Il Pci compie cent'anni, Cassino non dimentichi Franco Assante

Il Pci compie cent'anni, Cassino non dimentichi Franco Assante
di autore Redazione - Pubblicato: 21-01-2021 00:00

OPINIONI - Il 21 gennaio del 1921 la scissione al congresso socialista di Livorno e la nascita del partito che ha fatto la storia della Seconda Repubblica. Anche all'ombra dell'abbazia. Mirco Savelli ricorda i suoi tanti "insegnanti" e lancia una proposta all'amministrazione comunale: "Intitolare una strada della città all'onorevole comunista per onorare la memoria sua e di quella grande storia di cui lui è stato parte e che ha saputo trasmettere alle nuove generazioni"

di Mirco Savelli

Il 21 di gennaio del 2021 sarà un giorno diverso, una data che richiama inevitabilmente in molti di noi, giovani e meno giovani, la grandezza di una delle storie della sinistra italiana, anzi la più Grande. La fondazione di un partito che nel corso dei decenni è diventato qualcosa di più, non solo un insieme di nomi dietro un simbolo, ma un modo differente di interpretare un sogno. Il sogno dell'uguaglianza universale e della giustizia sociale.

Un partito che ha guidato la lotta partigiana ed ha costruito dalle fondamenta, insieme alle altre forze democratiche, la nostra libertà. Mi sembra doveroso oggi rendere un giusto, quanto umile tributo ad una storia che è stata e resta di straordinaria importanza, non solo sul piano politico e sociale. Una esperienza straordinaria che non riguarda solo la sinistra italiana. Un partito che ha fatto della lotta alle disuguaglianze il proprio faro, interpretando una ideologia con grande acume ed attinenza con i tempi che ha attraversato. Grandissime personalità che lo hanno diretto e che ne hanno animato il dibattito non solo politico ma culturale e sociale. Giganti tra i giganti di una politica che non esiste più e della quale noi giovani abbiamo sentito parlare con romanticismo e con qualche rimpianto da qualche vecchio militante.

Penso a gente del calibro di Gramsci, Bordiga, Togliatti, Amendola, Ingrao, Terracini, Colombi, Di Vittorio, Berlinguer e Napolitano, solo per citare i più importanti. Ma ce ne sarebbero da aggiungere. Grandissime personalità con altrettanto grandi contenuti, con una visione che è stata capace di tenere insieme il Paese nei suoi momenti più difficili. Che guardava ai fatti internazionali con acume straordinario e che è stata capace di distaccarsi dalla Russia sovietica e dittatoriale nel pieno della guerra fredda. Un partito che è stato in grado di allontanare da se qualsiasi dubbio di connivenza con il terrorismo rosso e per primo a lottare contro la mafia in quella Sicilia delle stragi.

La cosa che però personalmente mi ha colpito di più, militando e parlando con i “vecchi compagni” è sempre stato quell'orgoglio di appartenere a quella storia e quella sensazione che loro mi hanno sempre trasmesso di essere parte di qualcosa di più. Perchè è di questo che si parla. Di un mondo in cui le grandi personalità della politica erano uguali all'ultimo dei militanti. Tutti lottavano per quei valori irrinunciabili che devono essere custoditi gelosamente nel patrimonio genetico della sinistra italiana. Come ogni cosa che ha avuto un valore nella storia c'è la tradizione.

Non ne parlo casualmente perchè è stata la tradizione ad essere costante anche dopo che il Pci è stato disciolto alla Bolognina. Militanti severi ed appassionati hanno continuato e continuano tuttora, in un contesto che è radicalmente cambiato, a mantenere tratti del vecchio Pci. Ho avuto modo di conoscerne diversi nella mia sezione. Penso a Costa, Marrocco, Fionda, Cogliandro, Antenucci, Iannarelli, Giannino Carlino, Polselli ( che è stato il segretario che mi ha consegnato la mia prima tessera agli allora DS) solo per citarne alcuni, ed il compianto Franco Assante.

Proprio lui, l'onorevole comunista, mi diede il primo assaggio di quello che era stato il partito a cui lui, come tanti in Italia, avevano dedicato la loro vita. Una sera, in una delle mie prime riunioni, ero intenzionato a prendere la parola. Lui sedeva, nell'allora sede di piazza Marconi, sempre sulla stessa sedia, alla sinistra del segretario, si girò verso di me e mi disse, con grande gentilezza "ragazzo, prima di poter parlare, devi imparare ad ascoltare".

Ecco credo che in fondo stia li la grandezza dell'uomo, perfetto interprete di quel mondo a cui voglio oggi rendere omaggio. In occasione del centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano sarebbe bello se l'amministrazione si facesse promotrice di una iniziativa di intitolazione di una strada proprio a lui. Un vero intellettuale e dirigente Comunista per onorarne la memoria sua e di quella grande storia di cui lui è stato parte e che ha saputo trasmettere alle nuove generazioni.





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