Opinioni - La battaglia su Frosinone e su altri Comuni, inclusa la Regione Lazio va inquadrata all’interno di un contesto squisitamente politico di più alto rango, parte dalle periferie, passa da Roma fino ad approdare in Europa e viceversa
Si scrive Frosinone ma si legge altro. Il riposizionamento di Forza Italia in diversi Comuni è politico non sembra sia legato solo a fattori locali, questi sono solo la scusa per riaffermare la propria collocazione.
Caso emblematico è al Comune di Veroli, Forza Italia ha presentato il proprio simbolo in una battaglia che si conosceva dall’inizio fosse difficile, ma lo ha fatto per ribadire la propria esistenza e la propria collocazione autonoma rispetto a Lega e Fdi che si sono accasate con il PD.
Lo spazio a destra diventa sempre più angusto, conteso tra la Lega e Fratelli d’Italia con quest’ultimo che attraverso i Conservatori europei si avvicina al centro nella speranza di trovare più spazi di manovra.
Invece è proprio al centro che è nata Forza Italia e quello spazio lo difende e lo rivendica nei numeri e nella politica, e le rivendicazioni passano attraverso la richiesta di maggiore spazio e rispetto non solo per i numeri ma soprattutto perché è il centro che consente all’Italia di potersi sedere ai tavoli nei consessi europei dove si fanno le scelte importanti sulla vita dei cittadini europei.
Tajani dice una elementare verità, non offende nessuno, quado evidenzia che il costituendo gruppo dei patrioti europei sarà irrilevante; la condizione essenziale per questa irrilevanza passa dal ruolo del PPE e da quello di Forza Italia. Se il Ppe attraverso FI riuscisse ad avere con il gruppo dei Conservatori una forma di desistenza aumenterebbe ancora di più la propria importanza e la propria centralità.
Su alcuni temi dirimenti la stessa Meloni ha sposato cause e idee del PPE, quali l’atlantismo convinto, il sostegno incondizionato all’Ucraina, il sostegno incondizionato ad Israele, a differenza della Lega che ha sposato cause sostenute da una Le Pen sempre più ambigua nei suoi rapporti con Putin, sempre più convinta di stare dalla parte della Russia e non dell’Ucraina.
Forza Italia è nata dalle ceneri della Democrazia Cristiana e del Partito socialista, un Partito cristiano non confessionale, liberale ed occidentale e queste origini quando risuonano devono trovare una collocazione sempre più evidente nel centro dello schieramento politico nazionale ed internazionale. Riaffermare la propria centralità significa anche riconoscere le libertà individuali delle persone, libertà di scelte sui diritti civili, libertà di poter dissentire da chi propone le classi diversificate per i più fragili, libertà di differenziarsi da chi propone soluzioni troppo radicali ed estreme.
Che il segretario nazionale del Partito sia anche Ministro degli Esteri non è un caso, è il riconoscimento del ruolo determinante di FI nel contesto internazionale ed all’interno del PPE; e questo ruolo deve trovare soddisfazione anche sul terreno nazionale e locale, del resto gli ultimi risultati elettorali sono a sostegno delle richieste giuste e sacrosante.
A Frosinone, ad esempio, non è tanto ciò che si può ottenere in più, penso molto poco, ma ribadire che è mancato il dovuto rispetto nei confronti di FI, perché lavorare in un gruppo dove si organizza una grave scorrettezza ai danni del Capogruppo consiliare di FI, va esattamente nella direzione opposta a quanto intende, invece, affermare il Partito attraverso il Sen Fazzone.
Questo è il grave errore del Sindaco nell’aver sottovalutato questo aspetto, proteso, invece, a capire come sistemare nuove caselle che nessuno, mi sembra, abbia chiesto. È naturale che una tale mancanza di rispetto e di lealtà oggi chieda un prezzo da pagare.
E’ il segnale che FI sia cambiata sul territorio e sia passata da una gestione personalistica, ad una gestione collegiale dove è più forte la richiesta di politica e con essa maggiore serietà e rispetto nei rapporti con i partiti di centrodestra.
La battaglia su Frosinone e su altri Comuni, inclusa la Regione Lazio va inquadrata all’interno di un contesto squisitamente politico di più alto rango, parte dalle periferie, passa da Roma fino ad approdare in Europa e viceversa.
Fazzone non è solo il coordinatore regionale di FI è anche il responsabile nazionale di tutti i coordinatori regionali, che non stiamo parlando di un dirigente di partito periferico lontano dalle strategie di politica nazionale, convocarlo ad un tavolo nazionale per discutere di Frosinone significa invitarlo a nozze, sarebbe bastato solo meno arroganza da parte di qualcuno.
Il problema reale è quando sui territori si scaricano scelte di questa importanza, bisognerebbe poter contare anche su una classe dirigente pensante perché con i soli signorsì le idee non vanno avanti, ed alcune posizioni possono apparire strumentali.
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