Breve viaggio nella volgarità: da Dante al rap

Breve viaggio nella volgarità: da Dante al rap
di autore Redazione - Pubblicato: 28-03-2021 00:00

CULTURA - A 700 anni dalla sua scomparsa, il Sommo Poeta è la massima incarnazione della poesia nostrana. Il rap ne ha raccolto per alcuni versi l'eredità (di Giulio Pistilli)

di Giulio Pistilli

A 700 anni dalla sua scomparsa Dante è la massima incarnazione della poesia nostrana, della quale il rap ha raccolto parte dell'eredità.

Versi danteschi come "puttaneggiar coi regi" e "avea del cul fatto trombetta" sono materia di studio, considerazione del tutto opposta a quella di cui gode il rap in Italia.

Una volgarità all'apparenza fine a se stessa è in realtà l'espressione più genuina dei propri pensieri, senza vincoli ed edulcorazione, materiale ingestibile per una società che fatica a togliersi la puzza sotto il naso.

Fondamentale partire dal passato per rileggere il presente, parafrasare un brano rap come si farebbe con un passo dell'Inferno dantesco, ora che che le imprecazioni dei demoni di Malebolge lasciano il passo alle liriche dei rappers.





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