"Quattro passi in Ciociaria" - Quella strada per Montecassino

"Quattro passi in Ciociaria" - Quella strada per Montecassino

RUBRICHE - Giulia Zaccardelli ci fa salire al Sacro Monte attraverso i sentieri della vecchia strada romana che taglia la montagna da quando Cassino era Casinum, città dell’impero romano, e sulla cima non c’era l’abbazia, ma l’acropoli. Il legame indissolubile tra storia e natura

<strong>Giulia Zaccardelli</strong>
Giulia Zaccardelli

La natura come fonte inesauribile di conoscenza. Che è piacere. Che è conoscenza.

È impegnativa la strada per arrivare a Montecassino. E la storia precede i passi, mentre davanti ai nostri occhi si apre un panorama senza tempo.

Siamo già saliti all’abbazia dalla Cavendish road, partendo da Caira. Oggi invece saliamo per la strada romana, che inizia dopo il secondo tornante. Sulla freccia del Cai è segnata un’ora e mezza, da passare in compagnia della storia e della natura, padrona del sentiero.

Questa strada taglia la montagna da quando Cassino era Casinum, città dell’impero romano, e sulla cima non c’era l’abbazia, ma l’acropoli. Casinum cede il posto al borgo medievale di San Germano, e diventa Cassino nel 1863.

Mulattiera costeggiata da cappelle votive e chiese, che oggi non ci sono più, prima di noi è stata percorsa dai protagonisti dei libri di storia; Totila, re dei Goti, Carlo Magno, Federico II di Svevia. Con noi, ancora oggi, è attraversata dai cinghiali, dalle volpi, dagli istrici e dalle faine.

Storia e natura sono legate indissolubilmente su questa strada, che sembra invitarci a completarla, per scoprire tutti i segreti che ha da raccontare. Curva dopo curva, attraversando anche tratti di strada asfaltata, si arriva davanti ad una croce, nota come Croce del ginocchio, di San Benedetto, perchè alla base c’è la pietra su cui pregava affinché Dio benedicesse la sua opera di evangelizzazione.

Il panorama, a volte nascosto dal fianco della montagna, è talmente vasto che non entra tutto in un solo sguardo. La vista abbraccia un orizzonte ricco, contornato dalle montagne tra cui riconosciamo il lontano monte Sambucaro, il più vicino monte Trocchio, e Colle Aquilone, su cui svettano le pale eoliche. Alle spalle, monte Cairo.

Sulla strada per Montecassino non c’è stata solo la guerra, ma anche la pace, la fratellanza, la solidarietà: il 19 marzo 1944, dopo le violenze del mattino, in cui tedeschi e alleati hanno combattuto strenuamente, c’è una tregua.

Di fronte alla rocca Janula si contano feriti e morti, ma trionfa la vita: i soldati si stringono le mani, si scambiano cioccolata, whisky e sigarette, e si riconoscono nella loro comune umanità.

I terrazzamenti sono l’ultimo tratto di natura che ci separa da Montecassino, che sembra quasi scrutarci timidamente.

Giunti in cima, ci avvolge un senso di pace, che ristora l’animo e lo prepara per la discesa. L’escursione verso l’abbazia richiede buona volontà ed impegno, ma anche un cuore forte, in grado di accogliere le storie che la terra non dimentica, per comprenderle e per lasciare che ci rendano più umani.  





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