un secondo marito, Giacomo Feo, di cui fu molto innamorata, e un terzo ancora, Giovanni detto “il Popolano” de’Medici, che le diede un figlio – Ludovico – che sarebbe diventato il celebre Giovanni dalle Bande Nere. La grandezza di Caterina, che resistette contro tanti nemici ancora nel corso della sua vita, si piegò solo davanti alla furia conquistatrice di Cesare Borgia, che dopo averle tolto – non senza fatica – Imola e Forlì, la imprigionò proprio a Castel Sant’Angelo, nella fortezza da lei conquistata anni prima con tanto valore.

Alla morte del Papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia, Caterina Sforza non riuscì a recuperare i suoi domini, ma trascorse a Firenze il resto della sua vita con i figli, scrivendo dei suoi esperimenti alchemici e di alcune sue ricette di bellezza.La “Tigre di Forlì”, che solo il più forte degli eserciti riuscì a piegare, si spense a 46 anni, stroncata da una polmonite.





Articoli Correlati