Pagelle - Stellantis, patriarcato, provinciali e la sala Di Biasio scambiata per un’osteria: tutti bocciati. Ecco i fatti (e i voti) della settimana
BARBARA DI ROLLO
Ad un passo dall’accordo per diventare consigliera provinciale con il sostegno della maggioranza di centrosinistra di Cassino. Nonostante le divisioni dei mesi scorsi - e quel “famoso” pranzo della Foresta con esponenti dell’opposizione di centrodestra nel quale si discuteva di come costruire l’alternativa a Salera - l’accordo era ad un passo. Barbara Di Rollo, però, non ha voluto rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio prima di ieri, termine ultimo per la presentazione delle candidature. Questione di principio, così come quella che ha sollevato dall’altro versante l’uscente Gino Ranaldi. E fino a questo punto nulla di male: tattica e strategie che fanno parte della politica.
Quello che si fa più fatica a comprendere, invece, è il comunicato diramato dalla Di Rollo alcune ore dopo la rinuncia alla candidatura, quando nell’ultimo capoverso scrive “Anche in vista delle ormai prossime festività natalizie, ne approfitto per augurare a tutti un periodo di serenità, credo sia necessaria una fase di ampia riflessione per quanto accaduto. Lo ritengo un momento indispensabile per comprendere al meglio le più proficue strategie da mettere in campo in vista del voto amministrativo del 2024, dove si dovrà lavorare per offrire le migliori risposte ai bisogni sempre più crescenti delle cittadine e dei cittadini della nostra Cassino”.
Barbara Di Rollo fa parte ufficialmente del Pd e della maggioranza di centrosinistra: perché non nomina mai il suo Partito e l’amministrazione comunale? Con chi intende dare risposte ai bisogni dei cittadini? Con un altro schieramento? Con un altro candidato a sindaco? Legittimo. Può avere certamente tutte le ragioni per farlo. Quello che non può avere (e che non sarebbe compreso dall’elettorato) è questa continua ambiguità: se intende costruire l’alternativa all’attuale amministrazione, oggi, non domani, è il tempo per salutare gli attuali compagni, lasciare la presidenza e passare all’opposizione. E già oggi sarebbe in netto ritardo, farlo ad aprile sarebbe ingiustificabile ed incomprensibile.
VOTO 5
Stop ai tatticismi, il tempo stringe
DANIELE MAURA
All’indomani dell’ennesimo femminicidio, mentre tutto il Paese si commuoveva per la barbara uccisione di Giulia Cecchettin e alla vigilia del 25 novembre, giornata nazionale contro la violenza sulle donne, il consigliere regionale del primo partito d’Italia di una delle regioni più importanti d’Italia - dunque non propriamente l’ultimo dei passanti - non ha trovato di meglio da fare che esprimere il suo pensiero su facebook, come un cittadino qualsiasi.
E già questo dovrebbe far riflettere, perché ci sono circostanze nelle quali il silenzio è meglio di mille parole. Soprattutto se quelle parole entrano a gamba tesa in un dibattito che ha smosso le coscienze di molti. In buona sostanza, Daniele Maura ha detto che “il patriarcato è una stronzata". Non si è neanche sprecato nel cercare un sinonimo più elegante (bastava andare su google, qualcosina sarebbe venuto fuori). Lo ha scritto così, di getto, senza avere probabilmente alcuna consapevolezza del ruolo che ricopre, senza distinguere quello che può essere il suo pensiero (abbastanza opinabile, tra l’altro) e quello che dovrebbe essere il comportamento di un’istituzione in casi e giorni delicati per l’intero Paese.
I Cinque Stelle hanno teorizzato che uno vale uno e che ciascuno può ricoprire ruoli istituzionali anche affermando che “l’uomo non è mai andato sulla luna”. Ma era solo l’antipasto del populismo. Hanno aperto praterie a chi, pur arrivando ai vertici di un’istituzione, continua a parlare come stesse al bar
VOTO 3
Parla come mangi, ok, ma ricordati che non sei al bar e non sei l’ultimo dei passanti
ANGELO TRIPODI
Nel corso del Consiglio regionale su Stellantis che si è riunito venerdì alla Pisana su richiesta delle opposizioni, anche il consigliere di maggioranza di centrodestra della provincia di Latina ha voluto i suoi 5 minuti di notorietà. Non si è addentrato più di tanto nelle problematiche relative allo stabilimento di Piedimonte San Germano: viene il dubbio che fosse poco informato, e ci può anche stare (i consiglieri della provincia di Frosinone, del resto, non sono tanto più informati). Come fare, allora, per dimostrare di esistere? Prendere la parola per dire cosa? Lo sport preferito da molti: attaccare i sindacati: “La transizione dal motore termico all’elettrico andava gestita, per non esserne travolti. La perdita di posto di lavoro è iniziata da anni, non da ieri, i sindacati dov'erano e dove sono? A bloccare il Paese contro il Governo senza occuparsi di crisi aziendali molto serie?”.
Per Tripodi, i sindacati non possono fare due cose contemporaneamente. Questa è la loro grave colpa. A differenza sua, però, i sindacati in questi anni sono stati sempre in prima linea: in alcuni casi hanno ottenuto importanti risultati, in altre circostanze non sono riusciti ad incidere. Ma così come la politica composta da vari partiti, i sindacati hanno varie sensibilità, diverse organizzazioni. Così come è ingiusto prendersela in generale con la politica per quello che non funziona nella società, allo stesso modo non si può fare di tutta l’erba un fascio per i sindacati. A meno che non si intende buttarla in caciara per parlare del nulla.
VOTO 4
Inutile populismo
IL CONSIGLIO COMUNALE
Giovedì si è riunito a Cassino il Consiglio comunale. Ancora una volta, come già avvenuto in passato nel corso di altre sedute, l’assise è diventata un’ osteria. Toni e parole da far impallidire i locali più malfamati con clienti abbastanza brilli. Urla, caos, regole completamente saltate. E non è la prima volta che accade. In questi cinque anni sono stati molti i consigli comunali nei quali sono saltati i nervi e sono volati epiteti, in alcuni casi si è giunti quasi allo scontro fisico.
Sarebbe ingiusto colpevolizzare tutti e 32 gli esponenti dell’assise - tra sindaco, consiglieri di maggioranza, di opposizione ed assessori - ma certamente l’intera Aula non ha fatto una bella figura. Per questo motivo ci permettiamo di invitare tutti gli amministratori ad abbandonare silenziosamente l’Aula mentre si scatena il parapiglia lasciando da soli i soliti facinorosi.
VOTO 2
Serve il Daspo consiliare
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