I sindacati scrivono ai parlamentari: "Investire sul personale delle università"

I sindacati scrivono ai parlamentari: "Investire sul personale delle università"
di autore Redazione - Pubblicato: 22-12-2020 00:00

ATENEO - Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda chiedono di mitigare la sperequazione retributiva del personale universitario rispetto al restante pubblico impiego superando anche gli attuali limiti ai fondi del salario accessorio che non rendono possibile il pieno utilizzo delle attuali risorse dei lavoratori

Il segretario della Cisl-Università di Cassino Francesco Cuzzi

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la nota unitaria che Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno inviato a deputati e senatori. I sindacalisti del mondo dell'università hanno chiesto, con tale lettera, un investimento maggiore da parte del Governo per quel che concerne il personale tecnico-amministrativo delle università.

Onorevole Senatore, 

le scriventi Segreterie delle Organizzazioni Sindacali di categoria del settore  universitario vogliono rappresentare alla S.V. lo stato di assoluta difficoltà in cui versa il  Sistema Universitario Nazionale.  

In oltre 15 anni di contrazione della spesa pubblica e mancati investimenti, l’Università  italiana è stata privata di gran parte delle risorse storiche di Funzionamento Ordinario e di  oltre 25.000 unità di personale docente e tecnico-amministrativo in conseguenza del blocco  del turn over e della riduzione degli organici, solo parzialmente contenuta con l’attivazione di  nuovi rapporti flessibili che hanno reso l’Università ancora più precaria. 

Nel contesto europeo l’Italia è all’ultimo posto come finanziamento statale  dell’Università e al penultimo posto per numero di giovani laureati, vantando un ulteriore  primato negativo: il nostro Paese ha un numero di ricercatori molto limitato, circa un terzo dei  ricercatori della Germania e metà di quelli di Francia e Inghilterra. 

Ma l'Italia è agli ultimi posti tra i Paesi Europei anche con riferimento al finanziamento  alla ricerca scientifica e questo danneggia l'intero Paese e le sue possibilità di sviluppo  economico. 

A questo stato di cose si sono aggiunte ulteriori criticità determinate dall’applicazione  della Legge di Riforma n. 240 del 2010, interessata nel tempo da numerose modifiche che  hanno reso l’Università un esempio di eccesso di burocrazia, che hanno condotto tutto il  Sistema Universitario a connotarsi per un estremo cannibalismo interno che ha ampliato il gap  già esistente tra gli Atenei. 

Infatti le Università, governate da logiche di potere sempre più accentrato nelle mani  di pochi e da algoritmi sempre più incomprensibili ai più, sono state immesse in una logica  competitiva per garantirsi l’accaparramento delle esigue risorse finanziarie e facoltà  assunzionali assegnate progressivamente in modo solo formalmente premiale, utilizzando  criteri che sono costantemente oggetto di grandi critiche. 

Conseguentemente le Istituzioni universitarie più ricche sono divenute sempre più  ricche a discapito delle altre determinando eccessivi squilibri. Da qui la richiesta di alcuni  Atenei di una maggiore autonomia, figlia in una logica che trova fondamento nell’estremo  egoismo mascherato da “autonomia differenziata”. 

Un’autonomia riconosciuta di recente con l’ennesima modifica della Legge n.240/2010,  approvata con la conversione in legge del DL “Semplificazioni”, la cui applicazione rischia, nei  prossimi tempi, di accentuare ancora di più l’enorme gap esistente tra gli Atenei, minando  irrimediabilmente l’unità del Sistema Universitario Nazionale che di “sistema” ormai conserva  ben poco. Una mini riforma imposta dal Governo nel silenzio distratto dell’estate e su cui  nemmeno il Parlamento ha potuto dire la sua, essendo stata posta la questione di fiducia sul  ddl di conversione del DL semplificazioni.  

Il peso più grave generato da questo stato di cose si è abbattuto in particolare su due  categorie. 

In primo luogo gli studenti e le loro famiglie, costretti in questi anni a pagare tasse più  elevate e ad avere minori servizi, con la conseguenza che “chi se lo può permettere”,  abbandona il proprio territorio favorendo Atenei lontani che possono garantire maggiori  opportunità. Così si spiega l’eccessiva mobilità studentesca registrata negli ultimi anni, con il  25% degli studenti universitari delle regioni del sud che va a studiare al nord Italia,  determinando effetti negativi sullo sviluppo di molte realtà universitarie oltre che sullo  sviluppo economico e sociale dei territori così fortemente interessati dalla migrazione  studentesca. 

Gli interventi oggi previsti sulle tasse universitarie e sul diritto allo studio, seppur invertono la tendenza rispetto ai tagli dell’ultimo decennio, non determinano quella svolta necessaria per provare a recuperare l’enorme divario esistente rispetto al contesto internazionale in termini di numero di giovani che intraprendono gli studi universitari e che conseguono la laurea. 

La seconda categoria sacrificata è quella del personale delle Università e dei Policlinici  Universitari: professori e ricercatori, ma in particolare il personale tecnico, scientifico tecnologico, socio-sanitario, amministrativo, bibliotecario, ausiliario, lettori e collaboratori  linguistici. 

Questo personale risulta essere allo stato quello con le retribuzioni più basse di tutto  il pubblico impiego e ciò malgrado l’elevata professionalità e la qualità delle prestazioni rese  che sono state apprezzate da tutto il Paese quando in meno di 15 giorni è stata garantita la  continuità dell’azione degli Atenei e il 100% dei servizi agli studenti con modalità a distanza  già durante la prima ondata pandemica COVID 19. Anche loro facevano parte degli eroi, specie  quelli operanti nei Policlinici Universitari, oggi ancora dimenticati da tutti.

Soprattutto dal Governo che, malgrado gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio  con l’accordo del 24 aprile 2019, non ha mostrato sensibilità rispetto al personale delle  Università, inserendo nella bozza di Legge di Bilancio 2021 le disposizioni che i lavoratori  attendono da molti anni, a partire da quelle volte ad affrontare il problema della sperequazione  retributiva per superare la quale occorre uno specifico investimento finanziario, unitamente  ad un semplice intervento legislativo finalizzato al superamento degli attuali limiti che  impongono la riduzione dei fondi del salario accessorio. Provvedimenti adottati per molte altre  categorie. 

Tutto ciò, insieme all’assenza di investimenti significativi sul Fondo di Finanziamento  Ordinario dell’Università, ci ha spinto a proclamare prima lo stato di agitazione del personale  lo scorso 10 novembre per giungere il 10 dicembre alla prima assemblea nazionale unitaria del  personale universitario in streaming che ha visto la partecipazione di tantissimi lavoratori ed  esponenti del Parlamento che, peraltro, hanno condiviso le nostre preoccupazioni. 

Si confidava, infatti, che l’istituzione del Ministero dell’Università e della Ricerca nel  febbraio scorso, avesse potuto favorire lo sviluppo di concrete politiche per il settore  universitario ormai divenute non più rinviabili. Ma nessuna delle tematiche affrontate nei  tavoli politici e tecnici ministeriali ha trovato soluzione nell’approvanda Legge di Bilancio 2021  e in particolare: 

1) un incremento congruo del FFO con la revisione delle regole di distribuzione delle  risorse tra i vari Atenei in un’ottica perequativa. 

2) la valorizzazione del personale attraverso lo stanziamento di apposite risorse per la  revisione dell’ordinamento professionale e la progressione economica; 

3) l’eliminazione del limite al salario accessorio, come da impegno del Presidente del  Consiglio nell’accordo del 24 aprile 2019; 

4) un intervento normativo che riaffermi la peculiarità della Sanità Universitaria ed il  ruolo fondamentale delle Aziende Ospedaliere-Universitarie e del personale ivi  operante nell’ambito della formazione sanitaria delle Università, dando anche corso agli  impegni assunti dai Ministri dell’Università e della Ricerca e della Sanità nell’ambito del  protocollo sottoscritto lo scorso 23 aprile 2020; 

5) la stabilizzazione dei lavoratori precari; 

6) un incremento significativo dei fondi per il diritto allo studio. 

Le lavoratrici e i lavoratori attendevano risposte che tuttavia non sono giunte nemmeno  nell’incontro politico tenuto lo scorso 9 dicembre. Le loro attese sono state tradite ancora  una volta perchè, ci é stato riferito, che la politica aveva inteso allocare le risorse assegnate  al settore Universitario in legge di Bilancio su altri investimenti. Questa situazione impone alle scriventi OO.SS. di richiamare l’attenzione dei rappresentanti politici in Parlamento, chiedendo loro una prova di concreta attenzione per l’Università e per il suo personale, inserendo nel testo della legge di bilancio 2021 almeno due interventi normativi per la valorizzazione del personale, perché tutte le cose sono fatte dall’uomo e chi lavora ha diritto a percepire una equa retribuzione rispetto al lavoro svolto, in ragione dei principi costituzionali che devono sempre orientare l’azione politica. 

A parere delle scriventi Segreterie Nazionali appare incomprensibile la scelta di non affrontare il problema della valorizzazione dei lavoratori di un settore che dovrebbe essere il traino dello sviluppo del Paese e ritrovare nel testo della bozza di legge di bilancio le seguenti misure: 

- 30 milioni per università non statali al fine di contrastare la crisi economica derivante dalla situazione emergenziale in atto seppur le stesse Università hanno già usufruito di interventi in precedenti provvedimenti legislativi per milioni di euro. 

- 4 milioni di incremento delle risorse ai collegi universitari per la ridotta residenzialità determinata dall’emergenza Covid. 

- 25 milioni a Roma “Tor Vergata” per la definizione dei contenziosi in essere con affidatari dei lavori e progettisti per la Città dello Sport (infrastruttura incompiuta) e ulteriori 3 milioni annui per i lavori di manutenzione e messa in sicurezza. 

- 54 milioni per equiparare l’aliquota contributiva di finanziamento del trattamento di quiescenza per i professori e ricercatori delle Università non statali a quelle del personale statale peraltro con decorrenza retroattiva dal 2016 

- 5 milioni per l’istituzione della Fondazione futuro delle città. 

- 6,5 milioni per il completamento del progetto Mantova HUB 

- 7% delle ingenti risorse destinate ai progetti di ricerca per assumere esperti e consulenti tecnico-scientifici e professionali. 

Se è possibile finanziare queste misure, a nostro avviso, deve essere possibile trovare anche una soluzione per chi quotidianamente consente alle università di funzionare e di fornire tutti i servizi, agli studenti per chi collabora alle attività di didattica e di ricerca e per il personale della sanità universitaria. 

Ci rivolgiamo, quindi, a tutte le forze politiche che siedono in Parlamento nel momento in cui ci si accinge ad approvare la legge di bilancio 2021, perché pur consci delle difficoltà che si stanno affrontando, siamo convinti della assoluta necessità di dover dare concretezza ai più volte ripetuti auspici di molti e, in particolare, anche del Presidente Mattarella, sull’importanza di investire nell’alta formazione e nella ricerca scientifica e ciò, certamente, non può prescindere dal riconoscimento e dalla valorizzazione di tutte le professionalità impegnate in questi settori.

Riteniamo, a tal fine, che vi sia ancora lo spazio per un intervento in legge di bilancio almeno per mitigare la sperequazione retributiva del personale universitario rispetto al restante pubblico impiego superando anche gli attuali limiti ai fondi del salario accessorio che non rendono possibile il pieno utilizzo delle attuali risorse dei lavoratori, bloccando anche la contrattazione di secondo livello, leva indispensabile per ricercare soluzioni innovative per garantire maggiori servizi di qualità alla collettività e in modo particolare agli studenti. 

Investire sulla conoscenza significa investire prima di tutto sulle persone, sulla cultura, sui percorsi formativi, sulla ricerca, perché il capitale umano è elemento fondamentale per produrre benessere collettivo e sviluppo sociale ed economico. 

Auspicando un Suo autorevole intervento a sostegno del settore universitario nella Sua qualità di rappresentante del popolo italiano in Parlamento, Le auguriamo un proficuo lavoro.





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