"Quattro passi in Ciociaria" - Un sentiero dritto al cuore

"Quattro passi in Ciociaria" - Un sentiero dritto al cuore

RUBRICHE - Oggi Giulia Zaccardelli torna in Abruzzo e ci lascia ammaliare da un luogo avvolto nel silenzio e nel mistero, tra leggende e suggestioni: il lago di Scanno

<strong>Giulia Zaccardelli</strong>
Giulia Zaccardelli

La natura come fonte inesauribile di conoscenza. Che è piacere. Che è conoscenza.

Di cosa non riuscite a fare a meno durante questo lockdown?

Se la settimana scorsa siamo riusciti a non farci mancare né il mare né la montagna, oggi andiamo al lago. Torniamo in Abruzzo, che è una regione che asseconda tutti i gusti. E ci lasciamo ammaliare da un luogo avvolto nel silenzio e nel mistero, tra leggende e suggestioni. La nostra destinazione è Scanno. E dobbiamo armarci di tanta pazienza, perché la strada per arrivarci è lunga e piena di curve.

Ma una volta arrivati al lago, lasciamo la macchina e seguiamo la segnaletica: Sentiero del cuore. E scopriamo presto il perché. Ci addentriamo in un bosco di pini e roverelle, dove una leggera pendenza e qualche curva ci portano in alto.

Oggi non ci sono cime da conquistare: ci sono però sensazioni che, chiusi in casa, abbiamo quasi dimenticato. I brividi che affiorano sulla pelle, accaldata dalla salita, ma rinfrescata dall’ombra degli alberi; l’odore della terra, magari umida, che penetra nei sensi e, ad occhi chiusi, ci sospende da questa visione della realtà, regalandoci un’istantanea di fuga; il rumore dei legnetti e delle foglie che scrocchiano sotto i nostri piedi; il sole che fa capolino tra gli alberi, un fascio di luce che penetra, sicuro ed improvviso, tra le cime verdi intrecciate.

Proseguiamo poi lungo una sterrata e, seguendola, incrociamo un altro breve tratto di bosco, per poi arrivare all’Eremo di Sant’Egidio.

Non una cima, certo, ma senz’altro un punto panoramico, dove possiamo osservare l’ambiente in cui siamo immersi: ci sono monte Genzana, alle cui pendici c’è la città di Frattura, e il borgo di Scanno. Sant’Egidio è il protettore contro la peste, che ha colpito il paese nel 1656, e per la sua benevolenza è incisa una preghiera su una targa posta all’ingresso dell’eremo.

Continuiamo a camminare e incontriamo di nuovo un boschetto, da cui possiamo intravedere immagini lacustri, e la fantasia si anima.

Un cartello ci informa che siamo nel punto panoramico, leggermente esposto, da cui possiamo osservare il lago.

Un cuore che riempie il nostro orizzonte.

È una questione di prospettiva. Il lago non ha veramente la forma di un cuore, ma qui ci lasciamo romanticamente ingannare.

Quali storie si celano dietro il fascino di questo lago? Una leggenda ci racconta che i Romani, in guerra contro un re locale, Battifolo, stanno per sconfiggere l’esercito, ma il sovrano invoca l’aiuto del mago Bailardo, che allaga il campo nemico, salvando il proprio popolo e creando il lago di Scanno. Un’altra leggenda ci riferisce che Pietro Bailardo, brigante, mago, mercenario, o forse tutte e tre le cose, e chissà che altro ancora, si innamora della fata Angiolina, e ne ordina il rapimento. La donna, spaventata ma risoluta, fa un incantesimo per sfuggire ai suoi rapitori, e allaga la terra sotto i loro piedi.

In realtà il lago di Scanno si è formato in seguito ad una frana del monte Genzana, che ha interrotto il corso del fiume Tasso.

È un luogo molto suggestivo e cangiante, in cui luce e vegetazione sembra che lo dipingano con un aspetto nuovo a seconda delle stagioni. D’inverno il lago è uno specchio nel cui profondo blu si affaccia il paesaggio attorno, ricoperto di neve.

Le montagne circostanti gli regalano una solitudine inviolabile ed inevitabile, in cui risuonano, nel silenzio, i battiti del nostro cuore.   





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