Cassino-Savoia, dopo gli scontri scattano gli arresti: in tre ai domicialiari

Cronaca - Intanto la dirigenza del Cassino calcio replica al patron della squadra campana Emanuele Filiberto: "Colpa dei cancelli del Salveti? Sarebbe come dire che se un giorno dovessimo avere l'onore di condividere un pranzo con Sua Altezza Reale e qualcuno dovesse portare via l'argenteria con cui è stata apparecchiata la tavola, la colpa sarebbe di chi non ha custodito quelle preziose posate in cassaforte"

Cassino-Savoia, dopo gli scontri scattano gli arresti: in tre ai domicialiari
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 26-10-2024 12:03 - Tempo di lettura 2 minuti

Nella giornata di ieri, a distanza di 48 ore dagli scontri che sono avvenuti a Cassino durnate la sfida tra Cassino e Savoia, le forze dell'ordine, in particolare il personale delle Digos della questura di Frosinone e gli agenti del commissariato di Cassino, sono intervenuti prontamente. Grazie alla loro attività di identificazione, sono riusciti a riconoscere e arrestare tre dei tifosi coinvolti, che sono stati posti agli arresti domiciliari in "flagranza differita". Le autorità stanno ora lavorando per identificare gli altri invasori e valutare l'emissione di un provvedimento di Daspo.

Tuttavia, restano gli interrovativi: com’è stato possibile che oltre cinquanta tifosi della squadra ospite abbiano agito indisturbati sul manto erboso del ‘Salveti’ lanciando fumogeni e bombe carta verso le curve e gli spalti dove sedevano i tifosi del Cassino? E ancora: chi ha permesso agli ultras del Savoia di lasciare gli spalti in contemporanea con l’uscita dei tifosi locali arrivando così agli scontri che hanno costretto due ragazzi di Cassino a dover ricorrere alle cure mediche?

Sono molti gli interrogativi dopo quanto accaduto mercoledì pomeriggio nel corso dell’ottava giornata del campionato di serie D (girone G): sul campo ha vinto il Cassino, che ha agganciato la vetta battendo la squadra campana per 3 reti a 1. Fuori dal campo hanno perso tutti: a distanza di 15 anni dagli scontri che si sono verificati nel corso dell’amichevole Cassino-Frosinone, il ‘Salveti’ è tornato palcoscenico di scontri tra tifoserie ed episodi violenti.

Eppure, quella di mercoledì pomeriggio, sulla carta non era una partita ad alto rischio: tra le due tifoserie non c’è infatti mai stata un’accesa rivalità. I disordini sono però iniziati quasi subito, già nel corso del primo tempo alcuni facinorosi hanno tentato di fare invasione in campo. Nell’intervallo, indisturbati, alcuni ultras del Savoia hanno divelto il cancello e hanno percorso 50 metri lanciando fumogeni e bombe carta. Com’è stato possibile che nessuno li ha fermati? E soprattutto: come hanno fatto ad entrare nello stadio con le bombe carta?

Senza dubbio c’è stata qualche falla nei controlli, nonostante la polizia abbia tentato comunque di garantire il servizio d’ordine. Falle che si sono registrate non solo all’ingresso, ma anche all’uscita. Ai tifosi locali non è stato infatti concesso il tempo di defluire perché subito sono usciti anche i tifosi del Savoia che hanno poi picchiato due ragazzi di Cassino con le mazze da baseball ed hanno rivendicato il gesto compiuto sui social condendo la foto con una didascalia eloquente: “bottino di guerra”.

Il ‘movente’ di quanto accaduto va probabilmente ricercato nel fatto che il Cassino è gemellato con la Casertana e mercoledì allo stadio c’era anche uno striscione della squadra campana, invisa ai tifosi della squadra di Torre Annunziata. Le parole del patron del Savoia Emanuele Filiberto che ha preso le distanze dai facinorosi ma allo stesso tempo ha evidenziato le falle nella gestione della sicurezza non sono piaciute alla dirigenza del Cassino calcio ed hanno invitato il principe a fare una visita in città. 

All’indomani dell'accaduto Emanuele Filiberto aveva infatti rilevato che “lo stadio Salveti ha dimostrato di essere inadeguato ad ospitare un numero sostenuto di fan come accade quando gioca il Savoia in trasferta in quanto il cancello dal quale sono penetrati i vandali per la loro scorribanda sul terreno di gioco, non era dotato di una solida chiusura e non era adeguatamente sorvegliato”.

La dirigenza del Cassino calcio rispedisce le critiche al mittente e fa chiarezza: “Le strutture dello stadio Salveti, con particolare riguardo ai cancelli, rispondono a tutte le prescrizioni normative in termini di sicurezza.  Per questo motivo non è imputabile ad un malfunzionamento o ad una cattiva taratura degli impianti l'invasione di campo compiuta da un gruppo di delinquenti, incapace di rispettare le regole del vivere civile. Altrimenti, per dirla con una boutade - spiega ancora la dirigenza cassinate - potremmo quasi dire che, se un giorno dovessimo avere l'onore di condividere un pranzo con Sua Altezza Reale e qualcuno dovesse portare via l'argenteria con cui è stata apparecchiata la tavola, la colpa sarebbe di chi non ha custodito quelle preziose posate in cassaforte". Intanto le indagini vanno avanti e si cerca di risalire ai responsabili: la squadra è già stata multata dal giudice sportivo con uan sanzione di 4.500 euro.
 





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