In risposta a Dario Nicosia: le ragioni di una sacrosanta battaglia

Opinioni - Tra curriculum gonfiati e l'urgenza di una battaglia politica per il bene comune, oltre la "derisione personale". Un'analisi della consulenza ministeriale e un invito per una battaglia unitaria dal "basso"

In risposta a Dario Nicosia: le ragioni di una sacrosanta battaglia
di autore Mario Costa - Pubblicato: 27-05-2025 12:47 - Tempo di lettura 2 minuti

Siamo costretti a far notare a Dario Nicosia, coerente militante storico della Destra, il quale, mentre dice di non difendere nessuno, né tantomeno di voler entrare nel merito della vicenda politica relativa alla consulenza ministeriale di 40mila euro a Mario Abbruzzese, di fatto, più o meno consapevolmente, prende le difese del concittadino leghista, vittima – si pensi un po’! – di derisione personale.  E richiama al senso della misura. Allora, senza girarci troppo intorno, si tratta qui di dover chiarire, in estrema sintesi, tre cose. 

La prima. Riguardo al “laureando”, infilato nel curriculum in vista di quella prebenda ministeriale (che, carissimo Dario, non so se sei d’accordo, ma a me pare una vera e propria “marchetta”, peraltro ad uno non in stato di bisogno), avevamo messo le mani avanti scrivendo che non avremmo usato il termine “laureando” se non fosse stato lo stesso Abbruzzese a infilarlo nel curriculum. Perché lo ha fatto? E per quale ragione? Certo, nessuno più di lui lo sa, anche se non è difficile immaginarlo.

Aggiungiamo pure che, stante la genericità del termine “laureando”, unita ad una comprensibile diffidenza verso il politico in questione (uomo pubblico, non lo si dimentichi), non vorremmo avere la sorpresa venisse fuori finanche una non fedele rispondenza del “laureando” al personale status del corso di studi dell’interessato. Ma, forse, è ipotesi meramente fantasiosa. 

La seconda. Il richiamo di Nicosia a discutere in libertà “ma anche con quel rispetto – sostiene – che non dovrebbe mai venir meno” è invito buono e giusto.

Però, a proposito di “rispetto”, ricordo che un uomo con ruolo pubblico il rispetto per gli altri lo sostanzia parlando il linguaggio della verità e operando per il bene comune, non in primis per quello personale.

Quando ciò non si verifica, corre l’obbligo di “armarsi” per la battaglia “politica”. Mai personale, sia chiaro. Ognuno utilizza l’arma che gli è più congeniale e che ritiene la più efficace. Secondo noi è l’ironia, anche se talvolta qualcuno, forzando il giudizio, la scambia per derisione dell’altro.

La terza cosa. E’ la più importante. Torniamo a riproporre pari pari quanto già scritto giorni addietro. E cioè “la necessità che si alzi una voce anche da questa città martire per una battaglia dal “basso”, unitaria, comprensiva cioè anche delle forze sensibili del fronte avverso, con il nobile fine di avviare la decespugliazione del sottobosco politico, dove alligna una famelica fauna umana, mai doma di ciucciare le mammelle delle casse pubbliche”.  

Senza “disagio”, carissimo Dario Nicosia.





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