Democrazia in Italia: principi e distorsioni

Rubriche - Oggi nella rubrica "Cittadinanza e Democrazia" di Antonella Delle Donne pubblichiamo il contributo inviato da un lettore che concentra l’attenzione sui principi che ispirano la Democrazia nel nostro Paese e sulle loro distorsioni

Democrazia in Italia: principi e distorsioni
di Dario Nicosia - Pubblicato: 14-01-2025 09:03 - Tempo di lettura 2 minuti

Cittadinanza e Democrazia. Questa settimana pubblichiamo il contributo inviato da un lettore della rubrica, Dario Nicosia, che concentra l’attenzione sui principi che ispirano la democrazia nel nostro Paese e sulle loro distorsioni.

Democrazia in Italia: principi e distorsioni “L'articolo 1 della Costituzione italiana enuncia un principio fondamentale: l'Italia è una Repubblica democratica, sancendo in modo inequivocabile che la nostra nazione non potrà mai tornare a essere una monarchia. Questa affermazione non è solo una negazione del passato monarchico, ma anche un impegno verso un’idea di sovranità popolare che si contrappone a qualsiasi forma di potere dinastico o autoritario. Tuttavia, sebbene il principio della sovranità popolare sia ben radicato, questo ideale si scontra frequentemente con la realtà concreta del sistema democratico italiano. Se da un lato la nostra Repubblica è costruita su solide basi costituzionali – la sovranità appartiene al popolo, esercitata tramite il suffragio universale – dall’altro emergono criticità che ostacolano una piena realizzazione di questi principi. Un esempio emblematico è rappresentato dal suffragio universale, che nel nostro Paese si riduce spesso a una scelta tra una classe politica di "nominati".

Le leggi elettorali, infatti, hanno delegato alle segreterie di partito la decisione su chi possa essere votato, limitando l'elettore a una scelta tra nomi già definiti nelle liste. Questo svuota di significato il principio democratico di una scelta libera e consapevole, poiché restringe le reali opzioni disponibili e impedisce un vero dibattito sui candidati. La democrazia rappresentativa, quindi, perde parte della sua sostanza e si trasforma in un processo formale che non sempre rispecchia la volontà popolare. A questa distorsione si aggiunge un altro aspetto critico: il "pensiero magico" che permea il dibattito politico e sociale. In un contesto in cui la politica viene spesso ridotta a una questione di "chi dice cosa", il dissenso e il pluralismo vengono frequentemente delegittimati, facendo sì che l’opinione pubblica venga manipolata in funzione di interessi di parte.

Questo processo non solo indebolisce il pluralismo, ma tende anche a creare l’illusione di una "unità" che, in realtà, si traduce in una negazione del confronto aperto e costruttivo. Questa manipolazione è particolarmente evidente nel caso della propaganda legata al referendum abrogativo della cosiddetta legge Calderoli. In questa occasione, alcune forze politiche hanno deliberatamente fatto passare l’idea che il referendum riguardasse una norma in grado di modificare la Costituzione. In realtà, il referendum abrogativo, previsto dall’articolo 75 della Costituzione, può riguardare esclusivamente leggi ordinarie e non ha alcun potere di modificare la Carta costituzionale.

Presentare una legge ordinaria come se fosse uno strumento di revisione costituzionale rappresenta un grave atto di disinformazione, che compromette la capacità degli elettori di comprendere la reale portata della consultazione e di esprimere un voto consapevole. Questa confusione si inserisce in una mancata distinzione tra il referendum abrogativo e il referendum confermativo, previsto dall’articolo 138 della Costituzione. A differenza del primo, che serve a eliminare una legge ordinaria o parte di essa, il referendum confermativo riguarda le leggi di revisione costituzionale che non abbiano ottenuto l'approvazione da parte del Parlamento con la maggioranza qualificata dei due terzi. In questi casi, è la stessa Costituzione a prevedere che sia il governo, un quinto dei parlamentari o 500.000 elettori a poter richiedere il referendum, come condizione imprescindibile per confermare o rigettare tali modifiche. Questo passaggio è fondamentale per comprendere che il referendum confermativo non è opzionale, ma una garanzia costituzionale di tutela della sovranità popolare nelle revisioni della Carta fondamentale. Confondere o equiparare i due tipi di referendum, ignorando le loro differenze sostanziali e costituzionali, non solo disorienta i cittadini, ma tradisce anche il principio fondamentale della democrazia: il rispetto per la capacità critica e intellettuale dell’elettorato. Questo tipo di manipolazione altera profondamente il dibattito pubblico, piegandolo a logiche di propaganda che danneggiano la trasparenza e la fiducia nelle istituzioni democratiche.

Queste distorsioni delle regole democratiche non sono un caso isolato, ma rappresentano un esempio di come, in Italia, i concetti di democrazia vengano frequentemente usati in modo strumentale, piegandoli agli interessi contingenti di chi detiene il potere. Un esempio particolarmente evidente è il dibattito sul terzo mandato per i presidenti di regione. Una norma che, fino a ieri, non era considerata particolarmente problematica, oggi diventa oggetto di aspre contestazioni perché alcuni presidenti in carica la ritengono limitante per le proprie aspirazioni politiche. Alla luce di tutto questo, la riflessione finale non può che essere amara, ma necessaria. La democrazia non può essere ridotta a un mero esercizio di convenienza politica o a una somma di procedure formali.

Essa ha bisogno di onestà intellettuale, di un’etica pubblica condivisa e di una classe dirigente capace di anteporre il bene collettivo alle proprie ambizioni. Solo se la politica riscopre il suo ruolo di servizio alla comunità e se le regole democratiche vengono rispettate in modo autentico, sarà possibile evitare che la nostra Repubblica diventi una caricatura di sé stessa, tradendo non solo lo spirito dei costituenti, ma anche le aspettative di chi continua a credere in una partecipazione democratica genuina” E tu cosa ne pensi? Scrivi a redazione@leggocassino.it 





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