Le dimissioni di Zappoli diventano un caso nazionale

Le dimissioni di Zappoli diventano un caso nazionale
di autore Redazione - Pubblicato: 04-01-2022 00:00

SPORT - Il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi si occupa a suo modo dell'allenatore dei giovani del Cassino Calcio che ha deciso di lasciare l'incarico. Giovanni Trupiano va a fondo della vicenda e mette al bando la retorica. La rubrica Tuttocalcio Cassino scalda così i motori del 2022 prima della ripresa del campionato

Archiviato il 2021, ripartiamo con le notizie di calcio relative al nuovo anno. Sergio Zappoli, indimenticato difensore della Policassino campione d'Italia, galantuomo e leale, si è dimesso dal suo incarico di allenatore del Cassino Calcio anno 2006, vale a dire i ragazzini del vivaio, dove per 2006 sta il loro anno di nascita.

La notizia, ha assunto un carattere nazionale perchè l'amaro sfogo di Zappoli è stato rilanciato sui social network dal giornalista del Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi. Il bravo Zappoli stava conseguendo ottimi risultati, ed allora perchè queste prorompenti dimissioni? "Perchè i genitori dei ragazzi lo insultavano in quanto non faceva giocare i loro figli" ha vergato Scanzi in persona.

Ad aggiungere la beffa al danno, secondo Scanzi, i vertici della società azzurra che, non solo non avrebbero difeso Zappoli ma, avrebbero appoggiato le ragioni dei linguacciuti genitori. Secondo Scanzi "questi genitori fanno morire il calcio il gioco più bello del mondo". Segue poi una personale dissertazione sull'educazione la giustizia etc etc. Premesso che, non si dovrebbe mai trascendere in insulti o considerazioni velenose nei confronti degli educatori dei nostri figli, bisogna fare una riflessione.

Un genitore iscrive il proprio figlio ad una scuola calcio (non alla Juventus), già la parola scuola dovrebbe bastare a fare qualche riflessione prima di parlare a sproposito, contro degli onesti capi famiglia. Una volta iscritto, previo pagamento, il giovane paga una retta che varia a seconda delle società, il genitore si deve far carico di portarlo avanti e indietro dal campo sportivo, traffico, benzina, ore tolte ad altre attività.

La domenica quando i ragazzi vanno in trasferta a giocare, il costo dell'autobus grava sulla squadra, dirigenti esclusi, per una partita a Roma si arriva a pagare anche 30 euro a calciatore. Tutto questo, il papà e la mamma, lo fanno per vedere il loro ragazzo zompettare felice in mezzo al campo, fare qualche foto ed inviarla fieramente ai parenti. L'allenatore no.

Quando scende in campo, dimentica che è prima di tutto un educatore, e si getta anima e cuore per primeggiare. Non che sia sbagliato per carità, ma non è possibile nel settore giovanile, farsi una rosa di ragazzi prediletti e lasciare gli altri senza mai giocare, tra l'altro mettendo a dura prova l'autostima del ragazzo, la sua volontà di partecipare e di socializzare. Il discorso ovviamente è di carattere generale, e nulla a che vedere con le sorti di Sergio Zappoli, a cui i ragazzi continuano a trasmettergli attestati di stima e ad invitarlo a ritornare sulla panchina. Invito a cui ci uniamo anche noi.

Giovanni Trupiano





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