Ha vinto Salera con una buona comunicazione, la dietrologia non serve

Opinioni - L'analisi del voto di Riccardo Pignatelli: "A Cassino si registra una maggioranza del Centrodestra  alle europee ed una del Centrosinistra  alle amministrative, il che significa che anche elettori del centrodestra hanno votato per il sindaco uscente e le sue liste"

Ha vinto Salera con una buona comunicazione, la dietrologia non serve
di Redazione - Pubblicato: 14-06-2024 19:10 - Tempo di lettura 3 minuti

di Riccardo Pignatelli

Proviamo a fare una analisi meno conformista del voto dell’8 e 9 giugno, circoscritta al Comune di Cassino e sezionata in voto amministrativo e voto politico, più sinteticamente il voto per l’elezione del sindaco e quello per i seggi di europarlamentare a Bruxelles, analizzando i fatti accaduti con categorie sociologiche ed elementi di marketing elettorale. Ciò che ne viene fuori è una realtà che si descrive da sola, senza alcuno sforzo critico  o interpretazione ermeneutica della politica locale, ma semplicemente fatti sotto gli occhi di tutti, comprensibili anche con le semplici regole di senso comune.

Ha vinto al primo turno il sindaco uscente, dott. Enzo Salera, con una campagna elettorale basata su una comunicazione comprensibile a tutti, il racconto di ciò che è stato fatto nei cinque anni di amministrazione, anche tra le difficoltà poste dalla pandemia e dalle scarse risorse finanziarie a disposizione  a seguito del dissesto dell’Ente, ed una sapiente e ponderata composizione delle liste elettorali dell’aggregazione di centrosinistra, cosa peraltro rimarcata dallo stesso sindaco in una intervista rilasciata appena dopo la conferma del voto, nella quale ha escluso categoricamente ogni sorta di complottismo partitico o di altro genere. Il risultato, quasi plebiscitario, ha premiato l’Amministrazione uscente, tutto il resto rischia di diventare inutile dietrologia, a cui è bene sottrarsi.

Sul fronte opposto, quello di centro destra per intenderci, il candidato sindaco, l’avv. Arturo Buongiovanni,  in soli due mesi ha cercato di dare una identità, prima culturale, visto i temi della sua campagna elettorale, e poi politica, in senso unitario, alla sua coalizione  ereditando però un pregresso fatto di mancata opposizione ( intendo come ruolo) da parte dei partiti del suo raggruppamento ed una composizione delle liste fatte in alcuni casi di riempitivi che non hanno poi votato neanche se stessi, cosa di non  poco conto che si pone poi alla base del risultato elettorale successivo.

Le altre coalizioni in campo hanno espresso il peso delle loro liste e nulla di più Il senso di questo breve corsivo  è  però quello di commentare soprattutto il voto, che essendo espresso con la preferenza e con il sistema proporzionale per l’attribuzione dei seggi alle liste, sia per le europee che per le amministrative ( ancorchè corretto in senso maggioritario per l’elezione dei sindaci dei comuni con oltre 15.000 abitanti) ci permette di trarre alcune conclusioni. La prima è che nel voto amministrativo conta soprattutto il rapporto diretto con gli elettori e l’opinione pubblica e questo ce l’ha solo chi fa politica attiva permanente, cioè quotidiana, o chi  amministra ed ha un determinato gradimento dell’opinione pubblica.

Il voto di primo turno è sempre un voto di porta a porta e, quindi, contano le liste ancor prima che i candidati sindaci, fatta eccezione per chi ha già una notorietà politica o amministrativa che si può spendere. La seconda, è che gli elettori in tutte e due i casi di voto hanno esercitato la propria sovranità in modo consapevole, distinguendo il voto politico da quello amministrativo, tanto che a Cassino si registra una maggioranza del Centrodestra  alle europee ( circa il 70%) ed una del Centrosinistra  alle amministrative ( circa il 63%), il che significa che anche elettori del centrodestra hanno votato per il sindaco uscente e le sue liste (voto disgiunto con le europee).


La  terza questione è che la preferenza o la libertà di scelta, non consente ai partiti di fare il solito paccotto  che possono propinare ai propri elettori con il sistema elettorale in vigore per le politiche, dove le segreterie predispongono sia le liste che gli eleggibili, travisando in tal modo uno dei cardini della democrazia, la sovranità piena degli elettori, che dovrebbero avere come contrappeso al potere dei partiti di fare le liste almeno la scelta con il voto di preferenza dei candidati ( v. G. Sartori  “ Democrazia cos’è”).


Per quanto attiene poi alla rappresentanza in Europa si è visto che nel Basso Lazio a decidere è ancora la città di Roma e le grandi lobby partitiche, sia dell’uno che dell’altro polo, cosa che è una vera iattura per il territorio dell’alta e bassa Ciociaria. Sfugge ai molti che persistendo in questa logica di potere presto il partito del non voto, già oggi maggioritario ma assente dalla competizione, potrebbe manifestarsi in altre forme e diventare maggioranza politica schiacciando i partiti tradizionali e le loro èlites, come è avvenuto in passato con il M5S.


Per concludere, dal voto sembra venir fuori un quadro che descrive una sorta di liquidità degli elettori di destra e di sinistra che, quando sono chiamati al voto con la preferenza, si pongono di contrappeso al potere autoreferenziale dei partiti di orientare  i consensi  anche quando viene meno il gradimento rispetto alle scelte fatte o alle liste bloccate, e votano di conseguenza. Ciò avviene sia sul piano nazionale che sul piano locale, proprio come si è verificato nella Città martire!  





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