Da eroi a disoccupati: gli autisti dell'Ares 118 restano a piedi

Da eroi a disoccupati: gli autisti dell'Ares 118 restano a piedi
di autore Redazione - Pubblicato: 17-03-2021 00:00

IL FATTO - Assunti in piena pandemia per rafforzare l'organico, sono stati tutti i giorni in prima linea combattendo anche loro giornalmente con il virus e la paura di essere contagiati. Il contratto di un anno è scaduto, ma desso la Regione intende procedere per concorso. Tra i 60 esclusi anche alcuni cassinati. L'appello alle istituzioni

"Siamo autisti assunti in Ares 118 nel febbraio e aprile dello scorso anno. Siamo stati formati nel centro formazione Ares, poi inviati presso le postazioni di soccorso. Ora, dopo varie proroghe siamo arrivati ad essere licenziati, tra oggi e domani, buttando via tutta la nostra esperienza".

È lo sfogo degli autisti, in tutto sessanta, tra cui una quindicina della provincia di Frosinone, a portare all’attenzione la loro situazione e a lanciare un appello "per non essere buttat” via perché in questo momento sarebbe una perdita per la sanità e una perdita di occupazione per noi".

Argomentano i lavoratori: "Capiamo che c'è un concorso con una graduatoria approvata a febbraio 2021, non pretendiamo scavalcare i passaggi, chiediamo solo di continuare a prestare la nostra maestranza, magari in un’altra figura, oppure rimanere come determinati come per gli infermieri che sono stati assunti dopo di noi e prorogati nonostante ci sia una graduatoria aperta dei vincitori di concorso dell'ospedale Sant’Andrea. È un momento difficile per tutti e mandare 58 persone a casa è un duro colpo per uno stato che lotta per i posti di lavoro".


Gli autisti tramite agenzia interinale, durante la prima ondata del covid, tra febbraio e aprile 2020, sono stati formati da Ares. Hanno indossato le divise, si sono messi a disposizione e lo hanno fatto con impegno e determinazione, combattendo anche loro giornalmente con il virus e la paura di essere contagiati. Con la paura di tornare a casa, di evitare l’abbraccio di un figlio, di un caro.

Chiedono ora di poter continuare a prestare il servizio, magari con un’altra veste, altre mansioni.
Lo chiedono soprattutto per continuare ad avere un’occupazione in un momento ancora più difficile come quello attuale.





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