"Quattro passi in Ciociaria" - Statue pendolari sul Redentore

"Quattro passi in Ciociaria" - Statue pendolari sul Redentore

RUBRICHE - Anche oggi andiamo al mare, sul Redentore, tra gli Aurunci. Giulia Zaccardelli ci porta alla scoperta del monte dove sorge una delle venti statue commissionate da papa Leone XIII per il Giubileo

<strong>Giulia Zaccardelli</strong>
Giulia Zaccardelli

La natura come fonte inesauribile di conoscenza. Che è piacere. Che è conoscenza.

Il richiamo del mare è implacabile; gli occhi bramano la vista di una distesa blu che si confonde con il cielo all’orizzonte, in cui nessuna immagine si intromette tra noi e i nostri pensieri. Allora anche oggi andiamo al mare, sul monte Redentore, tra gli Aurunci.


Lo riconosciamo e lo ammiriamo dal mare, dalla strada, con la sua superficie sassosa e il profilo prominente con cui spicca nel parco dei Monti Aurunci e si affaccia sulla Riviera di Ulisse, il parco regionale che comprende le aree protette di Minturno, Formia, Gaeta e Sperlonga.
La strada per il Redentore parte da Maranola, e si snoda tra curve e declivi montuosi che ci accompagnano fino al rifugio Pornito, dove parcheggiamo e iniziamo la nostra ascesa.

Oggi facciamo il percorso fronte mare del Redentore, ma non è l’unico sentiero. Il Redentore, infatti, è una “spalla” del monte Altino, che si può raggiungere anche partendo da altri punti (ad esempio da Esperia), o passando per altre montagne (tipo il monte Petrella).
Il paesaggio è carsico: ghiaia e roccia si alternano ad una vegetazione bassa e rada, tra cui spuntano tarassaco ed eliantemo.

L’ambiente è brullo, selvatico, e una consistenza così dura allo sguardo e al passo è addolcita dalla vista del mare che accompagna i nostri passi.

Arriviamo all’Eremo di San Michele, una chiesa edificata nella roccia, all’interno della quale, a seconda del periodo dell’anno, c’è la statua del Santo. Anche su questo sentiero leggenda e realtà si intrecciano e si confondono. La statua gode infatti di vita propria, ed è una “pendolare”: situata a Gianola, ed esposta alle licenziose parole dei marinai, si sposta da sola prima su monte Sant’Angelo, a Spigno Saturnia, e poi su Monte Altino.

Nonostante i tentativi di riportarla in piano, la statua torna sempre in questo luogo, dove è stata costruita la facciata dell’eremo alla fine dell’Ottocento. Ogni anno un corteo di persone trasporta qui la statua l’ultima settimana di giugno, per poi riportarla a Formia, nella chiesa dell’Annunziata, il 29 settembre.

Proseguiamo il sentiero e arriviamo in vista del cucuzzolo su cui sorge la statua del Redentore, una delle venti commissionate da papa Leone XIII per il Giubileo, ed installata su questo monte nel 1900.

Immaginiamo queste due statue, quella di San Michele e del Redentore, trasportate per questa strada, tra sassi, dislivelli e tutti gli ostacoli che possono presentarsi su un terreno naturale che, per quanto appaia libero, non è comunque prevedibile.

Le ultime curve, ben più strette, una cappelletta in pietra sormontata dal Redentore, e si apre ai nostri occhi il panorama sconfinato, solitario e austero dei 1252 metri.

Nelle giornate senza foschia, apprezziamo la vastità del mar Tirreno, il golfo di Gaeta, le isole Ponza, Capri, Ischia, verso il golfo di Napoli.

Leggerezza è la chiave: il peso e la fatica sono alle nostre spalle, li abbiamo lasciati lungo il sentiero; così possiamo accogliere l’imperiosa solitudine della cima, senza la quale lo sguardo non potrebbe posarsi su tanta vastità, immergersi in tanta profondità.





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