Cassino, i fatti concreti e chi grida all'annunciazione

Cassino, i fatti concreti e chi grida all'annunciazione
di autore Mario Costa - Pubblicato: 25-02-2022 00:00

OPINIONI - La riflessione del prof. Costa dopo l'ok agli studi di fattibilità per la ristrutturazione del vecchio “De Posis” che diventerà un ospedale di comunità

di Mario Costa

Dalle parole, senza perdere più tempo del dovuto, a spron battuto pare si cominci così a passare ai fatti. A distanza esatta di tre mesi da quella riunione della Consulta dei Sindaci del Cassinate, riunita il 15 Novembre scorso nella sala “Restagno” da Enzo Salera per esaminare la proposta del Piano aziendale relativo al Distretto D, il direttore generale della Asl, Pierpaola D’Alessandro, ha approvato gli studi di fattibilità per la ristrutturazione del nostro vecchio “De Posis”. 

Ieri il sindaco di questa città ne ha dato l’annuncio (per qualcuno si tratterà, anche qui, di mera “annunciazione”) senza riuscire a nascondere una comprensibile soddisfazione dopo essersi battuto con i suoi colleghi del territorio per ottenere quanto ora si prospetta all’orizzonte.

All’orizzonte si prospetta di concentrare in quella struttura del rione Colosseo abbandonata da anni, che rischiava di finire in malora, la Casa della Comunità, la Centrale Operativa Territoriale, l’Ospedale di Comunità. Investimenti corposi per assicurare il potenziamento di servizi e prestazioni in un’ottica moderna di assistenza sanitaria territoriale. In sostanza di che si tratta?

La Casa di Comunità è una struttura fisica in cui opereranno gruppi di medici di medicina generale, pediatri, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti. Tra cui assistenti sociali ai quali spetterà assicurare l’integrazione tra i servizi sanitari e sociosanitari con i servizi sociali territoriali. La “Casa” dovrà essere un punto di riferimento per la popolazione.

La Centrale Operativa Territoriale (Cot) avrà la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari. L’investimento in questo servizio, “primo luogo di cura e telemedicina”, mira ad aumentare il volume delle prestazioni in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro l’estate del 2026, parte della popolazione di età superiore ai 65 anni.

L’Ospedale di Comunità si pone, invece, come una struttura sanitaria della rete territoriale a ricovero breve. E’ destinato a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media o bassa intensità clinica e per degenze di breve durata. Di norma è una struttura dotata di una ventina di posti letto (ma possono arrivare fino ad un massimo di 40 posti letto) e a una gestione prevalentemente infermieristica.

Ha anche lo scopo di ridurre accessi impropri ai servizi sanitari. Come, ad esempio, al Pronto Soccorso del “Santa Scolastica”, e di contenere anche  il ricorso a prestazioni specialistiche. Tra le altre funzioni l’Ospedale di Comunità potrà anche facilitare il passaggio dei pazienti dall’ospedale per acuti (quali il Santa Scolastica) al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti.

Le prime reazioni della nostra gente all’annuncio ( l’ “annunciazione”, per chi sappiamo noi) non potevano non essere che di soddisfazione e contentezza. “Stavolta sono proprio contenta! La riqualificazione del vecchio ospedale finalmente si avvera”, ha scritto una persona di nostra conoscenza, una che solitamente non si accontenta facilmente.

Gli atti deliberativi della Direzione della Asl hanno avviato un percorso  che, è bene far presente, non sarà breve. Occorrerà del tempo. Non a caso è stato posto come obiettivo di concludere il tutto nel 2026. Occorrerà continuare ad operare con la competenza, lo scrupolo e la serietà con la quale ci si è mossi sinora. Sapendo che tra qui a qualche tempo ci sarà sempre chi - sempre lo stesso e qualche seguace - che griderà all’ “annunciazione”. Basterà farsene una ragione.





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