"Intitoliamo una strada di Cassino a Padre Giovanni Minozzi"

"Intitoliamo una strada di Cassino a Padre Giovanni Minozzi"
di autore Mario Costa - Pubblicato: 16-03-2021 00:00

IL FATTO - Il ricordo del professor Mario Costa in occasione del 77° anniversario della distruzione della città

Mario Costa
Mario Costa

Già vicesindaco di Cassino

Anche se, come quest’anno, il 15 marzo, 77esimo anniversario della distruzione della Città, causa “zona rossa” lo si è dovuto ricordare non con la tradizionale partecipata cerimonia, ma solo con un momento di raccoglimento del sindaco, Enzo Salera, davanti al monumento ai caduti con la deposizione di una corona di alloro, questa data, ogni volta, nel lento fluire degli anni, porta alla mente, in particolare a quella dei cassinati indigeni, sempre qualcosa di particolare, di nuovo, di diverso.

A noi quest’anno la triste ricorrenza ci ha riproposto con forza il dolce, pur se malinconico, ricordo (e l’attualità) di un giornalino, “Zainetto News”, fatto da nostri alunni di terza media alla “Di Biasio” in occasione dei 60 anni dalla distruzione di Cassino. “Oggi, 60 anni fa”, era il titolo a tutto tondo della prima pagina di quel giornalino. “Ripercorriamo, con la memoria dei ragazzi di allora, la vita che rinasceva sulle macerie della Città rasa al suolo dai bombardamenti”, il sommario.

Stampato in diecimila copie grazie al Comune che ne coprì il costo della stampa, andò a ruba. Tra le nostre disordinate e mai troppo “sudate carte”, abbiamo fatto fatica a ritrovarne una copia, che sapevamo esserci lì rimasta. I ragazzi, con quel diligente lavoro, hanno cercato di ricostruire, soprattutto attraverso la voce di protagonisti del tempo, in molti casi quella dei loro nonni, la condizione di povertà materiale ed umana della nostra gente quando la guerra, ritiratasi alla fine del maggio del 1944, lascia cadaveri, mine inesplose, malaria, lutti, miserie atroci.

Hanno raccontato la dura vita nelle baracche, i pericolosi giochi dei loro coetanei di allora con i proiettili inesplosi, l’emigrazione in terre anche lontanissime come l’Australia e l’America, con nel cuore la speranza in un futuro migliore e la nostalgia per i cari da cui ci si staccava. Ma hanno parlato pure di qualche bella storia d’amore, e dell’amore per la vita, per la nostra terra, grazie al quale è stato possibile “il miracolo della ricostruzione”. Incontrando testimoni, hanno attinto notizie sugli artefici della rinascita, sulla ricostruzione dell’Abbazia, su protagonisti del tempo che seppero suscitare l’orgoglio del riscatto, riaccendere la fiammella della fiducia e seppero guidare la ripresa della vita.

Taccuino in mano, i ragazzi sono andati dai loro nonni, si sono fatti raccontare ogni cosa. Si sono sguinzagliati sul territorio ed hanno chiesto ancora, spinti da un entusiasmo crescente per ciò che apprendevano e dall’orgoglio per il lavoro che stavano producendo. Hanno così riferito degli “scioperi a rovescio”, le prime lotte sociali per il lavoro, della tenace battaglia per riavere il tribunale ed anche di qualcosa che prima c’era e ora non c’è più.

Tra le cose che non ci sono più, il glorioso Istituto “Padre Minozzi”, come veniva chiamato dai cassinati (Ora lì c’è il “San Raffaele”, la casa di cura privata del gruppo Angelucci). Venne inaugurato l’11 marzo del 1946. Era un orfanotrofio. Purtroppo gli orfani sono una triste “eredità” della guerra. Fu realizzato grazie all’impegno

dell’ordine “Figli d’Italia” con sede a Philadelphia e alla appassionata attività di propaganda e di raccolta di denaro di don Giovanni Minozzi. In America, da missionario per un anno, costituì un comitato permanente italo-americano per orfani di guerra. Con le generose offerte si realizzò tra le macerie di Cassino quella struttura dove tanti ragazzi, privati degli affetti più cari, trovarono vitto, alloggio, istruzione, amici. Ed un futuro.

Ed eccoci ora giunti alla cosa, di scottante attualità, che la ricorrenza del 15 marzo, tra le tante, legate alla guerra e all’immediato dopoguerra, ci ha fatto balzare alla mente: a Cassino non c’è alcuna via “ Padre Giovanni Minozzi”. Niente più che ricordi questa nobile e meritoria figura di uomo, di religioso, di benefattore a quelli più avanti negli anni e che la indichi ai più giovani per l’alto valore educativo, morale, civile. In passato ha supplito a tale grave “dimenticanza” l’Istituto “Figli d’Italia”, che la nostra gente chiamava il “Padre Minozzi”. Da molto tempo non è più così. Occorre riparare.

Giorni addietro finalmente si è costituita in Comune, dopo un bel po’ di anni, la commissione toponomastica che dovrà proporre l’intitolazione di diverse vie attualmente senza nome e senza numeri civici. Pur nella consapevolezza che da più parti le tireranno la giacca, anche a nome di tanti riconoscenti ex ragazzi del “Don Minozzi”, ci permettiamo di segnalare pubblicamente alla presidente, Alessandra Umbaldo, persona sensibile e attenta, l’inopportunità del permanere di tale “dimenticanza” nella nostra città Martire, decorata di medaglia d’oro al valor militare, dove la sua gente migliore non dimentica chi le è venuto in soccorso nel momento del bisogno





Articoli Correlati