Cervaro, Consulta dei giovani tra tensioni e misteri

Cervaro, Consulta dei giovani tra tensioni e misteri
di autore Redazione - Pubblicato: 18-06-2021 00:00

TERRITORIO - Deroghe poche chiare, pressappochismo e scivoloni caratterizzano l'elezione del presidente. Walter Bianchi mette sotti i riflettori le criticità della maggioranza. Ecco il suo racconto sulla giornata

Il comune di Cervaro

di Walter Bianchi

Il 16 giugno si è riunita la Consulta delle Politiche Giovanili di Cervaro al fine di eleggerne il presidente. Va detto che questo primo incontro è stato organizzato dopo che, nei mesi precedenti, era stato indetto un Avviso Pubblico del Comune aperto a tutti coloro che avesse requisiti specifici, come l’eleggibilità a consigliere comunale, per presentare domanda per 2 delle 13 consulte in fase di formazione.

 In base al mio percorso di studi, alla mia formazione personale e professionale ho ritenuto opportuno candidarmi alla Consulta dei Servizi Sociali e alla Consulta delle Politiche Giovanili. Scelta operata per dare continuità ad un impegno assunto in campagna elettore (nel rispetto anche di chi mi ha votato), ma anche dimostrazione della mia concezione della vita pubblica: sono convinto che sia necessario essere pronti a mettersi a disposizione, in modo gratuito e volontaristico, con le proprie capacità e competenze, per il bene del paese e della comunità che lo anima.  

LA COMPOSIZIONE

L’assemblea della Consulta composta, così come disposto da regolamento da: un rappresentante della maggioranza (Assessore Gaglione Luigi), un rappresentate della minoranza (Consigliera Valente Simona) e i componenti esterni al consiglio comunale 2 proposti dalla maggioranza (Sig. De Marco Bernardo e Sig. Roma Alessandro) e 1 proposto dalla minoranza (ovvero il sottoscritto), era completata dal Presidente del Consiglio Comunale (Sig. Risi Giuseppe), in veste di presidente pro-tempore della Consulta e dalla vice-sindaca (Sig.ra Bracciale Annalisa) che coadiuvava i lavori di segreteria della seduta.

Per dovere di cronaca fra i membri dell’Assemblea il Sig. De Marco è stato l’unico, fra tutte le persone ad aver presentato istanza, che ha potuto beneficiare della possibilità di superare il limite imposto nell’Avviso Pubblico e proporre la candidatura a 3 consulte. Osservazione che ho provato ad avanzare durante la riunione, ma che è stata derubricata come atto benevolo (di cui ha potuto usufruirne soltanto lui) che rientrava in una serie di deroghe concesse in relazioni alla istanze di altri candidati. Quali fossero queste deroghe e chi fossero questi candidati, rimane al momento un mistero. Una decisione del genere evidenzia certamente che, dato  ci sia stata estrema flessibilità nell’interpretare regolamenti e prescrizioni in un’occasione, questo deve valere sempre.

LE CANDIDATURE

L’incontro, aperto richiamando lo spirito di democraticità partecipativa che si stava vivendo e nel quale si sottolineava l’importanza del tema trattato, vedeva la candidatura (emersa dopo una fase di discussione) del Sig. De Marco e del sottoscritto. Prima della discussione, che ha interessato entrambi, è stato più volte sottolineato dal Presidente e dall’Assessore come il voto fosse svincolato da qualsiasi discussione, peraltro resa possibile, e che si sarebbe proceduto ad eleggere il presidente seguendo il regolamento (da rivedere perché carente in diversi punti, ma questo dovrebbe essere oggetto di studio di commissioni comunali ‘non pervenute’ ad un anno dall’insediamento del Sindaco Marrocco).

Con poche battute si è passati da esaltare il processo democratico, basato sul confronto e la discussione, al voto segreto per cui ogni discussione sarebbe stata ininfluente. Verrebbe da chiedersi, pertanto, la ragione di convocare una riunione su un punto che, stando ai numeri (citando l’assessore Gaglione ‘questa è politica e la politica è fatta di numeri’, con buona pace della discussione, del confronto e del tanto decantato spirito democratico), avrebbe visto l’elezione di una persona indicata dalla maggioranza.

Nonostante le premesse, avanzando la mia candidatura, ho presentato una relazione contenente le linee programmatiche che avrei voluto seguire nel caso di elezione. Una modalità, questa seguita, che si adotta in tutti i contesti, in cui ci si voglia candidare a ricoprire una funzione di responsabilità. Presentare introduzione al tema, l’analisi del contesto italiano e cervarese, osservazioni e proposte ha richiesto del tempo (come evidenziato, successivamente un’infinità di volte dal presidente pro-tempore Risi) dato che il tema trattato è importante, delicato e complesso.

 Seguendo il mio esempio, anche l’altro candidato alla presidenza ha esposto le proprie idee che erano oggetto di mio grande interesse. Sorvolando sull’affermazione iniziale secondo cui fosse intervenuto seppur non preparato sul tema, non dando peso all’analisi retorica e qualunquista in cui si demonizzava la presenza dei ragazzi al bar, trascurando gli intenti di realizzare attività ed interventi oggetto di azione di altre consulte, ho reputato poco elegante, fuori luogo e inaccettabile la modalità con cui sono state esposti concetti.

Una disamina impostata in risposta critica alle mie proposte, anziché essere disamina personale e indipendente da altri osservazioni. Inevitabilmente questo approccio comunicativo mi ha costretto a bloccare sul nascere qualsiasi tentativo destinato a sminuire la mia relazione. Una condotta che è risultata non gradita ai più, fra i presenti, tanto che ha portato ad alzare i toni.

LA SUPERFICIALITA'

Accadimenti simili possono accedere durante le assemblee, ci possano essere momenti in cui la discussione risulti più accesa, ma gli organi preposti ad essere super partes ed esterni alla discussione (come un presidente pro-tempore) dovrebbero essere sempre garanti che questa avvenga in maniera pacifica, anziché alimentare l’asprezza della stessa oltre che occupando il tempo della seduta, che veniva di fatto costantemente interrotta, a rimarcare (con tono alterato) quanto fossi alterato. Situazioni queste che, come scritto sopra, si possono verificare, ma la cui escalation mi ha portato ad osservare come mancassero le basi per una comprensione reciproca, vista la grande boriosità e l’atteggiamento superficiale dimostrato.

Questa, contrariamente a quanto urlato da Gaglione, il quale rimarcava il proprio disappunto prendendo a pugni il tavolo, non è un’offesa bensì un’evidenza. In qualsiasi discussione, in cui si tratta un tema specifico, nel caso non si abbia contezza degli elementi fondamentali o dei concetti basilari, affermare che mancano le basi non è un’offesa ma un dato di fatto. Mi aspetto, infatti, di poter utilizzare un linguaggio tecnico all’interno di un organo consultivo nel quale, personalmente, do per scontato che ci siano persone capaci e competenti nella tematica specifica.

L'EPILOGO

Nel percepire l’inutilità dell’incontro e non volendomi prestare a continuare la farsa, mi sono astenuto dal voto finale.

C’è stato però il tempo un ultimo simpatico episodio, accaduto in coda alla riunione, che merita di essere riportato e ha visto protagonista il presidente appena eletto. Questi candidamente ha affermato che, nel caso non fosse arrivata la sua nomina, non sentendosi motivato personalmente avrebbe partecipato alle riunioni in maniera apatica e disinteressata. Senza dubbio quest’ultima affermazione lascia spazio a tante riflessione, alimentando altri dubbi e certamente non è un bel modo per motivare al lavoro di gruppo.





Articoli Correlati


cookie