Cultura - Un viaggio emozionante tra aneddoti, successi e la passione per la scoperta di nuovi artisti, con uno sguardo al futuro della musica italiana
In un pomeriggio di febbraio, mi ritrovo all'interno dello Studio Blu uno degli studi di registrazione più importanti della capitale, di fronte a me Massimo Calabrese, sicuramente tra gli autori/compositori e produttori più importanti della storia della musica leggera italiana, (Giorgia, Alex Baroni e Marco Mengoni, tanto per citarne solo alcuni). Mentre il grande Marco Lecci sta missando dei brani, chiedo a Massimo se gli va di farsi intervistare per i lettori di leggocassino.it
Massimo ben trovato, anche se ci conosciamo da un bel po’, è sempre emozionante starti vicino. Partiamo subito con l'intervista, puoi raccontarci un pò come è iniziata la passione per la musica e quando hai iniziato a "sentirti" musicista?
È una passione che si è manifestata prestissimo. All’età di otto anni vinsi le eliminatorie di Roma per lo Zecchino d’Oro (allora ogni regione selezionava un bambino e una bambina che si sarebbero poi esibiti a Bologna, accompagnati da un’orchestra). Purtroppo presi un malanno a scuola e non riuscii a partecipare. Peccato, l’audience della trasmissione era gigantesca. Intorno ai dieci, dodici anni – assieme al batterista Alberto Bartoli e al cantante Fernando Ciucci, con cui in seguito avremmo dato vita a La Bottega dell’Arte – formai la mia prima band: I Pronipoti. Un ruolo chiave, infine, l’ha svolto mio fratello Pietro Calabrese, che, ahimè, da qualche tempo ci ha lasciati. Lui sognava di suonare la batteria come Ringo Starr, ma gli toccò imparare la chitarra (che già, grazie a mio padre, avevamo in casa), mentre io mi dedicai allo studio del basso elettrico.
Come siete diventati La Bottega dell'Arte? Come mai la scelta di questo nome?
Come ti ho detto Fernando, Alberto ed io avevamo il gruppo dei “piccoli” I Pronipoti mentre mio fratello Piero aveva il gruppo dei “grandi” Le Evidenze, la selezione fu molto naturale tra quelli che avevano voglia di continuare seriamente e quelli che avevano preso la musica solo come passatempo giovanile. Dalle ceneri di questi gruppi nacque La Bottega dell’Arte.
Il nome La Bottega dell’Arte fu un’idea di Piero e a tutti noi piacque molto perché da una parte seguiva la tendenza dell’epoca (Premiata Forneria Marconi, Quella Vecchia Locanda, Banco del Mutuo Soccorso, Reale Accademia di Musica ecc), il progressive ci piaceva e facemmo anche i famosi Festival Pop...e dall’altra parte ci piaceva molto l’idea di una Bottega dove anche altri potessero attingere e usufruire delle nostra forza artistica (cosa che alla fine prese il sopravvento). Nell’Aprile del 1975 riuscimmo ad avere un appuntamento per un provino alla EMI Italiana, andò bene ed a giugno eravamo già a registrare il nostro primo album. Alla Emi tentarono perfino di darci un nuovo nome, temendo che il pubblico potesse prenderci per una band progressive!!! Ma la storia poi ci diede ragione.
Essendovi trovati giovanissimi nei primi posti delle classifiche dei dischi più venduti, eravate quasi sempre in tour, televisioni, radio, come siete riusciti a mantenere la vostra integrità intellettuale?
Lavorando anche e soprattutto sugli aspetti morali. Cercando di avere sempre ben presente la riconoscenza. È un difetto diffuso nel settore, che riguarda soprattutto i cantanti, almeno quelli che ce l’hanno fatta e si son visti subito accerchiati da yes-men in cerca di soldi. Essere riconoscenti per noi significava e significa ancora, ricordare da dove vieni, chi ti ha voluto bene e ti ha dato i consigli giusti per compiere il salto di qualità.
Ci racconti un po’ dell'esperienza con il Supergruppo "Gli Io Vorrei la Pelle Nera"? Chi eravate? Come nacque l'idea di metter su una band del genere?
La mia prima influenza musicale è stata il Rhythm & Blues, poi i Beatles, poi il Progressive, poi la Musica Classica, poi il Rock e poi il Pop italiano, ma il Rhythm & Blues è stato l’iprinting. Nel 1991 ho di nuovo avuto voglia di suonare dal vivo, per cui mi sembrò naturale ripartire da dove tutto era cominciato, ho chiamato quelli che ritenevo i migliori amici musicisti per fare un gruppo la cui caratteristica principale dovesse essere quella di suonare solo quello che si amava di più, l' R&B degli anni '60. Chiamai Alberto Bartoli (batt) Marco Rinalduzzi (gtr), Franco Ventura (gtr), Stefano Senesi già nei Pronipoti (key), Alfredo Posillipo (trbn), Franco Marinacci (sxf), Ferruccio Corsi (sxf), Pasquale Schembri (trb) ed Enrico Fineschi (trb). Fondai Gli Io Vorrei la Pelle Nera che pur riferendosi ad un ambito musicale ben definito, rifiutava qualsiasi tipo di etichetta non solo discografica, definendosi goliardicamente "Complesso Musicale Nazionale di Roma"; la colonna della band era la voce di Giulio Todrani (in arte Alan Soul) che poi é il padre di Giorgia (che appunto mosse i suoi primi passi artistici e si fece notare proprio cantando nella band). In brevissimo tempo il gruppo diventò un must delle serate dei migliori club di Roma (Classico, Big Mama, Palladium, Alpheus, Jake&Elwood, Akab, Piper Club, Caffè Latino, Radio Londra) facendo più di 1000 concerti su e giù per l'Italia suonando in feste di piazza, a San Giovanni per il 1° Maggio, varii Festival, al Palaeur, Jazzfest '92, Sanremo Blues, partecipando inoltre a trasmissioni televisive come "Avanzi”, “Sanremo Estate”, "Roxy Bar", "Domenica In", “T.R.I.B.Ù.” su TMC, vincendo la gara tra complessi italiani nel progamma televisivo "Boom" su Canale 5. La sensazione più forte che mi rimane di quel periodo è aver constatato di persona quanto il pubblico avesse un bisogno, quasi primordiale, di musica live; le performance erano come una funicolare impazzita: tu partivi con la tua musica dal palco ed il pubblico subito all’unisono rispondeva dalla platea rimandandoti la palla senza soluzione di continuità.
Dedicarsi ai nuovi talenti è stato un percorso naturale per te? Puoi spiegarci perché, un musicista di successo, decide di scrivere per altri e di produrli?
Il giorno dopo aver deciso di fermarci con La Bottega eravamo come al solito a lavorare in studio di incisione, (Fiorella Mannoia, Franco Califano) per cui il processo da artisti a produttori è stato una normale, naturale ed indolore passaggio. Valorizzare nuovi artisti, cercando di comprenderne le intenzioni espressive anche scrivendo canzoni, facendolo sempre in riferimento all’artista che mi trovavo a produrre è stata da subito la mia mission.
Vuoi condividere con i lettori di leggocassino, quali produzioni ti hanno coinvolto di più non solo artisticamente ma anche emotivamente?
Sicuramente aver scoperto prodotto e scritto per Giorgia, Alex Baroni e Marco Mengoni mi ha coinvolto tantissimo artisticamente, ma forse quella che emotivamente mi ha scosso di più è quella legata al grande e compianto Alex Baroni
Sicuramente avrai lavorato spesso nelle zone del cassinate, ricordi qualche concerto in particolare? Qualche aneddoto che ti è rimasto più nella mente?
Beh La famiglia di Fernando Ciucci era originaria di Cassino, per cui ogni volta che eravamo da quelle parti era sempre come essere a casa: tanto affetto, grandi suonate, e… grandi magnate!!!
Attualmente c'è qualche giovane artista che ti ha fatto scattare di nuovo la voglia di produrre?
Assolutamente si! Quando è venuto a mancare mio fratello Piero ho avuto un bel momento di sbandamento ma poi grazie al mio amico storico Marco Lecci ho trovato la forza di ripartire e, dal 2016, questo nuovo/antico sodalizio ha dato i suoi frutti. Stiamo per uscire con nuove proposte artistiche nelle quali crediamo molto (vedi un po’). La prima è un gruppo: TIGRI DA SOGGIORNO, non starò qui a convincervi del loro spessore artistico, seguiteli e poi ne riparleremo.
Sei anche un bravissimo insegnante (con la Neverland Angels APS, abbiamo avuto la fortuna di organizzare la Masterclass "Scrivi qualcosa per me" al Museo Provinciale Campano di Capua), ci parli un po’ del tuo progetto, di come è strutturato?
Io quest’anno “festeggio” 50 anni di professionismo nella musica; penso di avere accumulato negli anni un tale patrimonio artistico ed esperienziale che penso sia giusto ridistribuirlo alle nuove generazioni di musicisti. Per me è stato un grande onore, e di questo ti ringrazio, essere stato invitato a Capua; è stata un’esperienza che porto nel cuore. Quello che cerco di trasmettere ai giovani che partecipano alle mie masterclass è la ricerca della propria unicità che ognuno di noi ha. Bisogna solo trovarla e farla uscire fuori.
Quali saranno i prossimi appuntamenti con La Bottega dell'Arte? Sarete in tour, ci saranno dischi in uscita?
Permettimi di raccontare come siamo arrivati a riaprire La Bottega: Alberto ed io, abbiamo sempre continuato a fare musica come ho detto, ma ad un certo punto la voglia di rifare la propria, quella con la quale tutto era iniziato, ha preso il sopravvento su tutto il resto, ed anche per onorare le dolorosissime perdite di Fernando e Piero, abbiamo deciso di ripartire. Non era facile trovare chi potesse prendere il loro posto; ma abbiamo subito pensato a Claudio Zitti come pianista e tastierista, e poi lo stesso Claudio ha indicato in Saverio Pietropaolo il chitarrista; tra noi quattro ha funzionato subito e, con tante prove tanta cura dei particolari e tanto rispetto per chi ci conosceva già, ma con una rinnovata attenzione per avvicinare nuovo pubblico, siamo ripartiti ed a breve uscirà un nuovo album interamente registrato dal vivo in teatro, nel quale vengono riproposti tutti i nostri successi ed anche quei successi che abbiamo scritto per altri artisti. Nei nostri live c’è un bel mix tra genitori che vengono a sentirci per ricordare, e i figli che a fine concerto ci fanno i complimenti perché non pensavano suonassimo così!
Questa estate saremo in tour!
Un'ultimissima domanda, so di un'Opera Rock che hai scritto, è un argomento a cui tengo moltissimo, mi dici quando, dove e perché è nata?
Era una domenica di aprile del '73, mio fratello Piero ed io trovammo questo libro su una bancarella al mercatino di Porta Portese: FAUST di Goethe. Ci venne subito l'idea di farne un'Opera Rock, come il Jesus Christ Superstar che avevamo visto al cinema pochi giorni prima. Sull'onda dell'entusiasmo scrivemmo subito cinque canzoni, le provammo subito con La Bottega dell'Arte, che stava per "aprire"; la Bottega aprí ma purtroppo, quelle cinque canzoni rimasero chiuse in un cassetto, perché gli eventi ci portarono a fare "altro" per i trent'anni successivi. Nel 2004 mi tornò la voglia di lavorare di nuovo a quel progetto rimasto in soffitta per tanto tempo e lo finii. Ho scritto trentacinque canzoni, forse pure troppe! Nei vent'anni successivi, mentre ero indaffarato di nuovo a fare "altro", ogni tanto riascoltavo le canzoni: correggevo, riscrivevo cancellavo, mi confrontavo con Piero, aggiustando il tutto sempre un po'. Ora sono qua finalmente con la forza di provarci e di far partire questo sogno nato tanti anni fa. FAUST - Opera Rock degli anni '70.
Infine cosa vuoi dire ai lettori di leggocassino.it?
Bisogna recuperare urgentissimamente il lavoro vero, lo studio, la gavetta unita alla conoscenza di ciò che si sta facendo… Questo consentirà alla creatività di andare avanti, continuando ad interessare ed affascinare, e a noi di non rimanere ostaggio sempre della stessa canzone, che si ripete all’infinito…
Purtroppo il tempo è volato, starei ancora ore ed ore a farmi raccontare cose da Massimo, ma è ora di andare, ognuno di noi ha degli altri impegni di lavoro e dobbiamo scappare con la promessa di rivederci presto.
Articolo precedente
Il Comune di Rocca d'Evandro aderisce al progetto “Costruiamo la gentilezza”Articolo successivo
"Al Consorzio Valle del Liri tariffe tra le più basse del Lazio"