"Non si può continuare a svuotare lo stabilimento senza un minimo di ricambio"

"Non si può continuare a svuotare lo stabilimento senza un minimo di ricambio"
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 12-07-2022 00:00

ECONOMIA - Arriva l'ufficialità: così come avevamo anticipato nei giorni scorsi sono 139 gli operai che lasceranno lo stabilimento Fca di Cassino, che scende così sotto quota tremila impiegati. La Fiom non firma e lancia l'sos: "Non abbiamo alcuna certezza rispetto al piano industriale che coinvolgerà Piedimonte, soprattutto in termini di transizione ecologica"

Così come avevamo anticipato nei giorni scorsi, lo stabilimento Fca di Cassino scenderà sotto quota tremila operai: si è infatti appena concluso l'incontro tra azienda e sindacati su un nuovo accordo presentato dall' azienda che prevede 139 uscite. (LEGGI QUI: Stellantis, se ne vanno altri 139 operai e Cassino scende sotto quota tremila)

Gli interessati sono chi nei prossimi 4 anni matura i requisiti per la pensione contributiva o vecchiaia avrà per i primi 2 anni il 90 % della retribuzione comprensivo di 2 anni di naspi , per il 3 e 4 anno il 70% della retribuzione lorda annua più i contributi dell' anno.

Per quanto riguarda impiegati e quadri che non raggiungono i requisiti pensionistici l' azienda si impegna anche a trovare un percorso alternativo all' attuale tramite un agenzia specializzata nel settore, nel caso il lavoratore scelga questo percorso l' incentivo sarà di dodici mensilità per gli over 50 .

L'accordo è stato siglato dalla maggioranza dei sindacati, ma non dai metalmeccanici della Cgil. "Come Fiom - spiega il segretario Donato Gatti - non abbiamo sottoscritto l' accordo in quanto non si può continuare a svuotare lo stabilimento senza un minimo di ricambio, con queste ulteriori uscite lo stabilimento scenderà sotto i 3000 dipendenti e tutto l' indotto e il territorio ne risentirà, sarebbe stato più opportuno applicare il contratto di espansione così da avere il mantenimento dei livelli occupazionali dando in questo modo la possibilità di un lavoro ai giovani del nostro territorio.

Inoltre, con l'aumento dei carichi produttivi la stessa produzione sulla catena di montaggio dovrà essere realizzata con meno addetti e quindi continueranno a peggiorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori".

Prosegue Gatti: "Altro elemento di profonda criticità è la totale assenza di conoscenza di investimenti certi sul sito di Piedimonte, non abbiamo alcuna certezza rispetto al piano industriale che coinvolgerà il sito produttivo del nostro territorio soprattutto in termini di transizione ecologica.

L'unica certezza sono il peggioramento delle condizioni di lavoro e l'assoluta precarietà del futuro di un intero territorio. Tutto questo mentre il Governo e la politica a tutti i livelli continua a non interessarsi dei temi del lavoro e dei bisogni reali delle persone".





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