Cultura - Un'intervista esclusiva a una leggenda della musica italiana, tra ricordi emozionanti, aneddoti inediti e nuove sfide artistiche. L'appuntamento ai lettori di LeggoCassino: "In primavera, suoneremo anche in Lazio e in Campania"
Milano, metà gennaio, in un bar della zona nord, mi sono ritrovato insieme con altri musicisti e, tra loro, uno che ha davvero fatto la storia: Giorgio "Fico" Piazza. Davanti ad una tazzina di caffè, abbiamo chiacchierato a lungo su cos'era la musica e di come sta diventando in questi ultimi anni. Giorgio, con la sua elegante gentilezza, quasi disarmante, mi ha raccontato di quanto fossero "rivoluzionari" i musicisti a cavallo tra i '60 e i '70 ed io, durante i suoi racconti, come ho sempre fatto quando ho avuto la fortuna di incontrare questi artisti con una A maiuscola, mi sono "perso" sognando di vivere quei momenti così magici, magari in uno di quei furgoncini pieni di chitarre e amplificatori.
Ciao Giorgio, il piacere di averti conosciuto, mi ha dato lo spunto per chiederti se hai voglia di farti intervistare per leggocassino.it. Come accennavo nella prefatio, sentirti parlare mi ha fatto "viaggiare" in quell'epoca d'oro e vorrei che anche i nostri lettori potessero avere questa fortuna. Quando hai iniziato ad avere la consapevolezza che la Musica ti stava coinvolgendo così tanto da sentire l'esigenza che non poteva essere solo un hobby?
A quindici anni, precisamente nel 1960, le corde di chitarre acustiche iniziarono a "vibrare" sotto le mie dita e da quel momento, la Musica ha rubato la mia Anima.
Guardando Giorgio a metà anni '60, cosa vedi in lui?
Noi eravamo pieni di entusiasmo, ero e sono ancora oggi, un fiume in piena, l'energia spruzza da ogni mio poro. Sono nato il primo giorno di primavera, alla fine della seconda guerra mondiale (21 marzo 1945), cosa dire di più?
Ci puoi raccontare del tuo incontro, del percorso fatto con Demetrio Stratos e delle "energie" che sono confluite in voi?
Ci incontrammo perché Demetrio frequentava la facoltà di Architettura all'Università e questo portò entrambi a frequentare uno dei luoghi più emblematici per i ragazzi appassionati di musica di quegli anni: "La Casa dello Studente". All'epoca suonavo con Giorgio Giuliano e i Keen's e dovevamo sostituire il cantante, fu naturale intraprendere un percorso insieme con Demetrio. Per qualche anno questa collaborazione ci diede tante soddisfazioni. Formammo anche una band, Bags Groove, con un giovanissimo chitarrista inglese di nome Ritchie Blackmore. Poi i nostri percorsi si divisero Ritchie andò prima con i Trip e poi con una delle band più importanti del panorama mondiale, i Deep Purple, Demetrio con gli Area e io con I Quelli che poi divennero Premiata Forneria Marconi.
Ci racconti de "I Quelli" che, oltre ad essere un gruppo che si esibiva in tutta la nostra penisola, faceva parte delle sessioni di registrazione dei dischi più importanti degli anni '60 (Battisti, Mina e Celentano, tanto per citare solo alcuni) e perché poi diventaste PFM.
I Quelli, era un gruppo di successo formato da session men molto richiesti. Registravamo tantissimi dischi che sistematicamente arrivavano nei primi posti delle classifiche, (all'epoca si vendevano davvero milioni di dischi). Il ricordo più bello è legato alle registrazioni di "Emozioni" di Battisti. In studio ci commuovemmo tantissimo, non riuscimmo a frenare le lacrime, a partire dal produttore Giampiero Reverberi, a Maurizio Vandelli a tutti noi musicisti e tecnici. Effettivamente capimmo subito che stavamo realizzando un'opera di assoluto valore. Registrammo anche "La buona novella" con De Andrè ma, stranamente, di quella registrazione, ho ricordi molto vaghi. I Quelli divennero Premiata Forneria Marconi perché c'era in noi l'esigenza di scrivere, produrre brani nostri, di esibirci sui palchi con la nostra musica.
Cosa rappresenta per Giorgio Piazza, Lucio Battisti, sia sotto il profilo umano che artistico?
Come dicevo, l'incontro con Lucio ci segnò. Certo ho avuto la fortuna di collaborare con tantissimi artisti, da Blackmore a Demetrio Stratos, da Celentano a Mina, però, soprattutto quel disco, fu qualcosa di unico, Lucio era "talento puro" ed è per questo che le sue canzoni, la sua musica, resteranno per sempre.
Voi, insieme con Osanna, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, New Trolls, Balletto di Bronzo, Trip, Goblin, Perigeo, Area e tantissimi altri gruppi, avete iniziato un nuovo corso musicale, fondendo sonorità rock con influenze classiche, jazz eccetera, dando vita al cosiddetto Prog Rock Italiano, che è un genere di musica molto apprezzato ancora oggi, soprattutto all'estero, ma puoi spiegare ai nostri lettori, come nasce questo genere di Rock che ha influenzato, e continua a farlo ancora, tantissimi artisti europei e americani?
In quegli anni si poteva sperimentare, per fortuna le case discografiche ce lo permettevano. C'era chi arrivava dal Rock'n'roll, altri dalla musica colta, alcuni erano appassionati di Jazz e Blues. Questo faceva si che ci "aprissimo" fondendo i vari stili. Tutti pensavamo, ben vengano le tecniche della musica Classica, ben vengano le armonie Jazz, l'energia del Rock e la malinconia del Blues, fondere tutti questi generi musicali, portava ogni gruppo ad avere uno stile unico, senza tralasciare una cosa importante, le grandi melodie che arrivavano dalla tradizione italiana. Questo, sicuramente ha fatto si che il Rock Progressivo Italiano continui ad essere, ancora oggi, uno dei generi di musica più apprezzati a livello mondiale.
Ci racconti qualche aneddoto di quando, con la PFM, stavate registrando "Storia di un minuto", capolavoro assoluto della musica mondiale?
Beh, brani come "La carrozza di Hans", "E' Festa" e "Impressioni di Settembre", sono l'emblema di un capolavoro. Certamente non sta a me dirlo ma, oggettivamente, è così. Si creò una sorta di energia magica tra noi. Franco Mussida, Flavio Premoli, Franz Di Cioccio, Mauro Pagani e il sottoscritto, capite di cosa parliamo?
Hai collaborato con tantissimi musicisti italiani ed internazionali, puoi raccontarci chi di loro ti ha lasciato di più sotto l'aspetto emozionale?
Sicuramente Greg Lake (Emerson, Lake & Palmer), uno dei musicisti più influenti della musica del '900, cantò con noi "21st Century Schizoid Man", in quell’occasione poi, mi regalò il basso che uso ancora oggi, emozioni su emozioni.
Ci parli dei tuoi progetti attuali?
Attualmente sto girando in teatro con un mio progetto raccontando la mia storia attraverso canzoni, foto, filmati, aneddoti, tutto vero e documentato, niente fake ah ah ah. Collaboro, inoltre con la Carmine Capasso Band, con loro spesso ci esibiamo nel Prog Night, uno dei festival più importanti d'Italia con il quale, in primavera, suoneremo anche in Lazio e in Campania. A proposito, vi aspettiamo ai nostri concerti dove sarò felicissimo di incontrare e salutare i lettori di leggocassino.it.