Covid, dal 1° dicembre terza dose anche per gli over 40: tutte le novità

Covid, dal 1° dicembre terza dose anche per gli over 40: tutte le novità

RUBRICHE - Ricevendo un booster, che viene somministrato a 6 mesi dalla prima inoculazione, l’incremento degli anticorpi è superiore di 12 volte. Tutti dati nel consueto approfondimento settimanale di Angelo Franchitto

di Angelo Franchitto

Mentre i nuovi contagi risalgono e il Covid torna a circolare in maniera massiccia anche in Italia, registriamo un rallentamento delle primi dosi di vaccino. Ma, se oggi le regioni italiane sono tutte bianche e nessuna rischia un cambiamento di colore è tutto merito della campagna di immunizzazione.

Quello che i medici registrano è che le vaccinazioni, in questo periodo, si concentrano soprattutto sui booster, cioè l’inoculazione delle terze dosi. Dunque, sono per lo più soggetti fragili e over 60. Mentre, a partire dal primo dicembre anche i cittadini tra i 40 e i 60 anni potranno prenotarsi per la terza dose di vaccino anti Covid. Dunque, il ministro della Salute, Roberto Speranza, allarga la platea delle categorie prioritarie per la dose booster in Italia. Dati alla mano, il ministro sottolinea che, il richiamo ad oggi è stato offerto 2,4 milioni di nostri connazionali.

Sempre da tenere a mente che la precedenza viene data agli immunocompromessi, i fragili, i sanitari, e gli over 60. Ma, a questi si aggiungono anche coloro che hanno avuto il vaccino Jassen che possono avere booster dopo sei mesi. Per il Comitato tecnico scientifico, si tratta di uno scenario verosimile che tutta la popolazioni arrivi a questo rinforzo. Insomma, come previsto, non è possibile pensare di immunizzare il 100% della popolazione.

Un discorso a parte bisogna farlo per coloro che hanno fatto il monodose Johnson & Johnson (Janssen). La voce arriva dalla Fda statunitense che ha approvato il richiamo con il vaccino Janssen ad almeno due mesi di distanza dalla prima dose. Dunque, non sarà più un monodose. Anche in Italia toccherà sottoporsi a un richiamo, come già stabilito per i cittadini di altri Paesi quali gli Stati Uniti, ma anche la Germania.

Questo perché la copertura del vaccino si è rivelata meno duratura del previsto. Purtroppo, a dirlo sono i dati presentati da Johnson & Johnson, i quali mostrano una minore efficacia del vaccino, rispetto agli altri con il passare del tempo dopo la prima somministrazione. Mentre, si parla di un aumento di quattro volte degli anticorpi con una dose di richiamo a due mesi dalla prima. Grazie al fatto che c’è un aumento della protezione fino a 12 volte se il richiamo avviene a sei mesi di distanza, il parere medico è quello di procedere con la seconda dose. Anche in Italia c’è stato il pronunciamento da parte dell’Ema.

Ma in ogni caso l’Italia pensa, pur sostenendo la necessità di una seconda dose, di partire con richiami con una vaccinazione eterologa. Infatti, il vaccino Jassen non è più in uso nel nostro Paese. Per questo il richiamo sarebbe con un vaccino a mRNA. Quando a pronunciarsi è stata la Fda statunitense, la decisione era presa sulla base dei dati presentati dall’azienda farmaceutica che mostravano un efficacia che saliva al 94% dopo la somministrazione di una seconda dose a distanza di due mesi dalla prima.

Quindi si parla di dati presentati dalla stessa J&J e che arrivano sia da trial clinici di fase 3 che da dati del mondo reale. Per spiegare meglio il perché della necessità di una seconda dose J&J dobbiamo parlare degli studi fatti. Sono proprio i sanitari della J&J che fanno uno studio che include 390mila persone alle quali si procede con l’iniezione J&J, e come campione di controllo vengono tenuti sotto controllo oltre un milione e mezzo di persone non vaccinate. Cosí è stato possibile osservare come, a due mesi dalla prima dose, i livelli di anticorpi aumentavano da 4 a 6 volte. Mentre, ricevendo un booster, che viene somministrato a 6 mesi dalla prima dose, l’incremento degli anticorpi è superiore di 12 volte.

Grazie a questo studio, la decisione della Fda è quella di autorizzare il richiamo a tutti coloro che hanno fatto il vaccino della J&J. Ovviamente, vengono cercati solo soggetti con almeno due mesi dalla prima dose. In Italia, per chi ha ricevuto il vaccino monodose Janssen potrebbe essere indicato fare una nuova somministrazione. Al momento se ne parla, ma probabilmente servirà fare un richiamo immunizzante a mRNA.

Anche per quanto riguarda i tempi per la somministrazione, si pensa a un richiamo ad almeno tre mesi di distanza dalla prima inoculazione. Inoltre, proprio in mancanza di dati definitivi sulla durata dell’efficacia del vaccino J&J, gli scienziati ritengono che gli studi pubblicati nel Regno Unito su AstraZeneca facciano testo anche per l’immunizzante di Janssen. Infatti, i due vaccini usano lo stesso meccanismo ad adenovirus.

Mentre, per il momento dobbiamo pensare che un milione e mezzo di nostri concittadini hanno ricevuto il vaccino monodose. Per questo, decide di parlare Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, il quale afferma che verrà realizzato un calendario. Un’organizzazione che va a dare una priorità per coloro che hanno fatto il vaccino monodose rispetto a tutti gli altri, che hanno fatto le due dosi. Le indicazioni saranno date a breve in maniera chiara ed esaustiva. Presto verrà dato il via libera al richiamo dopo tre mesi dalla prima dose, ma anche l’autorizzazione ad utilizzare, così come già succede negli Stati Uniti, di un siero a mRNA. Un’autorizzazione che è meno scontata di quanto si pensi. Basti soltanto che, a tal proposito, in Europa, nemmeno l’Ema si è ancora pronunciata.

Infine, arriva da Israele la conferma della necessità di una dose di rinforzo per i vaccinati contro il Covid. Sarà un booster per proteggersi dal rischio di contagio anche se già immunizzati. Sembra che, dallo studio di diverse istituzioni israeliane, e da quello del ministero della Salute inglese e pubblicato sul New England Journal of Medicine, emerge che la protezione offerta del vaccino cala dopo circa sei mesi dalla seconda dose. Un calo che continua a ridursi progressivamente fino a esporre i vaccinati all’infezione, specie laddove è più diffusa la variante Delta.

Dunque, a due anni dall’inizio della pandemia, la popolazione italiana si sta rinforzando grazie ai vaccini che saranno, ancora nel 2022, per tutta la popolazione. Mentre negli anni successivi saranno sempre più una vaccinazione stagionale come per l’influenza. Ad oggi, non abbiamo indicazioni per la terza dose per tutti. Infatti, con un calo dell’emergenza e con il fatto che sono soprattutto i non vaccinati a finire in ospedale, le indicazioni per la popolazione tutta dovranno arrivare a livello nazionale dal Governo e dal Commissario Straordinario per l’emergenza, il Generale Figliuolo. Intanto il Ministro Speranza rassicura, valuteremo insieme con la comunità scientifica.





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