Opinioni - Lo stesso Renzi che di ambizioni e di leaderismo non fa difetto sta ritornando alla casa madre dei post comunisti dopo aver tentato in tutti i modi di ricostruire un centro moderato che mal si concilia con il leaderismo. La tristezza è pensare che queste riforme dovrebbero proporle e votarle quegli stessi Parlamentari che sanno con certezza che con il voto di preferenza non verrebbero eletti nemmeno nel proprio condominio
Il centro come luogo magico dove i Partiti pensano di potersi collocare per accaparrare voti. Tutti vorrebbero evocare ciò che la storia non potrà ripetere sia per la statura di quegli uomini sia per la tensione morale che ne aveva determinato la costituzione: la Democrazia Cristiana. Nata per dare una risposta ai cattolici impegnati nel sociale attraverso la politica, e poteva rappresentare il "centro" non solo per i valori moderati di cui era portatrice ma soprattutto perchè quel sistema elettorale proporzionale puro poteva garantire l'esistenza stessa di un centro politico.
Con l'attuale sistema maggioritario la politica si è polarizzata tra la destra e la sinistra, pur con svariate sfumature, ma o si è da una parte o dall'altra. Silvio Berlusconi aveva intuito che solo attraverso un unico grande soggetto politico si poteva ritornare ad occupare il centro della politica, e generò dal cappello magico il PDL. Quell'esperienza fallì per egoismo dei diversi soggetti, ma era l'unica strada per creare di nuovo un centro. Oggi esiste un centro del centrodestra ma anche un centro del centrosinistra, due centri divisi non da visioni politiche contrastanti ma da un sistema elettorale che ti costringe a scegliere una delle due parti.
Minio Martinazzoli, l'ultimo segretario della DC poi Partito Popolare Italiano, nonostante questo sistema maggioritario posizionò il PPI al centro raggiungendo anche un lusinghiero successo con percentuali di oltre il 20% ma con il sistema maggioritario vinse Forza Italia ed il PPI per la prima volta dalla nascita della Repubblica non fece parte del Governo del Paese.
Senza cambiare la Legge elettorale non sarà più possibile ricostruire un centro vincente ed autosufficiente è la struttura elettorale dei Partiti che va cambiata, troppo leaderismo, troppo egoismo, troppo individualismo ed una serie di lacchè che fanno carriera non avendo alle spalle nulla. I vari cespugli di centro esistono ma un Renzi o un Calenda o lo stesso Lupi e Cesa perchè dovrebbero rinunciare alla loro vanità di essere leader anche se di loro stessi ?
Pur vero che cambiando solo il sistema elettorale da maggioritario a proporzionale non si cambierebbe di molto, ma se si introducesse, come per le elezioni europee, una soglia di sbarramento almeno del 5% già potremmo avere un quadro più rappresentativo e semplificato.
Lo stesso Renzi che di ambizioni e di leaderismo non fa difetto sta ritornando alla casa madre dei post comunisti dopo aver tentato in tutti i modi di ricostruire un centro moderato che mal si concilia con il leaderismo. La tristezza è pensare che queste riforme dovrebbero proporle e votarle quegli stessi Parlamentari che sanno con certezza che con il voto di preferenza non verrebbero eletti nemmeno nel proprio condominio.
Sperare non costa nulla, ma la triste realtà ci dice che il sistema elettorale non verrà cambiato, che le preferenze non verranno mai reintrodotte e che gli elettori saranno sempre di meno a frequentare le urne elettorali, ed i politici saranno sempre più contenti di non rispondere agli elettori ma solo a continuare a svolgere al meglio il ruolo del lacchè.
Un classe politica che si auto delegittima ma pronta a strillare contro il complotto di una parte della Magistratura cresciuta proprio grazie ad uan serie di Leggi che la politica ha approvato. Il silenzio omertoso di gran parte del centrodestra difronte al caso Toti dimostra che ancora è forte quella forma timore reverenziale nei confronti dell'intellighenzia di sinistra.
Noi elettori siamo vittime indifese di questo sistema che richiederebbe una classe politica più forte con un mandato elettorale personale attraverso il voto di preferenza, un voto che rafforza l'intera classe politica anche al confronto con gli altri poteri dello Stato.
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