In nome di un bieco populismo si è confuso il costo dei partiti con il costo della democrazia

Opinioni - Sembra impossibile che in una città come Cassino non esistano sezioni di partito, ma nemmeno a Frosinone, e forse nemmeno a Roma. La democrazia che poggia sul sistema dei partiti ha un costo, bisogna uscire fuori dal populismo che prevede associazioni politiche e fondazioni senza costi: solo le dittature  non hanno costi

In nome di un bieco populismo si è confuso il costo dei partiti con il costo della democrazia
di autore Lello Valente - Pubblicato: 31-10-2023 20:15 - Tempo di lettura 4 minuti

L’elettore non  partecipa più  alle competizioni elettorali, sono gli implacabili  numeri che lo attestano, nel collegio di Monza alle ultime elezioni suppletive  le percentuali dei votanti sono da Stato non democratico, hanno votato solo il 20% degli aventi diritto, significa che chi vince rappresenta un po' più del 10% di tutti gli elettori. A Monza c’erano due candidati di tutto rispetto, Marco  Cappato per il centrosinistra, personaggio  molto noto per alcune battaglie sui diritti civili, per il centrodestra il candidato era  eun certo Adriano Galliani, un nome di tutto rispetto, Presidente della locale squadra di calcio portata in seria A, ciò non è bastato ad aumentare la partecipazione.

Mi ritorna in mente l’iniziativa promossa nello scorso  mese di Luglio dal l’ottimo segretario del PD di Cassino, Fionda,  che organizzò un incontro per discutere dell’art 49 della Costituzione;  nell’incontro dibattito c’è stata la conferma  che l’unica strada possibile per un ritorno ad una vera democrazia rappresentativa fosse  il ritorno al sistema dei partiti, così come prevede l’art 49 della Costituzione. Fino ad oggi è stato l’unico sistema che ha garantito una robusta partecipazione

 

Colpe di molti da sinistra a destra passando per il centro se in nome di un bieco populismo  si è confuso il costo dei partiti con il costo della democrazia:  non sono i partiti che hanno un costo è la democrazia che ha un costo, o siamo disposti a capirlo ed a sostenere questi costi in caso contrario l’elettore andrà sempre di meno alle urne ed avremo , forse,  meno costi , certamente,  ma molto meno partecipazione e quindi meno democrazia.

La Costituzione  è molto chiara all’art 49 parla di “partiti” non parla di altre forme organizzative, ciò significa che la democrazia si esercita attraverso i partiti, che dovrebbero avere una limpida vita democratica al loro interno e dovrebbero rappresentare il collegamento tra l’elettore e la politica.

 

Un balordo sistema elettorale si aggiunge a questi guasti di sistema , perché è sottratto all’elettore la facoltà di scegliere il proprio rappresentante, anche la quota proporzionale è un bluff , anche in quella quota vige il principio maggioritario dove l’elettore non ha mai la facoltà di scegliere il proprio candidato all’interno di una lista.

 

La democrazia che poggia sul sistema dei partiti ha un costo, bisogna uscire fuori dal populismo che prevede associazioni politiche, fondazioni, etc  senza costi, solo le dittature  non hanno costi.

Siamo passati dalla Prima repubblica dove le percentuali di partecipazioni erano sempre al di sopra dell’80% ad una partecipazione del 20%, cos’altro devono fare gli elettori per dimostrare che questo sistema non li rappresenta più?

 

Con la nuova riforma costituzionale  passiamo alla Terza Repubblica e si continua ancora a giustificare che la  massima espressione della democrazia, che è rappresentato dal voto di preferenza sia  il male  assoluto.

 

Sembra impossibile che in una città come Cassino non esistano sezioni di partito, ma nemmeno a Frosinone, e forse nemmeno a Roma,  e come possono  gli elettori  partecipare  se mancano le sezioni e non possono nemmeno esprimere le loro preferenze? Tanto vale non facciamo le elezioni, hanno un costo, tiriamo a sorte chi deve entrare in Parlamento, almeno chi entra lo deve alla buona sorte e non al capo della sigla.

 

 

Non è nostalgia della Prima Repubblica,  si tratta di leggere i numeri e di capire che se siamo passati da una partecipazione che non era mai inferiore  all’80% ed oggi  siamo al 20% , è evidente che si è rotto qualcosa tra la politica e l’elettore. Una democrazia debole e non più rappresentativa può anche trovare una sua legittimazione in qualche riga di una legge elettorale ma nella sostanza si tratta di una democrazia molto debole ed una democrazia debole non fa rima con la libertà.

Cantava il grande Giorgio Gaber nella canzone Libertà che la libertà non è “stare sopra un albero, la libertà non è avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione”.





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