SINDACALE- Il 5 novembre presso lo stabilimento FCA di Cassino risultavano assenti centinaia di operai. Si sono prodotte 155 vetture a fronte dell’abituale produzione giornaliera di 310 vetture. Esulta il sindacato di base FlmU-Cub
Sabato 5 Novembre, presso lo stabilimento FCA di Cassino risultavano assenti centinaia di operai. Si sono prodotte 155 vetture a fronte dell’abituale produzione giornaliera di 310 vetture.
Lo sciopero, indetto solo dalla FLMU-Cub, ha avuto un alta adesione, che ha costretto l’azienda a chiudere i reparti di Verniciatura e Lastratura e a spostare i lavoratori presso il Montaggio per coprire le assenze.
A nulla è servito che venerdì 4 novembre i delegati sindacali, Fiom compresa, si aggirassero nei reparti e presso le postazioni lavorative nel tentativo di dissuadere i lavoratori a scioperare, paventando ritorsioni aziendali.
La giornata di sabato 5 Novembre è stata una giornata di recupero produttivo, retribuita a sole 20 euro lorde al giorno, grazie agli accordi sindacali, preceduta dalla giornata di lunedì 31 ottobre. Lunedì, difatti, l’azienda ha utilizzato i permessi dei lavoratori per il fermo produttivo collettivo. Una politica aziendale indirizzata a nuove forme di utilizzo dell’orario lavorativo, su un unico turno di lavoro e sulla retribuzione della stessa giornata di lavoro: a casa pagato con i tuoi permessi e ferie, quando si lavora per recupero ti pago 20euro per il disturbo, abolendo lo straordinario.
Gli operai della FCA di Cassino, come tutto l’indotto, affamati da anni di Cassa Integrazione e Contratti di Solidarietà necessitano di un salario certo non di elemosina.
Inoltre, la riuscita dello sciopero va letta anche a seguito dell’ultima assemblea sindacale.
Infatti, il 19 ottobre c.a., si è tenuta in fabbrica un’assemblea in merito al rinnovo del Contratto Nazionale Stellantis, indetta dal consiglio delle RSA di cui nessun lavoratore ad oggi conosce i nominativi dei delegati.
Ad aprire l’assemblea sono stati i segretari provinciali della Uilm e Fim-Cisl, i quali hanno accennato in merito ad una ipotetica richiesta aziendale di voler modificare gli orari di lavoro.
In assemblea i lavoratori, compreso tutti i delegati sindacali presenti, hanno votato per ben due volte ad unanimità “NO a qualsiasi ulteriore modifica dell’orario di lavoro e NO ad eventuali articolazioni degli orari di lavoro esistenti”.
In nome di una crisi energetica ed economica i potenti, gli aguzzini, gli sfruttatori, affiancati dai sindacati confederali, si apprestano non solo ad abolire gli ultimi diritti ma ad appropriarsi anche della nostra libertà sociale, volendo modificare la nostra qualità di vita persino fuori dalle mura aziendali.
Il 15 novembre prossimo i sindacati confederali incontreranno i vertici aziendali. I dirigenti e i delegati sindacali dovranno attenersi alla volontà unanime dei lavoratori.
Oggi più di ieri, la responsabilità politica ci obbliga a tutelare l’interesse dei lavoratori e degli sfruttati. In un fase storica e sociale che sta accelerando un impoverimento di massa, bisogna avere il coraggio di ridistribuire la ricchezza. Bisogna avere coraggio di sottrarre quel surplus concentrato in mano alla grande finanza e alla grande industria e distribuirla al mondo del lavoro e dello sfruttamento.
Il nostro territorio ruota intorno alla produzione Stellantis e al suo indotto. L’impoverimento dell’operaio si rifletterà sul commercio, sull’alberghiero e sulla ristorazione.
Lo Stato e le istituzioni hanno il dovere di chiedere “sacrifici” alla grande industria, dopo anni in cui ha preso e spolpato lo Stato. Non possiamo sempre e solo pagare noi lavoratori e contribuenti, anche perché oggi non abbiamo più nulla da dare economicamente.
Noi siamo pronti ad offrire la nostra capacità ed esperienza lavorativa, ma non ad essere sfruttati
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