Gli uomini in divisa, l'incubo della guerra e le risposte della psicologia

Gli uomini in divisa, l'incubo della guerra e le risposte della psicologia

RUBRICHE - In viaggio nella psiche dei soldati: quando i pensieri diventano intrusivi e le esperienze traumatizzanti (di Vanessa Carnevale)

<strong>Vanessa Carnevale</strong>
Vanessa Carnevale

“Metti da parte il libro, la tradizione, l'autorità, e prendi la strada per scoprire te stesso.”
Jiddu Krishnamurti

Siamo abituati a vedere documentari e film inerenti la guerra esultando per le vittorie gloriose dei soldati, specie se questi ultimi hanno combattuto (o combattono) per la nostra nazione, attribuendo loro un non so che di valoroso ed esimio.  Nella nostra mente sono persone dotate di un temperamento e di una fermezza tali da spingerli a prendere delle armi, indossare un’uniforme e rinunciare a parenti, amici e amori per difendere l’amata madre patria. Questo è il nostro punto di vista, ma siamo sicuri che questi supereroi ai quali attribuiamo un ferreo vigore e alcun tipo di fievolezza, siano rimasti illesi dall’incubo della guerra? La psicologia, scienza a tutti gli effetti, risponde con un NO secco e deciso. Detto questo investighiamo più a fondo e scopriamo il perché di questa risposta:

1)I medici francesi che avevano assistito i soldati reduci dalle Guerre Napoleoniche e dalla Rivoluzione Francese, si accorsero che questi ultimi manifestavano comportamenti bizzarri e presentavano sintomi particolari che, successivamente, portarono alla formulazione della sindrome del “vent du boulet”: lo spavento provocato dal vento avvertito dai soldati al passaggio delle palle di cannone era tale da provocar loro uno shock emotivo, sebbene uscissero illesi dal combattimento. I sintomi manifestati erano particolarmente numerosi e dissimili tra loro: spossatezza, cefalee violente, dolori muscolari, assenza di appetito, insonnia, scarsa attenzione e silenzio assorto.

2) Quando sentiamo parlare della “sindrome post-Vietnam" la nostra attenzione si posa sui reduci del Vietnam i quali, al ritorno dalla guerra, riportavano effetti dall’esposizione al conflitto tali da far scattare un acuto interesse nella comunità scientifica. Non a caso, tempo dopo, si iniziò a parlare del Disturbo post traumatico da stress (PTSD), ovvero una forma acuta di disagio mentale che si verifica in seguito a forti esperienze traumatiche quali attacchi terroristici, guerre e/o stermini di massa.

3) Meno conosciuta, ma pur sempre di notevole importanza è la “sindrome del sopravvissuto”, disturbo caratterizzato da un senso di colpevolezza da parte del superstite il quale non accetta di essersi salvato (a discapito di altri) ed ha la percezione di non aver fatto abbastanza per prevenire questo evento traumatico.

4) Infine, avete mai sentito parlare degli “scemi di guerra”? Ebbene questi soldati, di ritorno alle proprie dimore, iniziarono a manifestare disfunzioni motorie, mutismo e allucinazioni, tanto da esser definiti pazzi e (nella maggior parte dei casi) spediti in manicomio. Mi riferisco soprattutto all’esperienza dei soldati alienati di Rovigo, 73 uomini che combatterono durante la Grande Guerra. Ecco riportate alcune testimonianze archiviate, inerenti queste persone:

°A.C. di 27 anni, venne ricoverato nel 1917. La madre fece istanza perché venisse "recluso in manicomio" con queste parole: "Essendo divenuto pericoloso a sé e talvolta anche agli altrispecialmente ai suoi di famiglia commettendo in casa violenze e minacce danneggiamenti ecc. Prega che l’invocato provvedimento sia preso d’urgenza anche nei riguardi di salvare la vita dell'infelice sempre in pericolo, tentando ogni di giorno di gettarsi nei fiumi e di notte buttarsi fuori dalle finestre del secondo piano della casa".

° O.S. classe 1894, venne mandato in osservazione nel 1916: "Si è mantenuto costantemente tranquillo ma incoerente e assurdo nel raziocinio, in preda a idee deliranti e a fenomeni psicosensoriali. Torpido, apatico, afferma che si trova nella casa di Dio che il medico è Dio o il Papa che i compagni di sala sono il Re, i santi, parla lentamente piagnucolando ma senza calore affettivo, dice che gli rubano le parole nella testa che ode continuamente voci ora distinte, ora confuse note ed ignote, con ordini perentori e assurdità anche allucinazioni cenestesiche".

Alla luce di quanto riportato, dopo aver scoperto la sofferenza di queste persone apparentemente invincibili, il mio invito è quello di guardare queste anche da un’altra prospettiva.





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