Covid, si va verso la fine dell'emergenza. Con atti concreti

Covid, si va verso la fine dell'emergenza. Con atti concreti

RUBRICHE - Il 31 marzo termina lo stato di emergenza, dalla scorsa settimana sono riammesse le visite dei parenti negli ospedali. Ecco il consueto approfondimento con tutte le novità a cura di Angelo Franchitto

di Angelo Franchitto

Il 31 Marzo è la data ufficiale di fine emergenza Covid-19. Intanto, vari sono i segnali importanti verso il ritorno a una normalità post Covid. Anche se gli ospedali hanno sempre meno casi di ricovero di pazienti Covid, sia nei reparti ordinari che nelle terapie intensive, è comunque mantenuta la regola di non visitare i pazienti ricoverati. Ma oggi, anche questa restrizione sta decadendo. Stanno infatti per essere ripristinate, dopo due anni di grande forza psicologica per chi è in un letto d’ospedale, le visite ai parenti che sono ricoverati. Anche questo è il segno della fine dell’emergenza. Ma soprattutto è un importante segno che i vaccini stanno dando i loro frutti.

Era chiaro che vaccinare l’intera popolazione italiana non era semplice, e i risultati non potevano essere immediati. Ma ora ci siamo, dopo la terza dose, che è stata una vaccinazione di massa, e anche grazie alla malattia fatta (per tutti coloro che sono guariti), abbiamo un livello di immunizzazione della popolazione alto. Ma, attenzione, il virus non è sparito. Semplicemente oggi sappiamo come proteggere noi stessi e gli altri. Dunque, manteniamo le regole di sicurezza, come indossare la mascherina nei luoghi chiusi e affollati, un minimo di distanziamento fisico e meno contatti come strette di mano.

Mentre, la novità è che dalla data prevista per il ritorno delle visite in ospedale, il 10 marzo, è possibile far visita ai propri cari ricoverati con incontri di massimo 45 minuti. Si tratta di un emendamento firmato da Annamaria Parente con Davide Faraone. L’emendamento presentato, prevede il ripristino delle visite dei familiari nei reparti di degenza. Ugualmente, la durata di 45 minuti al giorno di tempo, è sicuramente una garanzia di sicurezza che viene approvata in Commissione Affari Sociali con una riformulazione del Governo. Adesso, dopo l’entrata in vigore dal 10 marzo, ai direttori sanitari viene dato il tempo di organizzarsi, e di imparare a gestire l’affluenza di visitatori in ospedale.

Oggi, chi desidera entrare in ospedale per fare visita a un caro che è ricoverato deve essere munito di green pass da ciclo vaccinale completato o da guarigione da Covid con ciclo vaccinale primario (cioè due dosi vaccinali e l’esito di un tampone negativo). Quello che non viene più richiesto obbligatoriamente è invece il tampone. Prima del 10 marzo erano in vigore regole molto rigide per accedere in visita ai parenti ricoverati. Infatti, non era possibile entrare nelle stanze, ma la visita era consentita solo nelle sale d’attesa e con una durata massima di 15 minuti. Anche lo scoppio della Guerra in Ucraina, e l’arrivo di numerosi profughi nel nostro Paese, non ha modificato in alcun modo il processo di uscita dallo stato di emergenza sanitaria.

Questo è il segno che, a livello sanitario, gli ospedali sono capaci di gestire i casi Covid-19 come casi ordinari. Cioè, la loro presenza non rende difficoltosa la gestione delle altre patologie ed emergenze per cui devono intervenire i medici in ospedale. Se oggi è possibile permettere anche di fare visite a parenti ricoverati, significa che veramente possiamo pensare a un virus ormai endemico, che va controllato e tenuto a bada. Ma è comunque iniziato un nuovo tempo, dove siamo più liberi, molto vicina a quella che avevamo prima della pandemia. Avere la possibilità di tornare a fare visita ai nostri cari ricoverati in ospedale è importante anche a livello etico. Infatti, la malattia è normalmente qualcosa che suscita spavento, ma provoca anche preoccupazione e tristezza.

Soprattutto, un ricovero in ospedale genera un senso di angoscia e solitudine che sono la causa di un dolore interiore. Per queste ragioni è essenziale rimanere vicini non solo ai malati ma anche ai loro familiari più stretti. D’altra parte, la malattia, prima di alterare il normale funzionamento del corpo, aggredisce il nostro animo rendendoci più deboli e trascinando lo spirito in un vortice solitudine interiore. Mentre, avere qualcuno che ci sta vicini nei momenti più brutti, è una medicina di misericordia capace di guarire il nostro animo. Ugualmente, anche il rimanere vicino al malato non significa farlo guarire dalla sua malattia fisica, ma è una stampella morale per dare coraggio e voglia di lottare per guarire.

Così, la prossimità agli infermi è qualcosa che non richiede necessariamente parole ma che esige silenzio ed attenzioni. La vicinanza ai malati è un opera di misericordia, come anche un atto umano di dimostrazione di affetto che conduce a condividere il dolore dell’altra persona. Per esempio, assistere un figlio malato, prendersi cura degli ultimi tempi della vita di un genitore, visitare un amico caro colpito da una malattia. Sono tutti gesti che hanno la forza di restituire dignità e speranza verso coloro che in questo momento soffrono. Con lo scoppio della pandemia da SARS-Cov-2, il celebre coronavirus che ha tenuto tutti noi in casa per diverse settimane, ci ha portati a ragionare anche su questo tema.

Infatti, le visite dei parenti agli anziani ospitati nelle strutture residenziali è stato il fenomeno, forse il più celebre, soprattutto in televisione. Ma era importante raccontare della solitudine delle persone più fragili. Così, l’isolamento sociale e la solitudine, che rappresentano motivo di sofferenza e importanti fattori di rischio nella popolazione anziana per lo stato di salute fisica e mentale, diventa il simbolo di questi tempi bui di malattia e mancanza di una carezza di conforto.

Eppure, non dobbiamo dimenticare che, poiché l’isolamento sociale e la solitudine rappresentano motivo di sofferenza ed in particolare di depressione, ansia e decadimento cognitivo, anche prima dell’inizio della campagna vaccinale, sono state assicurate le visite dei parenti e dei volontari per evitare conseguenze di un troppo severo isolamento sulla salute degli anziani.

In particolare gli ospiti delle residenze. Certamente, le visite venivano comunque effettuate in sicurezza tramite adeguati dispositivi di protezione e adeguate condizioni ambientali. Finalmente, superiamo questo tato di emergenza e possiamo tornare a stare vicini a chi soffre. Tutelare la salute non significa solo evitare di ammalarsi, ma anche confortare coloro che soffrono.





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