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IL LUTTO - In quest'anno funesto e tragico se ne va il più grande calciatore di tutti i tempi, che ha regalato felicità e riscatto a un'umanità disperata e dolente. Tutto il mondo piange la scomparsa di Diego Armando Maradona, genio del pallone simbolo di libertà.
Il gol più bello a Mexico '86 contro l'Inghilterra, gli scudetti con il Napoli, gli aneddoti dei mondiali Usa '94. E quelle strane coincidenze sul 25 novembre

L'esultanza di Maradona dopo il goal contro l'Inghilterra a Mexico '86
Alessandro Piffanelli
Alessandro Piffanelli

Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti

Spiegare cosa sia stato Diego Armando Maradona risulta semplice ma al contempo complicatissimo; siamo di fronte infatti alla prima vera icona del mondo del calcio televisivo e globalizzato, quello degli anni Ottanta, colui che per molto tempo (e spesso lo è ancora ai giorni nostri) è stato un’unità di misura buona per ogni campo (il Papa era il “Maradona della fede”, Gabriel Garcia Marquez il “Maradona della letteratura” e così via) ma Diego è stato molto di più, soprattutto per il “suo” popolo (argentino e napoletano).

Un giovanissimo Maradona, intervistato dopo essersi esibito in dei palleggi con un limone, dichiarava che il suo primo desiderio era di giocare in un Mondiale e il secondo era di “salir campeon”; ed è proprio quello che farà a Mexico 86 dove trascina una squadra, a dir poco modesta, sul tetto del Mondo ma per tutti gli argentini, più della finale, la partita più importante è stato il quarto di finale contro l’Inghilterra, la partita della “mano de Dios” e del goal più bello di tutti i tempi, la partita del riscatto per tutti gli argentini usciti militarmente sconfitti dalla guerra delle Falkland – Malvinas e che videro nelle gesta del Pibe quel riscatto sociale che non hanno mai potuto avere.

Vazquez Montalban dirà di Diego: “Ha incarnato la mistica dell’emancipazione sottoproletaria, dissipativo e arrogante come gli anni 80”.

Dopo il Mondiale con l’Argentina Diego realizza l’ennesimo miracolo sportivo portando il tricolore a Napoli (unico ad esserci riuscito) guadagnandosi la stima e il timore sul campo di tutti i suoi avversari (Platini, Falcao, Zico, Mattheus, tra gli altri..). Nella bacheca dei partenopei porterà 2 Scudetti, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana e si legherà a doppio filo con la città che lo adotterà e non lo abbandonerà mai neanche quando i demoni dell’autodistruzione (che si presentano puntuali a bussare alla porta delle “divinità” e che con Diego fanno addirittura gli straordinari) porteranno Maradona nel tunnel senza uscita della cocaina.

Luciano De Crescenzo analizza in maniera a dir poco meravigliosa la figura di Diego in questo modo: “I due personaggi più importanti della mitologia sono Apollo, che rappresenta la razionalità, e Dioniso, che rappresenta l’emozione; ecco, Maradona è stato la schifezza di Apollo ma il massimo di Dioniso!”. Difficile dargli torto quando si pensa allo stop per cocaina e alla fuga nella notte da Napoli e allo stesso tempo alle carte false fatte dalla FIFA per convincere Diego a partecipare ai mondiali del 1994 in USA perché al popolo a stelle e strisce, per il loro grande spettacolo, non bastavano Romario e Baggio, volevano anche il Mito, la Leggenda, volevano “el diez”!

La leggenda narra che quando gli organizzatori di USA 94 andarono in Argentina trovarono Maradona in riva ad un laghetto che pescava beatamente…un’altra leggenda, mai confermata, dice anche che fecero un accordo non scritto che gli avrebbe evitato ogni tipo di controllo antidoping ma sappiamo tutti come è andata a finire: goal più bello del Mondiale 94 ed espulsione dallo stesso per positività all’efedrina, tanto Dioniso e poco Apollo…

Il calcio, quello degli anni Ottanta, ha un non so che di romantico e mi piace pensare che possa esistere un filo immaginario che lega la scomparsa di George Best (altra divinità a cui i demoni dell’autodistruzione hanno fatto visita spesso) a quella di Diego Armando Maradona, entrambe avvenute il 25 novembre, a distanza di 15 anni l’una dall’altra, se poi pensiamo che anche il “Lìder Màximo” (grandissimo amico di Diego e spesso guida spirituale delle battaglie fuori dal campo del Pibe) è passato a miglior vita nello stesso giorno (del 2016), credo che parlare ancora di “casualità” risulti essere a dir poco riduttivo.

La “magia” che Diego aveva nei piedi era quella che faceva dimenticare per pochi attimi tutti i problemi della vita, quella per cui persone sconosciute, in posti diversi del Mondo, esultano tutti insieme, e allora chi se ne frega della “schifezza” dell’uomo Maradona, noi vogliamo pensare solo alla bellezza emozionale della divinità Diego.

Chiudo con uno tra le miriadi di messaggi per salutare il campione argentino che mi è piaciuto molto: “Ogni epoca ha avuto il suo dieci, tu sei stato il dieci di ogni epoca!”





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