Covid, i vaccini autorizzati e le reazioni più frequenti dopo l'iniezione

Covid, i vaccini autorizzati e le reazioni più frequenti dopo l'iniezione

RUBRICHE - L'approfondimento di Angelo Franchitto. Sono undici le reazioni riscontrate maggiormente dopo il vaccino. Ecco quali

<strong>Angelo Franchitto<br></strong>
Angelo Franchitto

Conoscere è il vero vaccino

Oggi, attraverso la rubrica, entriamo piú nel dettaglio dei vaccini. Innanzitutto va detto che prima dell’inizio della somministrazione del vaccino, questo dev’essere approvato dall’Agenzia Europea per i Medicinali e dall’AIFA (ente italiano). Ad oggi i due enti hanno autorizzato tre vaccini anti COVID-19. Prima il Pfizer/BioNTech, poi il vaccino Moderna e in ultimo (per il momento) AstraZeneca.

I primi due sono vaccini mRNA. Sono vaccini nati grazie a una tecnologia avanzata e destinati a prevenire la malattia da coronavirus nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. In questo tipo di vaccini l’RNA messaggero (mRNA) è la molecola base con le istruzioni per produrre la proteina spike. Il vaccino COVID-19, quello di Pfizer/BioNTech, ha bisogno di due iniezioni nel muscolo della parte superiore del braccio, con il richiamo a distanza di 21 giorni dalla prima dose.

L’RNA messaggero è racchiuso in una bollicina che lo protegge per facilitare l’ingresso nelle cellule. Mentre il vaccino Moderna contiene un RNA messaggero che invece induce la sintesi di antigeni del virus SARS-CoV-2. Sintesi che viene codificata dal vaccino stesso. Gli antigeni, una volta iniettati, stimolano la risposta anticorpale della persona vaccinata che si conclude con la produzione di anticorpi neutralizzanti. Oltre a questi due vaccini, entrambi a base di mRNA, abbiamo anche quello di AstraZeneca e Università di Oxford. L’ultimo vaccino arrivato in Italia sfrutta un approccio diverso dagli altri due per indurre la risposta immunitaria dell’organismo verso la proteina spike.

Più nello specifico, si tratta di un vaccino a vettore virale. Significa che AstraZeneca utilizza una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé, non più in grado di replicarsi. Questa versione diventa vettore per fornire al nostro organismo le istruzioni per sintetizzare la proteina spike di SARS-CoV-2. La sinterizzazione della proteina viene prodotta dall’organismo e serve a stimolare una risposta immunitaria specifica.

La tecnologia utilizzata per questo vaccino è la stessa che è alla base del primo vaccino approvato per Ebola alla fine del 2019. Come accade anche per gli altri vaccini, anche quello per il Covid-19 presenta delle possibili reazioni avverse. Anche se parliamo di vaccini sicuri, al momento sono state osservate più frequentemente delle reazioni in genere di entità lieve o moderata che si sono risolte, sempre entro pochi giorni dalla vaccinazione. Tra queste reazioni si sono presentati con maggiore frequenza:

dolore e gonfiore nel sito di iniezione,

stanchezza,

mal di testa,

dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre,

arrossamento nel sito di iniezione,

 nausea.

Mentre si sono verificati con frequenza inferiore:

prurito nel sito di iniezione,

dolore agli arti,

ingrossamento dei linfonodi,

difficoltà ad addormentarsi,

sensazione di malessere.

Raramente abbiamo la paralisi facciale periferica acuta. Invece, l’unica reazione avversa severa più frequente è risultata l’ingrossamento delle ghiandole linfatiche. Ad ogni modo, si tratta di una patologia benigna che guarisce da sola. 

In generale parliamo di reazioni sistemiche che sono state più frequenti e pronunciate dopo la seconda dose di vaccino. Ad ogni modo, tutti i Paesi che avviano la somministrazione del vaccino per tutta la popolazione stanno raccogliendo e valutando ogni segnalazione pervenuta al sistema di farmacovigilanza incaricato di registrare le reazioni averse al vaccino. In questo modo è possibile definire con sempre maggior precisione il tipo di profilo di rischio legato alla vaccinazione.





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