Conferire la medaglia d’oro al merito civile alle città distrutte dalla guerra

Cultura - In occasione dell’Ottantesimo anno del passaggio del fronte di guerra nel Cassinate (1944-2024) il Centro documentazione e studi cassinati-Aps auspica vivamente e chiede che sia dato un riconoscimento morale alle popolazioni locali, il più alto che può essere concesso dalla Repubblica Italiana

Conferire la medaglia d’oro al merito civile alle città distrutte dalla guerra
di Redazione - Pubblicato: 08-02-2024 12:04 - Tempo di lettura 4 minuti

Nel corso del 2023 e del 2024 saranno ricordati i tragici eventi accaduti ottanta anni or sono e che hanno profondamente segnato il territorio dislocato lungo la Linea Gustav. Due poderosi eserciti si scontrarono su questo territorio senza risparmio di materiali militari, mezzi e uomini. Migliaia furono i caduti militari e ne danno contezza tre Sacrari ubicati nella città di Cassino, più quelli di Mignano Montelungo e Venafro. In quei tremendi e lunghi nove mesi la desolazione e la distruzione più totale si abbatté sui centri abitati, sulle campagne, sulle montagne. Nulla venne risparmiato dalla furia bel- lica che si accanì anche contro le pacifiche e laboriose genti del territorio.

Le popolazioni locali si videro sottrarre i pochi beni, quelli alimentari, quelli del patrimonio zootecnico e gli oggetti di scarso valore venale ma di grande valore affettivo tramandati da generazioni, in una competizione impari con un alleato divenuto ex alleato minaccioso e incattivito dall’andamento della guerra e dall’Armistizio, sempre pronto a esercitare la supremazia delle armi.

Non c’è stata comunità che non abbia sperimentato la violenza e l’esecuzione sommaria di suoi componenti e che ha trovato massimo esempio nella strage di Collelungo, nella frazione Cardito di Vallerotonda, con 42 innocenti, uomini, donne, bambini e persino neonati compresi quattro giovani rimasti ignoti, passati per le armi dai nazisti il 28 dicem- bre 1943. Contemporaneamente le genti del territorio continuavano a essere incessantemente bersagliate dall’alto da tonnellate di materiali esplosivi, a essere colpite da bombardamenti e cannoneggiamenti. Parte di quelle popolazioni si sono fatte profughe salendo inizialmente in montagna, sempre più su.

E quando ciò non è bastato più, si sono riversate in Comuni e territori limitrofi oppure hanno subìto lo sfollamento coatto in paesi dell’alta provincia o, ancor di più, in aree dell’alta Italia, così come poi in quelle del me- ridione. Invece le popolazioni rimaste hanno poi conosciuto l’ignominia delle violenze sessuali da parte di coloro che stavano aspettando in spasmodica attesa e che invece di portare la liberazione del territorio e la fine della guerra generarono ulteriori orrori. Quando il fronte di guerra si rimise in moto, la liberazione trovò un territorio fortemente provato e prostrato: comuni distrutti al 100% cinque Cassino, Piedimonte S. Germano, Pontecorvo, Villa Santa Lucia, San Biagio Saracinisco Comuni distrutti al 98% tre Cervaro, S. Pietro Infine, Spigno Saturnia Comuni distrutti tra l’80 e il 95% ventotto Nulla o quasi nulla di quel che avevano lasciato hanno ritrovato gli abitanti quando vollero far ritorno coraggiosamente e sollecitamente sulle loro terre dove invece trovarono desolazione, distruzione, squallore, malaria, materiali bellici inesplosi, fame, forte penuria di medicine e personale sanitario, scarsità di provviste alimentari, di prodotti igienici, ancora all’addiaccio, al freddo, sotto la pioggia e la neve, privi di case, di abitazioni e con approssimativi ricoveri. Il viscerale attaccamento portò quegli uomini e quelle donne a riprendere possesso delle rovine nei paesi e nelle città. Tuttavia quel concerto di situazioni continuò a seminare morte, a generare lutti e patimenti. Se per giungere alla liberazione del territorio nel corso dei mesi di guerra furono aspramente e accanitamente combattute da poderosi eserciti «quattro battaglie di Cassino», al rientro di profughi e sfollati fece seguito l’«altra battaglia di Cassino», come storicamente è stata definita, una nuova lut- tuosa, travagliata e tormentata stagione combattuta da indifese, inermi e deboli popolazioni civili.

Una nuova battaglia si apprestarono a combattere quelle genti, questa volta subdola e silente, non fragorosa, cui fu pagato ugualmente un gran tributo di vittime ma da essa riuscirono a uscire ponendo le basi del miracolo della ricostruzione e della rinascita. Tuttavia nel corso degli anni ben poco o nullo riconoscimento è stato dato a queste popolazioni sia per il sacrificio sopportato nel drammatico periodo bellico sia, soprattutto, per l’indomito spirito postbellico quando misero da parte lo scoraggiamento e da veri pionieri si rimboccarono le maniche e gettarono il seme per ritornare a vivere. L’emblema è Cassino, la «città martire», insignita, è vero, della più alta onorificenza cioè quella della Medaglia d’oro al Valor Militare come tributo agli eserciti che si sono scontrati sul suo territorio. Tuttavia non possono essere dimenticati i sacrifici dei cittadini di Cassino e di tutti i Comuni del martirologio, tutti quelli scomparsi assieme alle loro abitazioni o nella sovrastane abbazia, senza nemmeno avere sepoltura, senza nemmeno avere contezza della loro identità e del loro numero, tutti quelli scomparsi nella diaspora in terre straniere, tutti quelli scomparsi al ritorno a causa di malattie, malaria, ordigni inesplosi.

Né possono essere sottaciuti i sacrifici di quanti, tornati fin dai primi giorni dopo la liberazione, con intraprendenza, con stoica resistenza, con amore per le terre dei loro avi seppero gettare le basi della ricostruzione materiale del territorio, della ricostruzione morale dei loro animi e della rinascita dell’intero territorio. In occasione dell’Ottantesimo anno del passaggio del fronte di guerra nel Cassinate (1944-2024) il Centro documentazione e studi cassinati-Aps auspica vivamente e chiede che sia dato un riconoscimento morale alle popolazioni locali, il più alto che può essere concesso dalla Repubblica Italiana con il conferimento delle Medaglie d’oro al merito civile: ai cinque Comuni distrutti al 100%; CASSINO - PIEDIMONTE S. GERMANO - VILLA S. LUCIA PONTECORVO - SAN BIAGIO SARACINISCO al Comune di CERVARO con il suo 98% distruzione al Comune di VALLEROTONDA per i «Martiri di Collelungo» al Comune di TERELLE per aver la sua popolazione conosciuto l’ignominia delle violenze sessuali da parte delle truppe coloniali francesi. Gaetano de Angelis-Curtis presidente Cdsc-Aps





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